Md non puo’non avere profonda preoccupazione per la situazione politica del paese.
Chi sta alla guida del governo mostra grande lontanaza dalle parti sociali duramente provate della crisi economica, promuove riforme che attenuano controlli di legalità (lavoro) e affievoliscono le garanzie, riforme che paiono più attente alla punizione dei magistrati che alla ricerca di efficaci soluzioni per la repressione dei fenomeni corruttivi che distruggono il paese, riforme [responsabilità civile dei magistrat] più attente a raccogliere facili consensi con slogan che delegittimano la magistratura che a sostenere in concreto, promuovendo adeguati investimenti e risorse, la organizzazione giudiziaria (personale amministrativo)
E allora Md deve esserci, esistere e vigilare su tutto questo e sugli strappi delle riforme costituzionali in corso, dettando un ‘agenda dei cambiamenti che scongiuri il pericolo di prossimi ‘ asfaltamenti* della giurisdizione.
Il lavoro di Md in questo ambito e prezioso e capace. Lo ha dimostrato in ogni occasione.
Questo non è e non deve essere l’ultimo congresso di Md . Oggi non si liquida nulla.
Questo non è’ e non può essere neppure un congresso di transizione, se non vogliamo rischiare di perdere il patrimonio culturale e politico del nostro gruppo.
Questo congresso deve invece essere un congresso di chiarezza, cambiamento e rilancio del ruolo di Magistratura democratica.
Lo ha detto Anna Canepa oggi: c’ e’ ancora tanto spazio, forse addirittura più che in passato, per Magistratura democratica, soggetto collettivo deve continuare a sapere leggere la società con attenzione alle dinamiche politiche economiche e sociali e continuare a dar voce e riconoscimento alle istanze di giustizia e uguaglianza in conformità al dettato dell’art 3 della Costituzione.
C’è’ spazio per un gruppo che voglia continuare le elaborazioni in materia di garanzie e diritti, con lo sguardo rivolto a chi più faticosamente riesce a ottenere tutela (sui temi di elezione immigrazione, lavoro, carcere, minorenni); un gruppo che continui a vedere il processo penale quale luogo di garanzie che devono essere davvero uguali per tutti.
C’e’ spazio per un gruppo che voglia continuare a fare critica sulla giurisprudenza, che sappia essere attento alle trasformazioni sociali e della giurisdizione, anche fuori degli steccati del nostro paese.
Ricompattiamoci e, da oggi da qui, fuori da ogni sciocca logica competitiva interna e senza timori di contraddire per questo il cammino di Area che al contrario dobbiamo proseguire con grande convinzione.
E infatti ad Area i gruppi hanno trasferito le rappresentanze in Anm e in autogoverno ed ora il processo deve essere portato a termine nel più breve tempo possibile, nella prossima assemblea di Area, con la costituzione di un coordinamento rapprentativo, e dunque scelto dal popolo di Area, che sappia essere portavoce di questa nuova formazione associativa della magistratura e sia capace di interloquire con la componente consiliare e della anm, secondo le linee decisionali della magistratura progressista.
Questo spazio di intervento occorre dirlo con chiarezza dovrà essere riservato al nuovo soggetto politico.
Ma sarebbe sciocco pensare di mettere bavagli di tagliare dialoghi interni e togliere così ricchezza al confronto tra gruppi e, in definitiva, alla voce della intera magistratura.
Magistratura democratica potrà e dovrà continuare ad offrire al dibattito in area, in anm, e nel dibattito pubblico la cosa più importante: le idee, il progetto politico, e il nostro modo di essere magistrati e di stare in autogoverno.
E questo dovremmo fare impegnandoci come gruppo, partecipando così come sempre abbiamo fatto in anm, con proposte, elaborazioni e offrendo alla struttura di area la disponibilità delle nostre più lucide menti.
Ma lasciamo stare riforme statutarie mai tempestive e poco efficaci nella volontà di determinazioni…impegni formali ce n’è sono stati e ce ne saranno..ma ciò che conta e che i gruppi sappiano dare forza ad area e area a raccogliere dai gruppi il loro patrimoni culturali e politici
A chi teme che questa cessione di poteri possa danneggiare o indebolire il nostro gruppo rispondo con una frase di Guido Galli che di recente ho letto in occasione di un incontro con i giovani magistrati che credo rappresenti bene le ragioni per cui tanti di noi hanno scelto il nostro mestiere, rifiutando logiche di arrivismo e carriera.
Questo scriveva nel 1957 Guido Galli in una lettera indirizzata al padre, deluso della scelta del figlio di fare il magistrato.
“Vedi, papà, io non ho mai pensato ai grandi clienti o alle belle sentenze o ai libri, io ho pensato, soprattutto, e ti prego di credere che dico la verità come forse non l’ho mai detta in vita mia, a un mestiere che potesse darmi la grande soddisfazione di fare qualcosa per gli altri”.
Donatella Donati