Lavoro
Comunicato di Md su art.18
MAGISTRATURA DEMOCRATICA SULL’ART.18 STATUTO DEI LAVORATORI
Magistratura democratica esprime grande preoccupazione per la compressione dei diritti individuali e sociali e per l’impatto che la riforma proposta in tema di licenziamenti può avere sugli equilibri complessivi del nostro sistema.
Il comunicato emanato dal Governo rende evidente che la ragione dell’intervento sui licenziamenti all’interno della riforma del “mercato del lavoro” si trova nell’esigenza di lasciare all’impresa piena libertà di dimensionare il personale secondo le contingenze e di contenere i costi diretti e indiretti della procedura di licenziamento. Ridurre l’ammontare dell’indennità, escludere di fatto il diritto al reintegro e creare una “corsia preferenziale” in sede di giudizio servono a aumentare la certezza del risultato per il datore di lavoro e la velocità dell’espulsione del lavoratore. Servono, per converso, a ridurre drasticamente la possibilità per il lavoratore di difendere i propri diritti.
Dopo le modifiche introdotte con la legge n.108 del 1990 e il decreto legislativo n.368 del 2001, la riforma proposta oggi cancella del tutto la reintegra nei casi di licenziamento per motivi economici, la cancella, salvo eccezioni, nei casi di licenziamento per giusta causa e giustificato motivo soggettivo, la cancella nei casi di costanza di malattia e inidoneità, la cancella, infine, nei casi di licenziamenti intimati senza forma scritta nei quali esclude ogni possibilità di esercitare il diritto di difesa previsto dall’art.7 dello Statuto dei lavoratori.
In questo modo, diritti e garanzie che al termine di un lungo percorso politico avevano riequilibrato l’enorme differenziale di posizione esistente all’interno del contratto di lavoro sono stati progressivamente messi nel nulla perché drasticamente limitati nei presupposti e sprovvisti di tutela effettiva. Una prospettiva che non potrà non incidere negativamente anche sull’esercizio concreto dei diritti sindacali nei luoghi di lavoro.
La riforma che si intende introdurre mette in secondo piano la dimensione sociale del lavoro e il suo rilievo politico, in contrasto con l’art.41, comma 2, e con lo stesso art.1 Cost. della Costituzione, nonché il ruolo centrale che il lavoro riveste per la dignità della persona e per il suo essere parte attiva di una comunità. Assistiamo a una involuzione culturale che riduce il lavoro a posta del bilancio d’impresa e la sua tutela a materia di calcolo economicistico, scaricando ancora una volta il conflitto sui più deboli e chiedendo alla giurisdizione di limitarsi a ratificare quelle diseguaglianze che, invece, secondo la nostra Costituzione la Repubblica in tutte le sue articolazioni dovrebbe impegnarsi a riequilibrare.
Luigi
Marini – Presidente di Magistratura democratica
Piergiorgio
Morosini – Segretario di Magistratura democratica
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