In occasione della Giornata dei diritti umani 2018, la Piattaforma per l’indipendenza dei giudici in Turchia ribadisce con forza che gli standard elementari in tema di diritti dell’uomo sono trascurati e violati in Turchia, anche attraverso l’abolizione dell’indipendenza della magistratura e l’arbitraria detenzione di migliaia di giudici turchi. Questa situazione è stata più volte denunciata ed è comprovata dalla vicenda di Murat Arslan.
Murat Arslan è un giudice turco e presidente di YARSAV, Associazione di giudici e pubblici ministeri della Turchia. È stato arrestato nell’ottobre 2016 ed è da allora in stato di carcerazione preventiva. Gli è stato assegnato il premio Václav Havel per i Diritti umani 2017 da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.
Il processo contro Murat Arslan è iniziato il 2 novembre 2017, con l’accusa di essere un membro attivo di FETÖ/PDY e di aver sostenuto questa organizzazione terroristica (FETÖ).
Nel corso del processo penale a suo carico, gli sforzi del pubblico ministero sono stati principalmente volti a dimostrare che FETÖ/PDY è un’organizzazione terroristica, costituita con lo scopo di infiltrarsi nelle istituzioni statali, e nel sistema giudiziario e, in particolare, che l’Associazione turca dei giudici e pubblici ministeri (YARSAV) − di cui Murat Arslan è presidente − ha avuto un ruolo in tale infiltrazione.
Le accuse rivolte contro Murat Arslan sono volte a dimostrare che egli sarebbe un affiliato di Fetullah Gülen con una doppia vita, e lo ritraggono come un traditore e come una persona che può essere facilmente corrotta.
La prova dell’effettivo uso del sistema di comunicazione ByLock (simile a WhatsApp o ad altre applicazioni per la comunicazione) e il suo valore come elemento probatorio delle accuse non sono mai stati attentamente analizzati né indagati in modo approfondito. Un testimone dell’accusa ha cambiato la sua deposizione. Due ulteriori testimoni dell’accusa sono stati sentiti da altre corti senza il coinvolgimento dei difensori e senza rendere nota la loro identità. Il processo non è ancora terminato e dovrebbe svolgersi un’altra udienza nel gennaio 2019.
Inoltre, un secondo filone di indagini penali è stato avviato contro Murat Arslan, per l’asserita diffamazione del Capo di Stato turco. Queste accuse sono basate sul contenuto di una lettera privata (!) inviata dal carcere da Murat Arslan a sua moglie.
YARSAV è stata per molti anni riconosciuta come la sola associazione indipendente di giudici e pubblici ministeri turchi da diverse associazioni di giudici a livello europeo e internazionale; Murat Arslan ha dedicato la sua vita alla difesa e al sostegno della necessità di salvaguardare l’indipendenza del potere giudiziario in Turchia e particolarmente a sottolineare come questo sia stato posto sotto il controllo dell’esecutivo nel 2014, ponendosi così insieme a YARSAV in opposizione al regime turco molto prima del verificarsi del colpo di Stato.
Va da sé che quando il potere giudiziario non è pienamente indipendente, o è posto sotto pressione, sui singoli giudici grava un’immensa responsabilità per la difesa dello Stato di diritto e lo stesso accade in una situazione o in un sistema che sperimenta una crisi politica della democrazia. Vi sono al riguardo precisi standard internazionali.
Non solo Murat Arslan in quanto presidente dell’Associazione indipendente di giudici YARSAV ma anche molti altri giudici turchi hanno dato prova di rimanere fedeli al compito di piena protezione dei diritti fondamentali nell’esercizio delle proprie funzioni giurisdizionali e da molti anni resistono alla crescente pressione sul potere giudiziario attuata dai leader politici turchi.
Non solo Murat Arslan in quanto presidente dell’associazione indipendente YARSAV, ma anche molti altri giudici turchi sono stati rimossi e sono ancora in carcerazione preventiva in condizioni che non rispettano gli standard internazionali.
Nella Giornata dei diritti umani 2018, la Piattaforma per l’indipendenza dei giudici in Turchia deve ancora sottolineare con forza che gli standard elementari in tema di diritti dell’uomo sono semplicemente ignorati e assolutamente non riconosciuti da parte dello Stato turco. Arresti e detenzioni arbitrarie e il diniego di un processo equo da parte di corti indipendenti e imparziali sono un fatto costante.
Richiamiamo le vostre ripetute promesse di sostenere i valori universali, e gli standard di diritti umani universalmente accettati.
Facciamo appello al vostro convincimento di non ammettere gravi violazioni dei diritti umani, senza farsi condizionare dalla necessità di difendere interessi economici o strategici.
La Piattaforma invita tutti i capi di Governo e i parlamenti a sostenere la Turchia perché si ristabilisca lo Stato di diritto e siano osservati i suoi obblighi in relazione al rispetto dei diritti umani fondamentali.
Edith Zeller, presidente dell’Associazione dei Giudici Amministrativi Europei (AEAJ)
José Igreja Matos, Presidente dell’Associazione Europea dei Giudici (EAJ)
Tamara Trotman, Presidente di Judges for Judges
Filipe César Marques, Presidente di Magistrati Europei per la Democrazia e le Libertà (MEDEL)
* Traduzione a cura di Mariarosaria Guglielmi, vicepresidente di Medel-Magistrats européens pour la démocratie et les libertés