Sezione Toscana - Per il prossimo Congresso
Documento approvato il 5 febbraio 2019 dall’Assemblea della Sezione Toscana
Il prossimo Congresso di Magistratura Democratica si svolgerà, lo sappiamo tutti, in tempi duri e difficilissimi.
Prendono sempre più forma politiche, funzionali alla raccolta del consenso, che mettono in pericolo e violano i diritti fondamentali delle persone (migranti, ma non solo, basti pensare ai rischi per i diritti delle donne e delle persone LGBT rappresentati da iniziative legislative come il disegno di legge Pillon) ed è manifesta l’ostilità dei nuovi potenti verso qualunque azione giudiziaria che adempia al dovere di applicare la legge e ristabilire la legalità costituzionale.
Crediamo che nessuno si faccia illusioni, soffia anche da noi, come in Europa e in parte nel mondo, un maligno vento autoritario e populista che vede negli organi di controllo e in particolare nella magistratura, nella sua indipendenza e nella separazione dei poteri, il primo ostacolo alla realizzazione di una democrazia senza libertà, all’attuazione di un sistema che della democrazia conserva solo la forma del voto popolare utilizzato, tuttavia, per stabilire, travolgendo autorità di controllo e corpi intermedi, una tirannia della maggioranza.
Un simile processo è in atto anche nel nostro Paese e non possiamo ignorare i rischi della situazione presente.
Rischi anche per l’indipendenza della magistratura e comunque per la sua legittimazione, contestata apertamente con infondate e talvolta paradossali accuse di pregiudizio politico, mosse anche da persone delle istituzioni, cui spesso seguono insulti e minacce, diffuse, in misura prima impensabile, dai nuovi mezzi di comunicazione.
Questi allora non sono certamente i tempi delle divisioni tra chi condivide la stessa idea del ruolo della magistratura e lo stesso impegno per la tutela dei diritti.
Al contrario dovrebbero essere i tempi dell’unità.
Per questo speriamo che siano superate le divisioni manifestatesi nel corso dell’ultima assemblea di AreaDG, conclusasi con un deliberato che non abbiamo condiviso, se inteso come preclusivo della libertà di Md di avere una sua voce all’esterno.
Questa conclusione sarebbe molto preoccupante secondo noi, perché porterebbe in effetti all’esclusione di Md dal dibattito pubblico, cioè alla cancellazione del suo proprium, della ragione stessa per cui è nata, e che non è per niente giustificata, perché nessuno in effetti ha mai spiegato come in concreto interventi autonomi di Md, a fronte di lesioni gravi ed evidenti di diritti fondamentali, siano stati dannosi per AreaDG.
Ma quello che è anche più importante è che se Md non parlasse più, non ci sarebbe nel dibattito pubblico, almeno oggi, un altro soggetto, un’altra associazione di magistrati a dire le stesse cose.
Sono state evidenti a tutti infatti le differenze che diverse vicende recenti hanno mostrato tra la linea tradizionale di Md, di critica sia ai provvedimenti giudiziari, sia alle scelte del legislatore, e quella manifestata anche nel corso dell’ultima assemblea di AreaDG, che assume l’inopportunità sempre e comunque di interventi su materie su cui vi siano procedimenti in corso, che sembra temere l’evenienza che la magistratura associata appaia come soggetto politico generale e che legge in questo senso le prese di parola della dirigenza di Md su alcuni fatti di cronaca.
Per questo non è accettabile ridurre il diritto di parola e di intervento di Md ad una mera facoltà di proposta e di richiesta al coordinamento di AreaDG.
È probabile, e noi lo speriamo, che queste differenze si attenuino di fronte al ripetersi di violazioni gravi dei diritti delle persone e di attacchi sempre più violenti al ruolo di garanzia della magistratura.
È quello che ci sembra sia accaduto negli ultimi giorni, quando AreaDG ha preso posizione aperta e chiara sulla vicenda Sea Watch, seppure con modalità differenti da quelle preferite da Md (che ha inteso tra l’altro aderire all’appello «non sono un pesce»). Anzi proprio gli accadimenti di questi ultimi giorni ci sembra abbiano mostrato come l’intervento nel dibattito pubblico in forme diverse, ciascuno con la propria voce, ma in una direzione comune, rafforzi, e non indebolisca, la magistratura che si dice progressista, la sua capacità di raggiungere interlocutori diversi e come la ricchezza di AreaDG stia appunto nelle varie sensibilità che convivono nel gruppo.
È questa voce plurale all’interno di un quadro generale di idee condivise che vorremmo da AreaDG.
È chiaro che è impossibile essere tutti d’accordo su tutto, ma è necessario essere d’accordo sull’essenziale. Noi crediamo che per Md l’essenziale sia la conservazione del punto di vista esterno, la sua presenza nella società come associazione di magistrati, la partecipazione anche nella società al processo di realizzazione della promessa costituzionale dei diritti.
Questo ruolo di Magistratura democratica, la sua voce all’esterno non può essere messo in discussione, né sottoposto a condizione, perché se accadesse Md non esisterebbe più, rinunciarvi significherebbe rassegnarsi alla fine di Magistratura democratica.
Crediamo quindi che il prossimo congresso, debba affermare, in continuità con i deliberati di quello di Bologna, la volontà di Magistratura democratica di continuare l’esperienza di AreaDG, cui ha finora partecipato lealmente e con l’impegno di tanti dei propri iscritti, rivendicando tuttavia con fermezza il proprio diritto di parola nel dibattito pubblico.
Per questo ci riconosciamo convintamente nella relazione di Maria Rosaria Guglielmi.