Rachele Monfredi
Candidata indipendente alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Giudice del Tribunale di Palermo
Ho sempre creduto nell’importanza dell’azione collettiva (fin dai tempi della scuola), perché penso che quando si fa parte di una comunità è fondamentale che tutti partecipino alla costruzione e alla difesa dei valori che la fondano.
Da quando (nel lontano 1998) sono entrata in magistratura, ho cercato di capire quale potesse essere il modo migliore per dare un contributo anche su questo piano, perché penso che l’impegno nel lavoro non basti a dare concretezza all’unico modello di magistrato da realizzare e difendere, che è quello “sine spe e sine metu” disegnato dalla Costituzione.
Dopo essermi guardata intorno per qualche anno (partecipando alle assemblee dell’anm locale all’epoca animatissime), con alcuni amici ho condiviso l’avventura iniziale di area (che all’epoca muoveva i primi passi) e nel 2012, da indipendente non iscritta a nessuno dei due gruppi fondatori, sono stata eletta al cg di Palermo.
È stata un’esperienza straordinariamente formativa, che però, per me, si è risolta in un’esperienza individuale e allora non aveva un grande senso continuare…e così mi sono allontanata (non dagli amici ovviamente).
Da allora, questa lista è stata lo strumento che mi ha permesso più di ogni altro di partecipare alla “vita collettiva”, esprimendo le mie idee e facendo testimonianza, come hanno fatto tanti altri (purtroppo sempre meno, a giudicare dal numero sempre più scarso di messaggi che animano il dibattito). Il controllo sociale della base è infatti (a mio parere) il primo irrinunciabile strumento di partecipazione.
Per questo mi ostino a scrivere su questa lista e, per questo, ho deciso di utilizzarla per spiegare perché ho deciso di ritentare l’avventura di una partecipazione più attiva, candidandomi alle prossime elezioni per il CDC dell’ANM.
Penso che il potere diffuso della magistratura italiana, orizzontale e indipendente, sia una garanzia irrinunciabile per tutti i cittadini (noi compresi) e che, per difendere questa idea, vada innanzitutto combattuta la gerarchizzazione interna degli uffici, senza con ciò negare la specificità di ogni ruolo.
Penso che questo valga anche per il pubblico ministero (imparziale per definizione in quanto pubblico), la cui appartenenza alla giurisdizione va difesa perché è garanzia di indipendenza, che si riflette inevitabilmente sulla funzione nel suo complesso e dunque sulla tutela dei diritti, essendo il P.M. motore dell’azione penale e pure di quella civile, quando vengono in rilievo diritti indisponibili.
Penso che i capi degli uffici debbano essere dei “primi inter pares”, da scegliere non in nome di una pretesa superiorità, tanto meno sulla base di una distorta logica di appartenenza, ma sulla base dell’esperienza maturata sul campo.
Penso che l’interpretazione sia l’ubi consistam della giurisdizione e che, per questo, vadano combattuti il conformismo della giurisprudenza - perseguito attraverso l’ossessione per la giustizia predittiva, spacciata per certezza del diritto - e la logica aziendalista, che assolutizza la quantità e la velocità a discapito della qualità delle decisioni, che richiede il giusto tempo della riflessione.
Penso che la partecipazione al dibattito pubblico dei magistrati sui temi che coinvolgono i diritti e il funzionamento della giustizia non vada impedita, perché i magistrati non smettono di essere cittadini e hanno il diritto e il dovere di partecipare come tutti.
Penso che la sacrosanta laicità della funzione nulla c’entra con la partecipazione e si verifica sul terreno della motivazione e che una magistratura partecipe non è meno indipendente, mentre lo è certamente una magistratura separata.
Penso che per difendere quello che resta di queste idee, è fondamentale un autogoverno consapevole, che non può essere affidato al caso e che l’ANM deve tutelare, non occupandolo, ma preservandolo dalle incursioni interne attraverso una vigilaza costante sul suo corretto esercizio e da quelle esterne attraverso il confronto che non deve diventare collateralismo.
Penso che tutte queste idee MD abbia ricominciato a difenderle con convinzione, non solo a parole, ma anche con azioni coerenti. Per questo, quando i colleghi di MD – molti dei quali conoscevo solo di nome e che mi conoscevano solo dai miei interventi in questa lista (anche dissonanti rispetto a quelli di alcuni di loro) – mi hanno proposto di candidarmi da indipendente nella loro lista, ho accettato.
Ovviamente non ho idea di come finirà, ma penso che mai come ora, valga la pena provarci e con dei “compagni di viaggio” come quelli che da qualche giorno ho iniziato a conoscere, ne sono ancora più convinta.
Rachele Monfredi
P.S. Sono nata e cresciuta a Taranto. Dopo l’università a Milano e l’uditorato a Roma, a maggio del 2000 (da uditore con funzioni) sono approdata a Palermo, città alla quale mai avevo pensato come a quella in cui avrei abitato. E invece, siccome i giri della vita sono insondabili, ormai a Palermo mi sento “a casa” e sono ancora qua. Faccio ancora il giudice di merito in Tribunale, dove ho lavorato in diverse sezioni, sia penali che civili. Da circa due anni, dopo essere scaduta dalle funzioni di giudice della sezione specializzata in materia di impresa, faccio il Giudice delle esecuzioni mobiliari (e il Giudice del Registro).