Speciale
XIX Congresso di Md
GRUPPO EUROPA
MAGISTRATURA DEMOCRATICA, rileva che la parte più complessa dell’ordinamento europeo è al momento quella riguardante l’euro, il coordinamento delle politiche economiche e sociali, la realizzazione dei programmi della Agenda di Lisbona e che il consolidamento ottenuto degli organi sovranazionali (Parlamento, Commissione e Corte di giustizia), pur di grande efficacia non sia ancora idoneo, per sé solo, a conferire un carattere unitario ed efficiente anche per una moneta ed ad una Banca “senza stato”. Ribadisce che occorrerà distaccarsi dalla normativa dell’emergenza e portare avanti il tentativo- incompiuto e per tale incompiutezza responsabile anche della situazione in atto- di conferire con il Progetto di una Costituzione per l’Europa un più solido quadro istituzionale e costituzionale al “ sistema –Europa”.
Nel processo di integrazione le cessioni di sovranità dagli Stati all’Unione dovranno essere accompagnate da un incremento del potere di partecipazione e controllo dei cittadini europei. Occorre, quindi, praticare davvero le occasioni costituenti della crisi e fare di essa un bivio necessario, una presa di coscienza autocritica del sistema Europa, moneta compresa. Bisogna prendere atto che è finalmente entrato in agenda il tema dell’Europa politica e costituzionale, non più appannaggio di élites culturali; è visibile infatti la sua intima connessione con il benessere dei cittadini europei e l’effettività dei loro diritti fondamentali non più tutelabili nei soli confini nazionali.
Occorrerà poi:
a) fare in modo che i Trattati internazionali siano fatti rientrare nell’alveo del diritto dell’Unione (con la piena operatività della Carta dei diritti, cmpletando la costruzione di un governo economico, che dal piano fiscale a quello bancario si estenda alle politiche economiche e sociali;
b)corredare gli impulsi unitari sul piano finanziario e bancario con interventi che aiutino lo sviluppo e l’innovazione del “ sistema Europa” attraverso piani ad hoc sostenuti economicamente dall’Unione;
c) introdurre effettivi standard minimi di trattamento sociale in modo che le politiche di risanamento dei bilanci pubblici interni non si traducano, come spesso accade, in riduzione di tutele sociali e nella compressione del welfare europeo.
Salvaguardare il modello comunitario ed il modello sociale europeo accettando il piano costruttivo di una sua reale definizione a livello sovranazionale è un obiettivo primario .
In attuazione del Programma di Stoccolma, sarà necessario compiere scelte di politica legata al Rule of law e ai valori dell’Unione, ai diritti di cittadinanza e ai diritti fondamentali, che richiedono opzioni legislative più nette in materia di discriminazione, trasparenza, protezione dei dati personali, buona amministrazione; politiche meno timide rispetto alla libertà di circolazione, alle modalità del controllo delle frontiere, al riconoscimento del diritto d’asilo, alla regolamentazione delle politiche migratorie.
Il principio di solidarietà previsto dall’art. 80 del TFUE, dovrebbe essere valorizzato nella sua dimensione trasversale.
Occorre dunque un impegno ulteriore delle istituzioni e di quelle italiane in particolare, per spingersi verso il completamento dell’unità europea. Uno sforzo mirato, anche in vista della futura Presidenza italiana nella seconda metà del 2014, attraverso l’adozione di politiche che guardino il cittadino, la persona costituzionale., con al centro la Carta dei diritti fondamentali. Va infine ribadito l’impegno del giudice al fine di coordinare regole del nostro ordinamento su casi concreti fra diritto dell’Unione e diritto internazionale di matrice CEDU. Consolidare la giurisprudenza già inaugurata dalla Corte di giustizia che valorizza al massimo, in coerenza con la nuova formulazione dell’art. 6 del TUE, le potenzialità garantistiche del Bill of rights di Nizza e che ne fa un parametro di legittimità costituzionale della legislazione europea e, a catena, di quelle interne connesse al diritto dell’Ue. Il giudice, anello ultimo della catena che porta all’applicazione del diritto interno alla luce di quello comunitario, assume un ruolo primario e, per l’effetto, di grande responsabilità. L’interprete nazionale, organo di base dello spazio giudiziario europeo, ha il diritto ed il dovere istituzionale di utilizzare la propria funzione per consentire di trovare nel momento ermeneutico la sintesi ed il connubio ottimale in un sistema delle fonti sempre più etero-integrato.
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