Paolo Ramondino
Candidato alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Giudice del Tribunale per i Minorenni di Reggio Calabria
Quella del 15 dicembre 2024 sarà la quarta assemblea straordinaria dell'ANM in meno di un anno e mezzo.
Si tratta, all'evidenza, di un fatto senza precedenti, almeno a mia memoria.
Ma, a prescindere da questa constatazione, a sorprendere e preoccupare sono i motivi che hanno indotto i magistrati italiani, in quattro distinte occasioni, a ritrovarsi in uno spazio fisico (e non virtuale, come sempre più spesso capita) per tentare di comprendere insieme come far valere le ragioni della magistratura e i suoi coessenziali requisiti di autonomia e indipendenza, nel doveroso e non formale rispetto delle prerogative degli altri organi costituzionali.
Non è normale che, in un così breve arco di tempo, i magistrati abbiano ripetutamente avvertito l'esigenza di interrogarsi su quanto stesse accadendo (caso Artem Uss, caso Apostolico, riforme costituzionali in materia di giustizia) e levare un grido d'allarme per difendere il proprio spazio di azione, così come perimetrato (e presidiato) dal Costituente repubblicano del 1948.
Lo stato di agitazione proclamato a più riprese dal CDC dell'ANM, che si è purtroppo cronicizzato al punto da far apparire lontana la prospettiva di un auspicato superamento, si inscrive nel quadro di una stagione di riforme in cui la magistratura, lungi dall'arroccarsi a difesa di privilegi di casta o di posizioni ideologiche precostituite, intende partecipare al dibattito pubblico che si è sviluppato intorno ai disegni riformatori perseguiti dai decisori politici.
Ciò al solo scopo di fornire il proprio contributo - qualificato, se non altro, dall'esperienza e da una consolidata fedeltà ai valori costituzionali - nelle materie che più direttamente interessano la giurisdizione.
È un'aspirazione legittima, per nulla inappropriata, anzi doverosa.
Tornano alla mente altri periodi storici, attraversati da uno spirito riformatore paragonabile a quello che anima la stagione che stiamo vivendo.
Pensiamo alle difficoltà e alle tensioni che accompagnarono la prima fase di attuazione delle norme costituzionali relative all'assetto della magistratura (Corte Costituzionale e Consiglio superiore della Magistratura).
Pensiamo agli anni successivi al '68, anni di profonde riforme politiche, sociali ed economiche (in tema di divorzio, aborto, regioni, SSN, ordinamento penitenziario, salute mentale) nei quali la magistratura, come ha osservato Edmondo Bruti Liberati in uno scritto dedicato alla memoria di Salvatore Senese, << con nuove interpretazioni e nuove prassi, ha aperto la via al legislatore >>, dando luogo ad un << vero e proprio “circolo virtuoso” tra magistratura e Parlamento >>.
Dopo i duri anni della lotta al terrorismo e alla mafia, si è avviata una fase nella quale, tra finte comprensioni e reali incomprensioni, la possibilità di rapporti istituzionali leali e costruttivi è stata compromessa da comportamenti opachi (anche interni all'ordine giudiziario) e da un clima di scontro permanente che, a ben vedere, non serve a nessuno e intossica la vita democratica del Paese.
La complessità del contesto nel quale viviamo non rende agevole l'individuazione di una via d'uscita da questa crisi apparentemente interminabile, ma sarebbe un errore storico rimettere in discussione principi che, dal Congresso ANM di Gardone del 1965 in avanti, descrivono la cifra "costituzionale" di ogni magistrato della Repubblica, quale che sia la sua sensibilità o area culturale di riferimento.
Un magistrato fedele ai valori costituzionali nell'applicazione delle norme che interpreta, non quale "bocca della legge" ed espressione del "potere giudiziario invisibile e nullo" evocato da Montesquieu in chiave fortemente limitante, né come soggetto apolitico irresponsabilmente isolato nel suo «salotto buono di borghesia fin de siècle» (per usare le parole, ancora attuali, di Marco Ramat), ma come soggetto imparziale che attua il dettato costituzionale laddove immediatamente precettivo e orienta in senso conforme a Costituzione l'interpretazione delle norme.
Un magistrato indipendente sul piano esterno come su quello interno (che è e deve rimanere rigorosamente orizzontale, pur nella diversità delle funzioni), consapevole del potere "diffuso" che esercita e della comune cultura della giurisdizione che esprime, ponderato nelle dichiarazioni pubbliche ma fermo nella salvaguardia dei principi e diritti fondamentali.
Con questo bagaglio di consapevolezze, acquisito sul campo in tanti anni di lavoro giudiziario, parteciperò all'assemblea ANM del 15 dicembre e mi candiderò alle successive elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell'Associazione nelle liste di Magistratura Democratica, gruppo che ha accompagnato la mia crescita personale e professionale insegnandomi l'importanza di alzare lo sguardo dal fascicolo e di coltivare l'attenzione per il punto di vista esterno, il margine sociale e ogni forma di discriminazione o disagio esistenziale che tradisca o vanifichi le promesse costituzionali di uguaglianza.