Stefano Celli
Candidato alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini
Ho accettato l’invito del gruppo di Magistratura Democratica a ricandidarmi per le elezioni al CDC.
E quindi, due righe di presentazione, anche se con lo sguardo che non è rivolto al passato, ma deve per forza partire da lì.
Ho sempre grosse difficoltà a parlare di quel che ho fatto.
Se ho fatto cose buone, mi dico, sono lì e ognuno può vederle: il detto “chi si loda, s’imbroda” che mia nonna era solita ripetere (e ripetermi), deve aver contributo alla formazione del carattere.
Se ho fatto o detto cose sbagliate, non è facile riconoscerlo ed è masochistico ricordarle in una presentazione di candidatura: va bene essere umili, però stupidi … meglio di no.
C’è però un punto che mi preme e va chiarito da subito. Quanto di buono è stato fatto, è stato detto, è stato redatto, anche quando in apparenza proveniva da me, è sempre stato frutto di un lavoro collettivo e che è stato possibile ed efficace proprio perché innestato nel gruppo, nelle sue idee, nei suoi valori, nella sua storia.
Così, ad esempio, quando all’indomani della strage di Cutro, è stato proposto e poi approvato un documento che “metteva in ordine” i valori in gioco; oppure quando sono state messe in luce tutte le criticità delle riforme in materia di abuso di ufficio, di interrogatorio preventivo, di intercettazioni.
E ancora con i documenti sul carcere, e le ultime riforme in materia di rinvio dell’esecuzione e di introduzione del reato di rivolta; e di tutela dei colleghi, giudici e pubblici ministeri, dagli attacchi che, specialmente in questi ultimi due anni, si sono letteralmente moltiplicati
Ho, anzi, abbiamo sempre avuto a cuore l’unità della magistratura associata.
Durante la consiliatura magistratura democratica ha recuperato la sua autonomia e quindi abbiamo ritenuto opportuno costituirci come gruppo autonomo.
Non abbiamo preteso posti in giunta, perché eravamo, siamo e saremo sempre interessati ai contenuti, a un’azione efficace dell’ANM, a tutela dei magistrati e dei diritti dei cittadini che una magistratura libera da condizionamenti interni ed esterni può garantire.
Sono stati quattro anni intensi, in cui lo scandalo nato dall’incontro dell’Hotel Champagne in cui si discuteva della nomina del procuratore di Roma con un deputato all’epoca sottoposto a indagini condotte da quell’ufficio, ha impegnato molto il CDC.
Abbiamo sempre pensato che sarebbe stato molto meglio per l’associazione, intraprendere un percorso di “giustizia riparativa” in cui chi aveva tenuto condotte censurabili le esponeva e le sottoponeva alla discussione, non alla sanzione. Era un modo per riconoscere che, per tanti motivi, quelle condotte erano state tenuta e se ne prendevano le distanze. La proposta non è stata accolta dagli altri gruppi, e ci siamo impegnati in più occasioni perché l’esito dei procedimenti disciplinari fosse conoscibile dai soci. In particolare fosse conoscibile la condanna e, in caso di assoluzione, il principio che la decisione affermava.
Anche se diversi membri del CDC condividevano questa impostazione, non si è mai arrivati a una maggioranza e quindi, fatta eccezione per i membri del CDC e i probiviri, nessuno in realtà sa di cosa fossero accusati coloro che sono stati condannati. E neppure si sa che sono stati condannati. Non amo le gogne, virtuali o reali, ma forse, se facessi parte di un circolo ricreativo, e il tesoriere si fosse appropriato delle quote, per farsi una vacanza, reato o non reato, querela o non querela, pentimento o non pentimento, io vorrei saperlo. Magari per valutare se vale la pena stare nella stessa associazione.
E i buoni propositi? Si torna al ragionamento del principio.
Se ho fatto male … beh, se ho fatto male penso che non si porrà la questione di cosa potrò fare nel prossimo CDC.
Se ho fatto bene, spero di continuare e magari di fare un po’ meglio. Meglio, però, potrò farlo, anzi potremo farlo solo insieme.
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