E poiché le ragioni della non conferma passavano anche per significative interferenze nelle procedure di nomina, emerse nell’indagine perugina, la decisione lascia ancora più sconcertati.
L’immagine che se ne ricava è quella di un organo che non difende le sue decisioni, neanche quando la vicenda processuale presenta profili, di rilievo generale, connessi a fatti che hanno minato il prestigio e l’autorevolezza dell’intera magistratura, incrinandone la credibilità e la capacità di riscuotere fiducia presso i cittadini.
E la decisione risulta tanto più incomprensibile a fronte di quella, assunta dal precedente Consiglio, nei confronti di una collega unanimemente apprezzata per le sue qualità professionali ed in relazione ad una vicenda che, per la scarsità degli elementi a carico stigmatizzata dallo stesso Giudice amministrativo, non era minimamente comparabile, in termini di lesione all’immagine della magistratura, con quella oggetto della recente delibera.
Resta così l’amara percezione di un Consiglio debole con i forti e forte con i deboli, che non ci rassicura.
Ci auguriamo che, sin dalle prossime decisioni, una maggiore consapevolezza delle attese riposte da tutta la magistratura, per una rinnovata ed autorevole stagione consiliare, diventi la bussola che guidi le scelte dell’organo di governo autonomo.
L’esecutivo di Magistratura democratica