Giustizia e riforme in cantiere
Sulle proposte di riforma dell’ordinamento giudiziario e del CSM
all’esito della riunione dell’11 dicembre 2021
Magistratura democratica sente di dover esprimere sin d’ora il suo dissenso più netto rispetto ad una proposta ministeriale che non garantisce un’adeguata rappresentanza di genere, né tantomeno persegue il necessario pluralismo della rappresentanza dei magistrati in Consiglio.
Le notizie sugli emendamenti che il Ministero della Giustizia starebbe per depositare in Parlamento in materia di ordinamento giudiziario impongono, per la rilevanza dei temi in discussione e delle soluzioni che si profilerebbero, e pur in assenza di un articolato scritto, alcune considerazioni immediate, poiché i tempi di discussione ristretti potrebbero condurre a soluzioni legislative distoniche rispetto ai fini dichiarati e soprattutto incoerenti con i valori costituzionali.
Magistratura democratica saluta con favore la proposta ministeriale di modificare le regole sul concorso per l’accesso in magistratura, nuovamente accessibile con la sola laurea in giurisprudenza, come richiesto da tutta la magistratura associata da anni.
Esprime invece netto dissenso per l’ipotesi ventilata di stabilire la segretezza del voto, nel plenum del CSM, per le nomine di direttivi e semidirettivi. La modifica, qualora effettivamente coltivata, è sbagliata e controproducente perché, oltre a impedire l’assunzione di responsabilità da parte dei consiglieri, non inciderà in alcun modo sulle pratiche distorsive, emerse a partire dal maggio 2019, che saranno addirittura coperte da una coltre di “riservatezza”.
Sulla legge elettorale per il CSM
Il sistema proposto prevede sette collegi, che eleggono ciascuno i due magistrati che riportano il maggior numero di voti: per i residui due magistrati di merito verranno prescelti “i migliori terzi” dei quattro collegi riservati alla categoria “merito”. Ciascun elettore, che voterà come ora tre schede (una per la cassazione, una per il pm, una per il magistrato di merito), potrà esprimere un solo voto per ciascuna scheda.
Il sistema comporta quale conseguenza naturale che:
- la componente togata del CSM sarà riconducibile esclusivamente ai due gruppi di volta in volta maggioritari;
- sarà precluso l’ingresso in consiglio agli altri gruppi, che assieme rappresentano al momento un terzo dei magistrati;
- diviene del tutto teorica la possibilità, per un indipendente, di essere eletto al Consiglio.
Magistratura democratica sente di dover esprimere fin d’ora il suo dissenso più netto rispetto a questo sistema di elezione di un organo che non ha necessità, per il suo funzionamento, di garantire la formazione di una stabile maggioranza.
Dissenso ancora più marcato perché la proposta non persegue e tanto meno garantisce:
- né il necessario pluralismo della rappresentanza dei magistrati in Consiglio,
- né un’adeguata rappresentanza di genere.
E, paradossalmente, il sistema proposto conduce a risultati esattamente opposti alle finalità dichiarate di eliminare “il potere delle correnti”, che sceglieranno per ciascun collegio “il” candidato, concentrando su questo le preferenze, in modo da farlo arrivare almeno secondo.
Di nessuna utilità, oltre che incostituzionale, il sorteggio dei candidati qualora gli aspiranti non siano sufficienti a garantire “la scelta”: è praticamente certo che il sorteggiato, oltre a non essere seriamente interessato all’elezione, non sarà in grado di competere seriamente con chi ha alle spalle un gruppo organizzato e portatore di un consenso rilevante.
Ci troviamo di fronte ad un grave passo indietro rispetto alle proposte susseguitesi negli ultimi anni, come quella c.d. Silvestri nonché quella Luciani formulata dalla commissione da questi presieduta, peraltro istituita e nominata proprio dalla Ministra in carica.
È invece evidente che un sistema con chiari elementi di proporzionale, non necessariamente per liste, conseguirebbe il duplice obiettivo di escludere, o comunque limitare fortemente, il potere di influenza delle correnti, oltre a garantire la rappresentanza di tutte le idee e le sensibilità che attraversano e vivificano la magistratura italiana.
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