Sicurezza bis: pericoloso e anticostituzionale

Migranti e ordine pubblico

Sicurezza bis: pericoloso e anticostituzionale

di Esecutivo di Magistratura Democratica
I contenuti dell’annunciato decreto “sicurezza bis”, oltre a essere dettati dal “barometro del consenso”, appaiono per molti aspetti pericolosi e incostituzionali

Il moltiplicarsi nelle nostre città di gravissimi episodi di intolleranza e di xenofobia, che non risparmiano neppure i bambini, accompagnati dall’ostentazione di simboli vecchi e nuovi di ideologie che incitano all’odio e alla violenza,  è il segnale preoccupante dell’emotività diffusa nel nostro paese, che sta disgregando la nostra comunità e che insegue sulla sua strada la politica della paura  nella ricerca del nemico.

Ci auguriamo che l’attenzione al barometro del consenso , destinata a crescere in questi ultimi giorni di campagna elettorale,  non spinga questa  politica ad investire sempre più, anche solo al livello di annunci, su scelte che contrastano con  i  diritti fondamentali delle persone e che,  in nome di presunti pericoli per l’interesse nazionale, hanno decretato la chiusura dei porti e la cessazione di fatto delle  operazioni dei volontari di soccorso in mare.

I contenuti del decreto “sicurezza bis” anticipati dalla stampa preoccupano e – se le disposizioni dovessero corrispondere alle anticipazioni – non esitiamo a definirli inquietanti e pericolosi. Ancora una volta si punisce, questa volta esplicitamente e con sanzioni di tipo amministrativo (fino alla revoca della licenza di navigazione), chi salva vite umane – bambini, donne, uomini –  in fuga da scenari, come la Libia, sempre più allarmanti.

Ma oltre alla guerra al diritto alla vita delle persone vulnerabili, colpisce la scelta di intervenire con decreto-legge su norme del codice penale e del codice di procedura penale. Si tratta di interventi che sul piano sostanziale, evidentemente in assenza dei presupposti di urgenza, aumentano a dismisura la repressione di alcuni reati contro i pubblici ufficiali (anche l’oltraggio), soprattutto se posti in essere durante manifestazioni pubbliche,  riportano in auge il Testo Unico di Pubblica Sicurezza e arrivano pericolosamente a incidere sui diritti di manifestazione del dissenso in occasioni come manifestazioni pubbliche, scioperi, riunioni pubbliche. Sul piano procedurale traghettano alla competenza della DDA – onerata dai compiti ben più onerosi attinenti alla prevenzione e al contrasto della criminalità organizzata – anche i fatti non aggravati di favoreggiamento dell’ingresso illegale sul territorio dello Stato.

Non siamo in grado di capire i contenuti e i confini dell’intervento annunciato sulla nomina di un Commissario straordinario di Governo – nominato su proposta del Ministro dell’Interno – per eliminare l’arretrato relativo alle sentenze di condanne penale divenute irrevocabili.Ma non possiamo fare a meno di sottolineare che si tratterebbe di un ingerenza senza precedenti dell’esecutivo (del Ministero dell’Interno, tanto più) nel delicato settore dell’esecuzione penale. Anche la sottrazione della semplice notifica agli uffici giudiziari competenti, e ai loro capi, fa correre il rischio che sia il Commissario di nomina governativa a decidere quali sentenze debbano essere eseguite per prime, eventualmente anche con il carcere. Il salto dal diritto penale del nemico alla politica giudiziaria del nemico sarebbe presto fatto. 

Si tratta di uno scenario inedito, molto distante da quello, in questi giorni evocato dal nostro Primo Ministro, che vedrebbe il nostro paese operare nel contesto internazionale per la nascita di un nuovo umanesimo.

12/05/2019

Articoli Correlati

Comunicati

25 Aprile, Costituzione, giurisdizione


Il fascismo fu anche giurisdizione.


Fu il Tribunale speciale per la difesa dello Stato istituito nel 1926 (e ricostituito nella Repubblica sociale italiana) che inflisse agli antifascisti decine di migliaia di anni di reclusione, confino, sorveglianza speciale di polizia.


Fu il “servile e osannante conformismo” (parole di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente) condiviso da una parte della magistratura e da buona parte delle “alte magistrature” immortalate nella cronaca dell’apertura dell’anno giudiziario del 1940 mentre acclamano il duce che riceve i capi degli uffici giudiziari a Palazzo Venezia.


La democrazia costituzionale esige che il quadro normativo che regola lo svolgimento della funzione giusrisdizionale non diventi lesione del ruolo costituzionale della giurisdizione; e che, nell’intera loro attività, i magistrati riescano a “essere la Costituzione” rifiutando il conformismo, non nelle sue ultime e drammatiche esternazioni ma sin dalle sue prime manifestazioni.

Comunicati

La riforma del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria: un’opportunità da cogliere senza esitazioni


Magistratura democratica, ad esito di una elaborazione collettiva del gruppo, maturata nel tempo, offre alla riflessione delle istituzioni, della magistratura associata e di tutti i magistrati e i giuristi, una riflessione sull’attuazione del decreto legislativo n. 44 del 2024.


I compiti che il CSM dovrà svolgere per attuare la riforma della dirigenza giudiziaria consentono, se lo si vorrà, di dare strumenti per la trasparenza e la leggibilità delle scelte, che valorizzando la scelta di criteri generali piuttosto che di criteri sulla singola nomina, può consentire di combattere l’indispensabile battaglia contro il carrierismo e il clientelismo da troppo tempo rimandata.

Comunicati

Garanzia o interferenza?


La giornata delle cronache del mondo giudiziario si apre con la notizia di un ulteriore episodio di voto decisivo del Vice presidente del CSM, questa volta ago della bilancia nella nomina del Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria.

Comunicati

Carcere e gravidanza


È di questi giorni la notizia di una giovane donna tunisina, tratta in arresto a novembre per possesso di stupefacente, sottoposta a custodia cautelare presso la Casa circondariale di Sollicciano, in stato di gravidanza e costretta dopo quattro mesi ad abortire per motivi di salute.

Giornata internazionale delle donne in magistratura, 10 Marzo 2024

MEDEL celebra la Giornata del 10 Marzo, sottolineando ancora una volta l'impegno delle donne per la giustizia e per lo Stato di diritto.


Ovunque, le donne hanno portato un cambiamento democratico all'interno dei sistemi giudiziari: una nuova idea di uguaglianza che ha favorito il progresso della cultura dei diritti; una nuova concezione dell'apertura e della rappresentatività - e una maggiore legittimità democratica - dei sistemi giudiziari in tutto il mondo.