Adriano Del Bene

Candidato alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025

 


Perchè Md, le mie idee

Il ruolo costituzionale della magistratura si invera nella strenua difesa dei caposaldi dell'indipendenza ed autonomia del potere giudiziario.

Sarà che dopo lo tsunami di Tangentopoli quando i giudici erano acclamati in maniera fin troppo populistica dalle masse è seguito un periodo in cui dileggiare e delegittimare il potere giudiziario è divenuto lo sport nazionale a cui iscriversi non necessariamente per biechi fini elettoralistici ma per una precisa strategia di "tagliere le unghie" a qualsiasi contropotere, che potesse contrastare quello politico in generale.

In questa temperie, nella quale una parte della stampa non ha perso l'occasione per segnalare notizie relative ad un presunto uso distorto del potere giudiziario, lo scontro politica-magistratura è diventato il leitmotiv della narrazione, senza quindi quel dovuto rispetto che dovrebbe connotare i rapporti tra i due poteri in un "normale" Stato di diritto.

L'opera di normalizzazione dell'ordine giudiziario allora è passata non solo attraverso le leggi volte a disinnescare il diritto penale ed il processo penale (nell'ottica di favorire sempre più i potenti e limitarsi a punire i "poveracci", in quest'ottica da ultimo leggasi abolizione del reato di abuso di ufficio), a rendere sempre più burocratizzata la funzione del giudice civile (imbrigliato in standard di rendimento o programmi di gestione in cui si valorizza esclusivamente l'approccio quantitativo dello smaltimento dei fascicoli), ma anche in una offensiva diretta a confinare il CSM ad organo di alta amministrazione, sminuendo il senso politico dell'organo istituzionalmente chiamato a difendere l'indipendenza e l'autonomia della magistratura.

Questa disamina però non può ignorare il contributo che la stessa magistratura ha offerto ai suoi detrattori che ha avuto il suo acme - dopo le cadute di chi ha utilizzato la funzione giudiziaria per l'ascesa a ruoli politici - nella gestione clientelare del sistema delle nomine per gli uffici direttivi e semidirettivi, scimmiottando la peggiore politica adusa a premiare l'appartenenza piuttosto che il merito.

In questo quadro desolante e preoccupante e che non fornisce cenni in controtendenza, il ruolo della ANM è stato progressivamente marginalizzato, e ciò in prima battuta a causa del ruolo delle correnti che hanno smesso di fungere da volani e collettori di idee a seconda delle diverse sensibilità che portano a riunirsi i magistrati, per divenire strumenti di potere, piccoli "eserciti" ove la gestione del consenso si è misurata sul risultato da garantire al proprio iscritto o simpatizzante.

Non sono mancati ad indebolire l'associazione anche le voci dissonanti dal carattere populistico o "grillino" (anche in questo caso attingendo ai peggiori clichè della politica degli ultimi anni) che si sono alzate dall'ordine giudiziario, da parte di chi, incurante della prospettiva di lasciare sul campo un'associazione divisa  ed estenuata al suo interno, ha addirittura invocato la formazione di altre associazioni di magistrati in un'eterogenesi dei fini che però combacia perfettamente col disegno della politica di annichilire il potere costituzionale della magistratura, o comunque di invalidarne la credibilità.

Se questo è lo stato dell'arte, allora l'impegno a candidarsi per le prossime elezioni del CDC dell'Anm deve essere fondato sull'idea che la strenua difesa del potere costituzionale della magistratura passa attraverso da una parte una rigenerazione della stessa attività associativa in modo che l'ANM possa riprendere a svolgere la sua funzione prettamente "sindacale" declinata sui valori e le idee che rappresentano le diverse sensibilità dei magistrati e quindi dismettendo il ruolo della gestione clientelare del consenso  ma anche fiaccando il virus del carrierismo (inoculato ormai dalla riforma del 2006 che tanti danni ha prodotto e ce ne stiamo accorgendo soltanto da poco e che meritava all'epoca ben altro contrasto) che ci ha fatto dimenticare che il legislatore costituente ha costruito la magistratura come potere diffuso con la sola distinzione delle funzioni svolte.

E non sono convinto che questo impegno non possa essere assunto sotto l'insegna di una corrente.

Quando i colleghi di Magistratura Democratica mi hanno proposto questa candidatura ne sono stato onorato per la forza delle idee e della passione che ho visto nei loro occhi nonché per la storia di un gruppo che ha fatto della tutela dei diritti il proprio caposaldo.

Si parla tanto in questi giorni del ruolo del giudice che una certa vulgata vorrebbe arroccato nel suo fortino, lontano dal magma dei cambiamenti della realtà sociale travolta a ritmo vertiginoso da un potere economico sempre più elitario e da una tecnologia la cui evoluzione sfugge al controllo.
Meglio ancora se il magistrato potesse rinunciare anche ai diritti costituzionali riconosciuti a qualsiasi cittadino, come se il giudice non fosse prima di tutto un cittadino che pensa e si confronta con gli altri.
Se poi si limitasse a fare il suo compitino, a curare il proprio orticello, a rispettare "il carico esigibile" e quindi a conformarsi ad una funzione meramente burocratica del ruolo, ben venga.

Non possiamo accettare questa deriva!
Ora nessuna vicinanza o collusione con il potere politico deve consentire che la magistratura rinunci allo svolgimento imparziale della funzione giudiziaria ma anche a svolgere il proprio ruolo dentro la società (e che non mi si venga a dire che le due cose sono in contraddizione).

Qua non si tratta di mettersi una casacca addosso, bisogna solo ricordare che se il giudice è soggetto soltanto alla legge come vuole la Costituzione (ed aggiungerei anche alle fonti comunitarie e sovranazionali che rappresentano comunque dei limiti da rispettare, di cui qualcuno si vorrebbe disfare per avere le mani libere), altrettanto va segnalato che quella che definiamo "costituzione materiale" ci vuole cittadini attenti, vigili rispetto ad una società in profondo cambiamento e quindi chiamati ad esercitare la funzione giudiziaria con spirito critico sempre nel rispetto del dettato costituzionale e degli altri poteri istituzionali.

Per fare questo abbiamo bisogno però di una Anm che torni ad essere UNITA, FORTE e CREDIBILE.

E' questo l'impegno che dovrebbe assumersi ciascun candidato.

 

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