Comunicati

Scandaloso paragonare casi Narducci-Miller

di Esecutivo di Magistratura Democratica
"Non si capisce iniziativa su collega Napoli"

ROMA - L’avvio della istruttoria disciplinare presso l’ANM nei confronti dei magistrati Arcibaldo Miller e Giuseppe Narducci è una decisione autonoma del collegio dei probiviri, che eventualmente sarà oggetto di valutazione da parte del Comitato direttivo centrale dell’ANM.

Allo stato appare scandalosa la modalità con quale i mezzi di informazione hanno diffuso questa notizia, ponendo sullo stesso piano condotte e situazioni assolutamente non comparabili.

Al di là dei profili disciplinari per l’ANM, accomunare le due posizioni significa spostare l’attenzione dal vero problema che sta vivendo la magistratura italiana di questi tempi, ossia la presenza al vertice dell’Ispettorato di un magistrato costretto ad astenersi in numerose attività rilevanti e delicate.

Inoltre, sappiamo che il Comitato direttivo centrale sin dal luglio del 2010 aveva sollecitato l’intervento del collegio dei probiviri al fine di valutare la eventuale rilevanza disciplinare dei comportamenti dei colleghi coinvolti nella vicenda giudiziaria denominata "P3".

Allo stato, viceversa, non si comprende quale sia stata la genesi della iniziativa nei confronti del collega Giuseppe Narducci. Sarebbe importante conoscerla anche ai fini della individuazione della responsabilità di quella azione.

Piergiorgio Morosini (Segretario Generale di Magistratura Democratica)  

15/10/2011

Articoli Correlati

Nota della Presidente di Magistratura democratica

Gli effetti dell’allargamento dell’elenco dei “Paesi sicuri”


La Presidente di Magistratura democratica, Silvia Albano, ha diffuso una nota in cui si spiegano gli effetti pratici del decreto ministeriale 7 maggio 2024 con il quale è stato allargato l’elenco dei Paesi sicuri a ulteriori Paesi (indicati all’inizio del testo), includendo così i Paesi di origine da cui proviene la maggioranza dei migranti.

Comunicati

Il carcere: tra dignità umana e rieducazione


Il tasso di sovraffollamento, il numero di suicidi, le criticità nell’assistenza sanitaria espongono le persone detenute e quelle che in carcere lavorano a una quotidianità che rischia di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all’esecuzione delle pene.  

Comunicati

25 Aprile, Costituzione, giurisdizione


Il fascismo fu anche giurisdizione.


Fu il Tribunale speciale per la difesa dello Stato istituito nel 1926 (e ricostituito nella Repubblica sociale italiana) che inflisse agli antifascisti decine di migliaia di anni di reclusione, confino, sorveglianza speciale di polizia.


Fu il “servile e osannante conformismo” (parole di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente) condiviso da una parte della magistratura e da buona parte delle “alte magistrature” immortalate nella cronaca dell’apertura dell’anno giudiziario del 1940 mentre acclamano il duce che riceve i capi degli uffici giudiziari a Palazzo Venezia.


La democrazia costituzionale esige che il quadro normativo che regola lo svolgimento della funzione giusrisdizionale non diventi lesione del ruolo costituzionale della giurisdizione; e che, nell’intera loro attività, i magistrati riescano a “essere la Costituzione” rifiutando il conformismo, non nelle sue ultime e drammatiche esternazioni ma sin dalle sue prime manifestazioni.

Comunicati

La riforma del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria: un’opportunità da cogliere senza esitazioni


Magistratura democratica, ad esito di una elaborazione collettiva del gruppo, maturata nel tempo, offre alla riflessione delle istituzioni, della magistratura associata e di tutti i magistrati e i giuristi, una riflessione sull’attuazione del decreto legislativo n. 44 del 2024.


I compiti che il CSM dovrà svolgere per attuare la riforma della dirigenza giudiziaria consentono, se lo si vorrà, di dare strumenti per la trasparenza e la leggibilità delle scelte, che valorizzando la scelta di criteri generali piuttosto che di criteri sulla singola nomina, può consentire di combattere l’indispensabile battaglia contro il carrierismo e il clientelismo da troppo tempo rimandata.