Marco Marano
Candidato indipendente alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Potenza
Prima che mi venisse proposta la candidatura come indipendente a supporto della lista MD per il CDC che verrà eletto a gennaio 2025, avevo poche idee, ma chiare: ritenevo con convinzione che continuare ad osservare - assistendo silente - alla mutazione genetica che la magistratura sta vivendo (e che le stanno infliggendo) fosse l’unica soluzione ragionevole e prospettabile, almeno per me e la mia situazione.
Credevo che, tutto sommato, avere delle idee autonome sugli accadimenti istituzionali era sufficiente, perché mi poneva al riparo dall’inerzia intellettuale che il lavoro del magistrato può comportare come contraltare dell’autonomia riconosciutaci dalla legge.
Ed ho notato che molti dei miei colleghi erano complessivamente allineati alla mia visione, del guardare, commentare brevemente, senza impegno, consapevoli che l’attesa degli eventi incerti e futuri non avrebbe mai comunque rappresentato una seria minaccia per una categoria professionale come la nostra.
E contando sulle dita ho capito che questa visione accomunava molti. Probabilmente una maggioranza silenziosa, almeno tra le numerose nuove leve che hanno fatto ingresso in magistratura negli anni a cavallo della pubblica condanna per le vicende dell’autogoverno, da poco archiviate.
Cercando il confronto diretto con tutti i colleghi che ho incrociato in questi pochi anni in cui sono esponente delle funzioni del Pubblico ministero (D.M. 7.2.2018), nel rispetto - ma anche nell’ammirazione - della diversità di vedute, ho percepito l’urgenza di definire quale realmente fosse la mia visione di fondo del sistema giurisdizionale e delle tensioni che avverto come innegabili ed urgenti, poiché a rischio rottura.
Nel confronto dialettico del riflettere con i colleghi, ho avvertito il legame ai valori giurisdizionali e sociali che esprime la Carta costituzionale, nella quale, personalmente, intravedo con ammirazione il dubbio del singolo - incaricato di funzioni pubbliche - quale strumento di crescita della collettività, quale garanzia del ponderato agire sui diritti delle genti e del rispetto del dissenso dei pochi, questo mai sinonimo di posizioni di torto.
Da magistrato di Procura in servizio prima a Reggio Emilia ed ora a Potenza, il confronto con alcuni autorevoli colleghi che ho incrociato mi ha portato ad individuare i valori di fondo della funzione magistratuale, non riconoscendoli da subito in quelli di una sola corrente dell’associazionismo giudiziario (motivo per cui non mi sono iscritto tutt’ora a nessuna corrente), ma in quelli dell’ANM, luogo da concepire quale ideale casa di cura e tutela delle ragioni della giustizia e dei suoi magistrati.
Questi i sogni che non fanno svegliare.
Per questo, contrariamente a quello che immaginavo accadesse, dopo lusingati ringraziamenti e timidi rinvii, ho accettato la proposta di candidarmi come soggetto indipendente dalle correnti, ma supportato e soprattutto in supporto di Magistratura Democratica, corrente in cui oggi vedo le tensioni sociali e giurisdizionali da condividere per migliorare il governo dell’associazionismo giudiziario tutto.
Sono stato tra i giovani che a Reggio Emilia hanno inteso far rivivere la assente sottosezione ANM, partendo da zero, con l’impegno dei colleghi e la prospettiva unica di credere di essere nel giusto quando organizzavamo e partecipavamo agli incontri con i ragazzi nelle più disparate scuole o quando partecipavamo ad un incredibile processo simulato per le scolaresche, portandoli a contatto con il miglior lato sociale delle forze dell’ordine.
Sono dunque oggi tra i giovani magistrati che intendono ascoltare, e poi prendere la parola, pronunciandola, per evitare che le ferite che il futuro prospetta ad una giurisdizione autonoma da altri poteri - indipendente “dalle politiche” – diventino, nel silenzio collettivo, una irrimediabile amputazione di garanzie, intollerabile per chi avverte come necessarie verità e giustizia, sin dalle aule di Tribunale fino agli angoli della propria coscienza.
Magistratura democratica intende oggi esprimere quei valori per i quali la cultura giurisdizionale italiana è diventata un modello di riferimento europeo per gli altri Paesi nel coniugare l’autonomia nell’ambito delle leggi con l’indipendenza dal potere esecutivo e politico, specie nella figura del Pubblico Ministero operante nelle Procure della Repubblica Italiana. Condivido la spinta progressista per difendere quel modello, invidiato dai Paesi europei vicini, e che oggi ci vede a rischio di silente soccombenza.
Marco Marano