XX Congresso
L'intervento di Elisabetta Chinaglia
Vorrei fare una riflessione partendo dall'esperienza del gruppo ordinamento, che è quello di cui mi sono occupata in questi due anni.
A proposito dell'attività di questo gruppo, e a proposito della proposta "lasciamo l'autogoverno ad Area e occupiamoci dei DIRITTI" voglio ribadire che l'attuazione dei diritti e l'autogoverno non sono affatto questioni distinte. Vogliamo pensare a come può valere la valorizzazione del dirigente che sa far crescere nel suo ufficio l'elaborazione giurisprudenziale ed il confronto? A come si può affrontare il problema delle priorità? A come incidono sull'attuazione dei diritti i criteri di organizzazione delle procure?
Tornando al gruppo ordinamento, il gruppo si occupa di gestire la rete dei contatti tra gli eletti nei consigli giudiziari e di sviluppare momenti di confronto, sia attraverso mailing list dedicata sia attraverso incontri. Con riferimento agli eletti nei CG nel 2012, rispetto al precedente quadriennio c'è stato un calo sensibile di partecipazione. La gente non scrive sulla mailing list dedicata, fatica a rispondere, ti domandi con che programma politico e andato in consiglio giudiziario e se ci siano momenti di confronto con la componente politica locale.
D'altro canto nelle occasioni in cui si è riusciti ad avere incontri sul territorio, questi incontri si sono rivelate dei momenti di effettivo e costruttivo scambio. A Napoli, a Catania, o negli incontri comuni a Roma, si sono evidenziate delle differenze abissali tra le diverse realtà ma anche una grande voglia di confrontarsi e di arricchirsi,di scambiare idee ed esperienze.
Ed ancora, vi è ora concreta disponibilità da parte degli eletti al CSM ad aprire un vero dialogo con i consiglieri giudiziari e questa e la sola base per costruire un'identità comune sul modo di intendere l'autogoverno e per cercare di dare attuazione al programma di area in modo organico nell'autogoverno locale e centrale. Un esempio di questo è stato il recente incontro del 1 marzo in cui ci si è confrontati, anche con la presenza di rappresentanti della struttura del CSM oltre che del coordinamento, sulle prospettive di riforma del TU sulla dirigenza.
Come sempre, allora, quello che ci serve è incontrarsi, parlare, discutere, comprendere.
Ci stiamo abituando a pensare che i magistrati siano il mondo delle mailing list ma il mondo vero dei magistrati non è quello. C'è molto di peggio ma c'è anche molto di meglio. Ed è questo meglio che dobbiamo sviluppare .
Questo non vale solo per il gruppo ordinamento.
Vale anche per il dibattito sul futuro di MD.
Molti chiedono qual è il futuro di MD e lo hanno chiesto al segretario, che giustamente ha ribaltato su di noi la domanda.
Il futuro di MD lo dobbiamo creare ancora, come sempre per tutte le cose.
Personalmente ho bisogno di un luogo dove discutere, dove riflettere, dove progettare, questo è stato il motivo di essere in MD e questo luogo è ancora MD .
Deve essere un luogo aperto all'esterno, un luogo che ci consenta di realizzare le nostre a ambizioni.
La mia ambizione è avere il riscontro di un lavoro positivo e di raggiungere almeno in parte degli obiettivi.
È terminare ogni processo sapendo che gli utenti hanno avuto la percezione di una corretta applicazione della legge, da parte di un giudice che sa cosa è la realtà.
È vedere un consiglio giudiziario che discute le cose in maniera serena, nell'ottica di aiuto al buon funzionamento degli uffici.
È riscontrare che i magistrati sono in grado di fare osservazioni a un decreto perché non sono intimiditi dal capo e d'altro canto non abusano di questo strumento per scagliarsi contro un nemico.
È avviare una discussione su una interpretazione di legge e riscontrare che è possibile convincere l'altro e diffondere modi di riflettere sul senso della giurisdizione..
È proporre l'apertura all'esterno da parte della magistratura, ossia esercitare la giurisdizione nella consapevolezza della complessità della società e quindi della complessità della tutela dei diritti.
È vivere in una sezione in cui hai la certezza che tutti si siano studiati i fascicoli.
È vedere nominato dirigente chi è in grado di farlo e può essere utile al servizio.
Questo io voglio, e a questo mi serve MD , per lavorare per questo.
Chi continua a chiedere cosa serve ormai MD non capisco perché lo faccia.
Se abbiamo ancora delle idee comuni, dei progetti comuni, delle prospettive, non c'è nemmeno da porsi la domanda.
Serve perché il nostro fine è quello di portare avanti, ed ora in in Area, queste idee e questi progetti . Se non li abbiamo più sciogliamoci pure ma non certo per colpa di Area.
Credo che però dobbiamo porci degli interrogativi, noi che siamo qui e che siamo in MD.
Credo che il metro per capire se abbiamo ancora o no questo fine comune sia la partecipazione. Ai gruppi, ai consigli nazionali, agli incontri, ma anche semplicemente alla discussione in sede locale, tutti i giorni.
Il metro, allora, è anche l'effettiva disponibilità di mettere a disposizione le proprie competenze e la volontà di coinvolgere nuove persone, senza le quali le nostre elaborazioni sono fini a se stesse e fuori dal parametro associativo.
Le nostre competenze, le nostre elaborazioni siamo disposte a cederle a tutti i magistrati dell'ufficio o le riserviamo all'articolo da pubblicare sulla rivista?
La rivista è un grande strumento. Lo vogliamo utilizzare per far uscire nuove persone, per consentire ad altri magistrati di esprimersi e di imparare ad elaborare e diffondere le loro elaborazioni?
Siamo disposti a metterci a parlare con i colleghi di sezione o non abbiamo tempo perché dobbiamo scrivere un libro?
Siamo disposti a riflettere sul sistema di nomina dei direttivi in ottica di funzionamento generale o ce ne occupiamo solo quando stiamo pensando alla nostra carriera?
Anche la rete dei consigli giudiziari è un grande strumento. La vogliamo utilizzare per diffondere un modo di fare autogoverno secondo i principi che abbiamo scritto nel nostro programma elettorale? Vogliamo impegnarci nel candidare nei cg e nelle giunte locali persone che abbiano contezza di essere eletti in vista di un programma e con quello si confrontino?
Abbiamo ancora voglia di impegnarci nella formazione dei MOT per far crescere dei magistrati che riflettano e considerino come prima cosa la persona che hanno davanti?
Abbiamo interesse ad impegnarci nella formazione decentrata per introdurre nel percorso di formazione il concetto di apertura alla società civile?
Abbiamo ancora voglia di impegnarci in queste cose, in attività concrete, di contatto con i colleghi, oppure ognuno lavora in vista del proprio percorso personale?
Io credo che dobbiamo rispondere seriamente a questi interrogativi, ma credo che siamo ancora in molti disposti a questo.
Ed allora dobbiamo impegnarci ed usare gli strumenti che abbiamo, primo tra tutti la rivitalizzazione dei gruppi e la loro apertura ad altri.
Elisabetta Chinaglia
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