Anna Mori
Candidata alle elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati
26 - 27 - 28 gennaio 2025
Perchè Md, le mie idee
Presidente di Sezione della Corte di Appello di Bologna
Cara ANM, ti ho incontrato tanti anni fa, appena entrata in magistratura, molto giovane come si era allora quasi sempre giovani quando si passava il concorso.
Mi piaceva l'idea di avere te al mio fianco perché ho sempre creduto, e lo credo ancora, che questa funzione, che è insieme una professione ma anche un servizio, si faccia meglio se si ha la possibilità di confrontarsi con coloro che hanno magari idee diverse dalle tue, ma condividono i patemi, i dubbi, le speranze, le soddisfazioni e le delusioni che questa attività bella ma anche tremenda si porta con sé.
E mi piaceva l'idea di lavorare insieme, in vista di un comune obiettivo, che è quello di rendere la giurisdizione giusta ed efficace, di mantenerla indipendente e libera nei giudizi, di dare risposte per quanto è possibile utili alle istanze di coloro con i quali tutti i giorni ci interfacciamo, siano essi accusati, parti lese, legali, personale di cancelleria.
Da subito mi sono unita al gruppo del quale faccio parte da 35 anni e che non ho mai lasciato, ovvero Magistratura Democratica, perché credo che le associazioni che si muovono al tuo interno (che una volta si chiamavano correnti, termine che non era dispregiativo, ma semplicemente descrittivo) non debbano essere centri di potere, ma di aggregazione culturale tra persone che hanno una visione affine della giurisdizione, in un mosaico più complessivo che comprende tante diverse sensibilità, unite da quella Carta sulla quale tutti abbiamo giurato.
Quante ne abbiamo passate insieme!
A partire dalle stragi dei primi anni novanta, Mani pulite, e poi i calzini azzurri, il resistere resistere resistere, gli attacchi, la delegittimazione, l'hotel Champagne...
E quanto disagio, quanti timori.
Ma anche nei momenti di maggiore sofferenza, sapere di averti al mio fianco, e di fare parte di un qualcosa di più grande e più forte, in qualche modo mi rassicurava e mi dava coraggio.
Fino ad oggi, epoca nella quale provo una paura mai sperimentata prima.
Perché oggi vedo un sistematico attacco, neppure troppo velato, a quello che è il nucleo non solo del nostro essere magistrati, ma del nostro dna di cittadini.
Il primo, perché ci si vorrebbe sottrarre la libertà di interpretare le norme, che è il fulcro ineliminabile del nostro difficile mestiere, soprattutto quelle che si collocano in cima alla gerarchia delle fonti, ovvero la Costituzione ed il sistema normativo sovranazionale.
E contemporaneamente ci si toglie anche il diritto/dovere di esprimere da tecnici un parere su una normativa, su un progetto di legge, su un'applicazione concreta, come se in un recente tragico passato ad un infettivologo fosse stato impedito di parlare di epidemia e di prevenzione.
Il secondo perché, siccome siamo magistrati, ci si vuole impedire di esprimere un'opinione ad un dibattito, di scrivere un post su un social, di partecipare ad una manifestazione di pensiero perché ciò ci renderebbe non imparziali, laddove, da sempre l'imparzialità è stata intesa come equidistanza dalle parti ed assenza, nella controversia concreta, di interessi diversi da quello della corretta applicazione della norma.
Così rendendoci, con buona pace della Corte Costituzionale, dei cittadini dimezzati.
La paura che provo non è per me, che sono ormai giunta agli ultimi Km. del mio lungo percorso.
La paura è innanzitutto per gli altri cittadini che si troveranno, se questa visione della giurisdizione dovesse prendere piede, sempre di più a doversi interfacciare con un magistrato uniformato al potere dominante e dunque timoroso, condizionabile, non libero e, pertanto, questo sì, parziale.
E la paura è poi per i nuovi colleghi, che rischiano di dover combattere per un traguardo che per noi diversamente giovani rappresentava un dato acquisito: essere teste libere, che decidono sulla base di un'attività interpretativa della norma optando per la soluzione che ritengono in coscienza più giusta, senza paura che le loro vite vengano frugate in ogni angolo e poi esposte al pubblico ludibrio, magari insieme all'effige propria e dei propri cari.
E senza crescere con lo spettro del disciplinare e della statistica, così rischiando di diventare, ancor prima di iniziare, magistrati- impiegati.
A questi ragazzi vorrei dire: studiate da magistrati- magistrati, e restate liberi.
Ed all'Associazione vorrei dire: sostienili, promuovi quel modello, ed aiuta tutti noi a continuare a credere che una giurisdizione diversa da quella che si va profilando sia possibile.
Per tutte queste ragioni, vincendo un po' di fisiologica ed anagrafica stanchezza, ho accettato la proposta del mio gruppo di candidarmi alle elezioni del CDC.
Con l'impegno di, pur nel rispetto delle diverse visioni che hanno sempre caratterizzato l'Associazione, restare unita ai colleghi sulla difesa dei fondamentali; di quell'ordinamento costituzionale costato ai nostri nonni lacrime, sangue e morte; della difesa dei cittadini, in particolare dei più deboli
Anna Mori
Corte d'Appello Bologna