Comunicato
Sulla "tenuità del fatto"
Fra le tante riforme annunciate, condividiamo la proposta governativa della non punibilità per alcuni reati, nei casi di “particolare tenuità del fatto”.
Questa soluzione muove verso l'obiettivo del “diritto penale minimo” che è da sempre parte del percorso culturale di Magistratura Democratica. Invero, il lavoro giudiziario mostra ogni giorno come fatti, pure astrattamente configurabili come reati, non sono in grado di ledere il bene protetto dalla norma incriminatrice.
Alcuni opinionisti, evidenti epigoni della infinita stagione del populismo penale, hanno contestato la proposta, ritenendo che così lo Stato si “arrenderebbe ai criminali” oppure che così la punibilità rimarrebbe soggetta all’arbitrio del Giudice.
Nessuna delle due critiche è fondata.
La non punibilità per “particolare tenuità del fatto” non è una depenalizzazione perché non elimina, come da alcuni erroneamente sostenuto, i reati. Esclude la punibilità solo quando, in concreto, per le modalità della condotta del reo o per la lievità delle sue conseguenze, non sia arrecata alcuna offesa ai beni protetti dalle norme penali.
Risponde, insomma, al principio fondante della civiltà giuridica secondo il quale se non vi è offesa, non vi deve neppure essere sanzione. Ovviamente, restano ferme le eventuali responsabilità civili e disciplinari dell’autore. Non c’è nemmeno il rischio di arbitri del giudice.
Il giudice penale è già abituato a valutare l’effettiva gravità del fatto, quando concede le circostanze attenuanti generiche o computa la pena. L’irrilevanza penale del fatto è da anni applicata dal giudice di pace penale e dai giudici del Tribunale per i minorenni. Il giudizio deve essere motivato ed ancorato ad una effettiva valutazione del fatto posto in essere e della personalità dell’autore.
Infine, non si devono dimenticare gli effetti deflattivi che la riforma potrebbe realizzare, permettendo di concentrare maggiori risorse su processi e reati, che effettivamente ledono beni individuali e collettivi.
Spiace che ragioni propagandistiche possano rallentare l’approvazione della proposta, una delle poche effettivamente pensate per migliorare l’amministrazione della giustizia penale.
Il Comitato Esecutivo di Magistratura democratica
(27/12/2014)
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