Paola Marino

Candidata alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025

 


Perchè Md, le mie idee

Giudice del Tribunale di Palermo

Sono Paola Marino,

faccio la giudice del lavoro del Tribunale di Palermo, ormai da vent’anni, dopo essere stata Pubblico Ministero e giudice del dibattimento penale, negli anni immediatamente successivi alle stragi.

Sin dal mio ingresso in magistratura, in un momento così difficile e saturo di istanze di giustizia e insieme di sconforto – almeno il mio, perché era commissaria del mio concorso Francesca Morvillo, vittima della strage di Capaci al rientro a Palermo dopo gli scritti – ho sempre creduto fermamente nell’associazionismo giudiziario, come forma di aggregazione intorno a valori comuni, irrinunciabili, e anche come sede naturale di partecipazione all’elaborazione di un modello di magistrato moderno, orizzontale e aperto alla realtà della vita del Paese.

Subito ho trovato intorno a me, in quel periodo, alla Procura e negli altri Uffici di Palermo, tanti colleghi che condividevano il mio modello ideale di magistrato, garante della giustizia e della legalità nel quadro dei nostri valori costituzionali; per questo ho condiviso con loro il cammino verso questo ideale, partecipando – a lungo come simpatizzante non iscritta – alle riunioni e all’attività di Magistratura Democratica.

Oggi, credo, il periodo è ancora più difficile per la magistratura, perché l’attacco non viene dalla criminalità organizzata, ma dai rappresentanti di altri poteri dello Stato ed è un attacco subdolo, non alla vita o all’incolumità personale direttamente, bensì all’indipendenza e così al disegno generale della nostra Costituzione e della Carta dei Diritti dell’uomo.

I mass media e chi li dirige, come molti politici, stravolgono nel dibattito pubblico il concetto stesso di indipendenza: penso che l’indipendenza è prima di tutto indipendenza da qualsiasi altro potere, nell’ottica costituzionale della divisione dei poteri, e poi imparzialità, che è un concetto che si riferisce ai processi e alle parti degli stessi, rispetto alle quali il giudice dev’essere terzo e imparziale, come recita un’altra previsione costituzionale. La confusione fra i due concetti e l’assurdità delle conclusioni cui essa può giungere si evidenzia pienamente nella pretesa manifestata da alcuni che la magistratura appoggi l’azione del governo, dandogli ragione nelle cause in cui è parte.

Ecco: questo clima e l’escalation di azioni di vario genere, dichiaratamente volte a piegare alla politica contingente del governo le decisioni dei giudici - nel tentativo di attuare di fatto una subalternità di questi, che è proprio l’esatto contrario dell’indipendenza e anche dell’imparzialità, della cui violazione vengono, al contrario, acriticamente accusati tutti coloro che prendono decisioni sgradite -, mi ha convinta a candidarmi alle elezioni del CDC dell’ANM nella lista di MD, formata da iscritti e indipendenti, che si riconoscono nei valori fondamentali della magistratura costituzionale, orizzontale.

Per attuare oggi in concreto questi valori, fra le nostre proposte spicca quella di riforma del TU sulla Dirigenza, volta a rendere chiari e predeterminati i criteri per le nomine a incarichi dirigenziali; si tratta di una proposta in cui tuttora crediamo, anche se è stata di recente bocciata dal CSM a strettissima maggioranza, perché non era affatto finalizzata a una compressione dell’essenziale discrezionalità del Consiglio, ma ne costituirebbe una forma di estrinsecazione piena, a monte, prevedendo con precisione il valore di ogni esperienza del magistrato in funzione dell’incarico richiesto, che permetterebbe – oltre che a ciascuno di noi di poter prevedere l’esito della propria domanda – anche di attuare la trasparenza nelle nomine, riconquistando la fiducia dei cittadini nella magistratura, minata gravemente dallo scandalo dell’Hotel Champagne.

La fiducia della popolazione nella magistratura – ha più volte ribadito la Corte di Giustizia UE – è la finalità principale della previsione del principio fondamentale dell’indipendenza della magistratura, la ragione per cui gli altri poteri dello Stato non la possono violare allo scopo di esserne favoriti, e la magistratura deve agire per riconquistarla, perché è ciò che dà significato concreto alla nostra indipendenza.

Credo che sia questo il tempo di impegnarsi in prima persona per difendere l’indipendenza autentica della magistratura da ogni altro potere, così difendendo e attuando i diritti di tutti i cittadini; solo così, credo, possiamo difendere  insieme e dentro l’Associazione che tutti ci rappresenta – il modello di magistrato disegnato dalla nostra Costituzione.

Se non ora, quando?

Paola Marino

 

 

Scarica i materiali elettorali di Paola Marino