Leonardo Lesti

Candidato indipendente alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025

 


Perchè Md, le mie idee

Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano

Cari colleghi,
sono Leonardo Lesti, candidato alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale della nostra Associazione come indipendente nella lista di Magistratura Democratica.
Pur avendo un'esperienza professionale quasi trentennale, dapprima come giudice presso il Tribunale di Montepulciano, poi come sostituto procuratore a Brescia e, a tutt'oggi, a Milano, ho cominciato a partecipare attivamente alla vita associativa solo dopo i fatti del maggio 2019.
E' stata la partecipazione all'assemblea della Ges milanese, tenutasi il 3 giugno di quell'anno, a spingermi verso l'impegno associativo. Lo scandalo deflagrato in conseguenza dei notori fatti dell'hotel Champagne, il coinvolgimento diretto di alcuni consiglieri del CSM, il velo sollevato su innumerevoli comportamenti di gestione opaca del potere, avevano determinato centinaia di colleghi del distretto - ed io tra loro - a  chiedere, con forza, le dimissioni di quei consiglieri per arrestare quelle condotte che arrecavano un danno gravissimo alla Magistratura, quella che quotidianamente serve la Repubblica,  e al suo massimo organo di autogoverno.

Nel prosieguo di un crescente impegno, nel giugno 2021 mi sono candidato come indipendente nella lista di Autonomia e Indipendenza alle elezioni per il rinnovo della Giunta esecutiva sezionale di Milano e sono stato eletto.
E' stato un periodo di intensa attività durante il quale, insieme con i colleghi di giunta, abbiamo privilegiato quale filo conduttore, mediante molte iniziative - alcune su materie tecniche, altre di carattere più generale - la difesa, in particolare, della indipendenza esterna della Magistratura, sottoposta ad attacchi sempre più pesanti e penetranti da parte della politica con l'obiettivo di non perdere mai di vista il ruolo effettivo svolto dal giudice nella società.
Giunto al termine dei quattro anni di attività svolta dalla Ges, si è poi concretizzata la proposta di candidatura al CDC come indipendente dei rappresentanti di Magistratura Democratica.

All'esito di una seria riflessione personale, ho ritenuto di accettare.
E ciò per un motivo che ho ritenuto decisivo: anche da non iscritto, non mi è stato difficile riconoscere in Magistratura Democratica un gruppo che ha avviato un processo di rinnovamento, facendo seguire comportamenti concreti di presidio dell'indipendenza interna della magistratura, argine cruciale per mitigare gli effetti deleteri della progressiva gerarchizzazione degli uffici a favore del perseguimento dell'orizzontalità della magistratura nella tutela dell'unità della giurisdizione.
Si tratta di temi strettamente interconnessi; da un lato, la politica con la sua ansia di sottrarsi, non di rado, al controllo di legalità, pretende dai giudici unicamente decisioni standard di mero ossequio anche in quei casi in cui il deliberato legislativo e i provvedimenti amministrativi che lo applicano possono (e devono) essere oggetto di fisiologica interpretazione; dall'altro, la caduta della tensione etica che deve animare la nostra professione, ci sta portando verso un carrierismo sempre più sfrenato che mette a rischio proprio l'indipendenza interna perché pretende che, per qualunque istanza, si debba chiedere "protezione" a chi in un certo momento rappresenti la maggioranza dei consensi e, addirittura, per le posizioni più ambite, al potente di turno.
E' evidente, dunque, che il tema degli incarichi direttivi rappresenti un punto cruciale, su cui si è consumata una partita fondamentale tra due visioni radicalmente diverse della magistratura. La cronaca dell'iter che ha condotto, in seno al CSM, all'approvazione del nuovo testo unico della dirigenza costituisce un punto nevralgico: le componenti maggioritarie della magistratura togata si sono - purtroppo - coagulate, ancora una volta, su posizioni che, di fatto, mantengono "le mani libere" e che, sotto il pretesto della scelta migliore sempre possibile, perpetuano una spartizione di posti basata sull'appartenenza correntizia.
E' stata persa un'occasione preziosa, quella che intendeva, invece, spostare in uno spazio temporalmente antecedente il profilo della discrezionalità, senza comprometterla, attraverso una serie di punteggi la cui attribuzione ben avrebbe potuto guidare verso una scelta obiettiva dove non esistono più indicatori che possano essere utilizzati a piacimento "vestendoli" sulle caratteristiche del candidato che si vuole nominare. In una parola, regole chiare, preesistenti alla domanda del singolo incarico.
E invece no. Alla trasparenza della conoscibilità di quali siano le regole destinate a governare la dirigenza [con tutto ciò che questo comporta sull'assetto degli uffici giudiziari], i due gruppi associativi maggiori, pur così culturalmente distanti, si sono ritrovati d'accordo su un testo che rischia di perpetuare quegli arbitri che ci stanno spingendo sempre più in basso nella considerazione dei cittadini, inducendoli a ritenere che siamo una "casta" di privilegiati oziosi.

La nostra associazione deve, oggi con rinnovato entusiasmo, rappresentare un laboratorio culturale capace di valorizzare l'impegno quotidiano della gran parte dei colleghi nei rispettivi uffici giudiziari, con iniziative che siano in grado di fornire un'immagine della magistratura come istituzione che rispetta e preserva i valori costituzionali mediante decisioni che tutelano i diritti di tutti, nessuno escluso.
Prerequisito essenziale, tuttavia, è una radicale revisione delle forme di comunicazione, innanzitutto a livello associativo, attraverso, ad esempio, una presenza costante e moderna sui social network, che consenta di affrontare in modo adeguato i temi generali e le questioni più specifiche, anche a tutela di singoli colleghi che sempre più frequentemente finiscono nel "tritacarne" mediatico.
Saper comunicare significa garantire la nostra stessa libertà di espressione che non può essere coartata da un malizioso richiamo al dovere di imparzialità, che è e resta principio cardine del nostro essere magistrati ma che non può rappresentare il pretesto per ridurci al silenzio.
Massimo sostegno, quindi, ai "Progetti legalità" che coinvolgono le scuole, sia con l'accesso dei colleghi negli istituti scolastici, sia con le visite delle classi negli uffici giudiziaria per far "toccare con mano" l'esercizio quotidiano della giustizia, impedendo una visione del giudice come figura distante, incapace di comprendere la realtà.
E' importante proseguire, senza mai stancarsi, ad organizzare incontri periodici aperti con i protagonisti della società civile in grado di trasmettere, con parole comprensibili a tutti, le ragioni della magistratura sui temi che la riguardano e sulle conseguenze negative dirette che le riforme di stampo governativo avranno sulla vita dei cittadini.

Avverto con particolare intensità l'importanza del tema della unità della giurisdizione: il percorso professionale avviato in magistratura fino ad oggi, "metà giudice e metà pubblico ministero", mi ha consentito di vedere i diversi aspetti della giurisdizione e considerarne l'unità come un valore assoluto da preservare; la figura del pubblico ministero non solo indipendente, ma "parte imparziale" distinta dal giudice solo funzionalmente, è quella che meglio garantisce prima di tutto i cittadini, da derive autoritarie sempre possibili qualora la figura del magistrato requirente finisse sotto il controllo dell'esecutivo, o, peggio ancora, diventasse una sorta di potere alternativo, soprattutto se ristretto ai dirigenti degli uffici maggiori fortemente gerarchizzati.

Concludo questo breve scritto ribadendo di essere onorato di partecipare come candidato indipendente alle elezioni per il rinnovo del Comitato Direttivo Centrale nella lista di Magistratura Democratica, e, se sarò eletto, darò il mio contributo per una magistratura indipendente davvero, verso ogni potere che vorrebbe assoggettarla a controllo, dall'esterno così come dall'interno.
Indipendenza, pluralismo e difesa del dissenso, garanzia dei diritti individuali, visione della giurisdizione come uno dei motori di attuazione del principio costituzionale di uguaglianza sono i principi che condivido con MD e per i quali intendo dare un concreto apporto; che lo faccia da indipendente è una scelta personale che non mi rende migliore o peggiore rispetto agli altri candidati ma che, non prevedendo l'inserimento organico nel gruppo, spero possa trovare il supporto di molti.
Un caro saluto
Leonardo Lesti

 

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