Si è detto – nel dibattito in Plenum – che il senso delle istituzioni avrebbe richiesto di esprimere un voto favorevole all’approvazione della delibera, per non delegittimare il futuro Comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura.
Riteniamo sbagliato questo approccio: il senso delle istituzioni non richiede di condividere una decisione “a prescindere” dal percorso che l’ha preceduta; né la legittimazione delle decisioni del CSM viene dal livello di consenso con cui le si approva, ma dalla trasparenza della procedura seguita e dall’autorevolezza della motivazione.
È proprio in questo senso che avevamo auspicato che il CSM – dopo avere approvato (all’unanimità) un bando che conteneva criteri guida della discrezionalità eccessivamente generici – prefigurasse, prima di procedere alla procedura selettiva, una serie di criteri ulteriori, così da evidenziare preliminarmente il profilo di Scuola che il CSM desiderava e così da rendere più obiettiva e comprensibile la procedura valutativa che si sarebbe seguita.
Lo ritenevamo necessario e cruciale, essendo la nomina del Comitato direttivo della Scuola – per la centralità che la formazione riveste nella vita della magistratura – un passaggio qualificante dell’esperienza di qualsiasi consiliatura.
Tuttavia, il CSM non ha percorso questa strada e ha designato i componenti del Comitato direttivo della Scuola con una delibera la cui motivazione si rivela debole, soprattutto per la mobilità dei criteri di comparazione volta a volta utilizzati per affermare la prevalenza di un certo candidato rispetto ad altri.
Si tratta di una delibera che, dunque, si espone a censure di scarsa trasparenza soprattutto sul piano del metodo: e finisce con il far torto persino ai candidati proposti.
Riteniamo che, di questa esperienza, il CSM debba fare tesoro per il futuro. Non esistono scelte discrezionali inattaccabili e non esistono procedure di selezione perfette. Crediamo però che – se davvero vuole recuperare autorevolezza e rafforzare la legittimazione delle sue decisioni – il CSM, in tutte le sue componenti, laiche e togate, debba avviare con urgenza una riflessione sulle regole che presiedono alle procedure valutative; per esempio, esprimendo la sua ineliminabile discrezionalità – più che nella scelta concreta (a valle, e fatalmente opinabile) – in uno sforzo di elaborazione con maggior grado di dettaglio dei requisiti del candidato che si intende selezionare e dei criteri utili alla selezione.
Criteri chiari, un procedimento trasparente e una motivazione persuasiva sono la miglior base della legittimazione di qualunque scelta. Questo è l’impegno cui è chiamato nell’immediato futuro questo CSM per rafforzare la legittimazione delle sue decisioni davanti alla magistratura e al Paese.
L’Esecutivo di Magistratura democratica
8 marzo 2024