Magistratura democratica è la nostra casa.
È una casa che abbiamo costruito mattone su mattone, con amore, dedizione, impegno.
L’abbiamo abitata e riempita delle nostre cose, delle nostre idee e delle nostre passioni.
Come ogni casa ha avuto bisogno di aggiustamenti, è cambiata negli anni, ha avuto bisogno di essere rimodernata.
Ma non è stata stravolta, non ha perso l’impronta che la caratterizza.
É stata ampliata, abbattendo il muro divisorio con la casa vicina. I lavori di armonizzazione sono ancora in corso ed MD é fondamentale per il loro completamento.
Sarà l’assemblea di giugno a definire con sarà organizzata AREA, in una assemblea che dovrà stabilire regole chiare e democratiche per l’elezione dei suoi organi. Non é questo il luogo ove definire le regole più minute (ad esempio, come e d chi sarà formato il coordinamento, argomento che é divenuto, perdonatemi la franchezza, stucchevole).
Oggi si parla di MD.
Di una MD di cui, secondo alcuni, andava decretata la fine, e che, invece oggi qui vede il suo rilancio.
Non occorre nuovamente ripercorrere i motivi che rendono MD oggi più che mai fondamentale quale soggetto collettivo che apporta un contributo forte ed al momento non sostituibile né sostituito nell’elaborazione in tema di diritti, di garanzie, un soggetto che ha continuato e continuerà a dare voce alle istanze di giustizia e di uguaglianza fondamento della nostra Costituzione.
Nulla da aggiungere sul punto a quanto già altri prima di me, ad iniziare dalla bella e profonda relazione introduttiva del nostro segretario generale Anna Canepa, hanno detto, con chiarezza, qui, in questo congresso.
E dopo quello che abbiamo ascoltato, da Landini, da Camusso, questa consapevolezza non è venuta meno, anzi è stata rafforzata.
Occorre però essere chiari tra di noi.
Questa opera che magistratura democratica intende continuare a portare avanti ha bisogno di tutti, di tutti noi, delle idee di ciascuno di noi, anche e soprattutto delle critiche, ed anche di manodopera, anche quella proprio, come dire, di bassa manovalanza.
In questi due anni, come esecutivo, abbiamo cercato di fare delle cose, abbiamo anche sbagliato (e il nostro popolo giustamente non ha mancato di sottolinearlo con puntiglio e precisione), qualche cosa di buono l’abbiamo fatto, ma spesso ci siamo trovato soli, è mancato l’apporto costante del gruppo.
Questo allora io oggi chiedo a voi, di impegnarvi nuovamente, di partecipare, partecipare davvero, di criticare, ma costruttivamente, di concedere magari il beneficio del dubbio a chi faticosamente cerca di fare qualcosa di buono e magari sbaglia.
Questo congresso avrebbe dovuto essere un congresso di prepensionamento, è diventato un congresso di rinascita. Facciamo che questa rinascita sia vera, continui al di fuori di queste porte, da qui da oggi in avanti.
Daniela Galazzi