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Lazio, crisi degli uffici e riforme
di Glauco Zaccardi
ROMA - Si é svolto venerdì 11 novembre il Convegno organizzato dalla sezione romana con la CGIL Lazio al Centro Congressi di via dei Frentani.
Nella sessione mattutina si è fatto il punto sulla situazione degli uffici giudiziari del distretto, con la partecipazione del personale, dei sindacati, di alcuni dirigenti amministrativi. Molto apprezzato l'intervento del Presidente del Tribunale di Frosinone, Tommaso Sciascia, il quale ha sottolineato come l'attuale disastroso stato degli organici renda ormai imprenscindibile l'apporto di figure professionali che,oggi stagnanti in una condizione di precarietà, meriterebbero invece la stabilizzazione, non solo per corrispondere alle loro insopprimibili esigenze di vita, ma anche nell'interesse dell'amministrazione a non disperdere professionalità acquisite e consolidate con l'impegno nelle sedi giudiziarie.
Nel pomeriggio si é tenuto il dibattito sulla "riforma epocale" della giustizia. Dopo l'introduzione della segreteria della sezione, particolarmente lucidi sono stati gli interventi dei professori Azzariti e Angiolini, di Giuseppe Cascini e di Giovanni Diotallevi.
Inevitabilmente l'attenzione, dal ddl costituzionale, il quale potrebbe rimanere abbandonato nell'attuale quadro politico, si é indirizzata verso le prospettive della giustizia nel nuovo scenario politico.
Il segretario Cascini, nel suo intervento, ha rivolto ai parlamentari presenti - i responsabili della giustizia di tutti i partiti del centrosinsitra - l'auspicio che la classe politica torni a riempire quegli spazi che da decenni ha lasciato vuoti e che, inevitabilmente, la magistratura ed altri organismi istituzionali hanno dovuto riempire. Ha ribadito, in tale prospettiva, che la magistratura - contrariamente al luogo comune abusato dai media - non ha mai partecipato a lotte di potere contro alcuno, ma si é solo limitata a fare il proprio dovere.
Nella tavola rotonda che ne é seguita, magistralmente moderata dalla giornalista dell'Unità Claudia Fusani, i politici sono stati chiamati a spiegare, ciascuno, il proprio programma della giustizia in vista delle prossime elezioni.
Russo Spena, per Rifondazione, ha detto che si dovrà passare dalla stagione dell'emergenza e della sicurezza a quella dei diritti e delle tutele dei marginali, con uno sguardo particolare rivolto alle parti deboli del processo e allo stato delle carceri, non degno di una moderna democrazia civile.
Li Gotti, per l'Italia dei Valori, ha sostenuto che il centrosinistra potrebbe ripartire dall'ottimo lavoro dell'Ufficio legislativo del Ministero della Giustizia del governo Prodi, il quale aveva elaborato progetti di legge in tema di ufficio del processo, riforma del diritto penale, del fallimentare e del processo del lavoro. Inoltre, bisogna assolutamente ricominciare ad assumere personale a tempo indeterminato; le politiche dei tagli, infatti, precludendo nuove assunzioni, impediscono ormai da anni quel passagio di saperi che, nelle cancellerie, si trasmetteva quando i più anziani potevano aiutare, nella formazione concreta sul posto di lavoro, i giovani. Oggi, infatti, accade che non si assume nessuno, cosicché, quando gli anziani vanno in pensione, la professionalità e il sapere del dipendente si perdono con il suo pensionamento.
Leoni, del SEL, ha annunciato l'impegno del suo movimento per l'indipendenza della magistratura; occorre spiegare ai cittadini che ciò é giusto non per la difesa di pretesi privilegi di una corporazione, bensì perché solo una magistratura autonoma e indipendente può tutelare i diritti di tutti, forti e deboli, mentre un giudice debole é sempre più comodo per le parti forti.
Favi, coordinatore del Forum della Giustizia del PD, ha lanciato l'idea di costituire gli Stati Generali della giustizia, tra la politica e tutti gli operatori della giustizia, magistrati, foro, personale e dirigenti amministrativi, per disegnare insieme il progetto della giustizia del futuro.
Al di là della partecipazione del pubblico all'incontro del pomeriggio (non più di 50-60 persone), l'iniziativa ha avuto il grande pregio di mettere insieme, tutte intorno ad un tavolo, le forze politiche del centrosinistra e di farle ragionare sui temi della giustizia e dei diritti. Tale sforzo ci é parso particolarmente opportuno oggi che, dalla stagione della netta - e se vogliamo più facile - contrapposizione rispetto a politiche meramente punitive dei magistrati, la magistratura si accinge a confrontarsi con il nuovo assetto politico, il quale potrebbe riservare amare sorprese. Non si può escludere, infatti, che tante delle idee della maggioranza uscente costituiscano "patrimonio" comune di molti, se non tutti, i partiti. Basti pensare al discorso pubblico su temi quali la sicurezza, sempre evocata come un'emergenza, l'immigrazione, il lavoro.
Già ieri, fermandoci a parlare tra amici alla fine del dibattito, tutti abbiamo colto una nota preoccupante: alla domanda della Fusani, che insisteva nel chiedere ai partiti quello che tutti vorremmo sapere, ossia "Se il centrosinistra fosse al governo in questo preciso momento, quale sarebbero le priorità e gli obiettivi della coalizione sulla giustizia?", non si sono pervenute risposte univoche, chiare, organiche.
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