Franco Attinà
Candidato alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Giudice del Tribunale di Firenze
Buongiorno.
Per quanto l’auto promozione non rientri molto tra le mie corde, mi rendo conto che la presentazione della propria candidatura è necessaria per consentire una partecipazione consapevole al voto.
E allora ci provo.
Sono in magistratura dal dicembre 2007: tirocinio a Torino, poi giudice del dibattimento penale a Ferrara (con una breve applicazione a Modena) e ora a Firenze.
In un periodo storico in cui i decreti ministeriali e le note del DGSIA sembrano prevalere sulle norme del codice di procedura, mi sforzo di guardare sempre alla Costituzione.
Per questo negli ultimi anni ho sollevato numerose questioni di costituzionalità. Alcune sono state accolte (in materia di immigrazione, di recidiva, di concorso anomalo, di gratuito patrocinio, di estorsione, di appropriazione indebita, di diritto al silenzio, di rito direttissimo), molte altre no. Anche in questi casi non mi scoraggio e sollevo nuove questioni in difesa della Costituzione; cerco di promuovere tale importante strumento anche con convegni per avvocati e magistrati e all’Università.
Da circa due anni faccio parte di Magistratura Democratica, di cui condivido molti valori e di cui in passato ero già simpatizzante. Credo che l’attività individuale sia importante, ma non sufficiente, perché l’agire collettivo è più meditato e più efficace (ma ognuno, a seconda della sua situazione personale, può valutare se, come e quando impegnarsi).
E l’ANM?
L’ANM dovrebbe a mio avviso adoperarsi - con determinazione, senza indugi e ritrosie - per tutelare l’indipendenza della magistratura e per promuovere la diffusione di una cultura democratica all’interno degli uffici.
In questo momento la questione principale è senz’altro quella di opporsi con fermezza alla riforma costituzionale, come deliberato dall’ultima assemblea.
Ma la difesa della nostra indipendenza richiede anche di vigilare e all’occorrenza (spesso purtroppo occorre) reagire prontamente agli attacchi arbitrari del Ministro, di singoli politici o dei media, pungolando anche il CSM ove questo resti inerte.
All’interno, bisogna:
- reagire ad eventuali arbìtri dei dirigenti degli uffici (che tendono talora a dimenticare il principio della pari dignità di tutti i magistrati);
- liberarsi dagli atteggiamenti clientelari che tuttora persistono (occorre prenderne atto serenamente, primo passo per emanciparsene);
- combattere un certo “nonnismo” (che non è legittimo per il solo fatto che vi sia sempre stato e che tutti l’abbiamo in qualche misura sperimentato);
- esigere che l’informatica resti uno strumento a disposizione (e non diventi un fattore d’inefficienza o addirittura un limite alla nostra indipendenza);
- opporsi alla sempre maggiore burocratizzazione dell’attività giudiziaria (perché nei procedimenti ci sono individui, con la loro vita, e non solo numeri);
- pretendere una formazione completa (perché anche questa contribuisce a garantire l’indipendenza).
Le cose da dire sarebbero tante, magari in appositi dibattiti.
Sperando di non avervi annoiati,
a presto.
Franco Attinà
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