Speciale XXI Congresso
La mozione finale
BOLOGNA, 3-6 novembre 2016
MOZIONE FINALE
Il XXI Congresso di Magistratura Democratica ha posto al centro della sua riflessione il tema delle disuguaglianze e della risposta alle nuove domande di tutela dei diritti.
È, infatti, nella tutela dei diritti che Magistratura Democratica riconosce la sua ragion d’essere e di agire nella società italiana e nella giurisdizione.
L’art. 3 cpv. Cost. costituisce ancora il punto di riferimento ineludibile per la definizione del modello costituzionale di magistrato nella consapevolezza che la magistratura non vive una dimensione separata rispetto ai processi che si producono nella società, ma ne è al contrario parte integrante ed è chiamata a svolgere un ruolo determinante e, per certi versi, insostituibile nel percorso di arricchimento della democrazia.
Nell’ultimo decennio il solco delle diseguaglianze è stato profondamente scavato da una politica miope e lontana dal disegno costituzionale, che ha escluso dalla fruizione di tutele, anche minime, intere categorie di soggetti, in nome di ragioni di bilancio elevate a priorità; ha impoverito e definitivamente precarizzato il mondo del lavoro attraverso la metodica demolizione di garanzie che non solo non hanno ridato dinamismo al mercato, ma hanno riportato la legislazione all'epoca precedente allo statuto dei lavoratori, marginalizzando l’intervento e il ruolo del giudice.
Il contesto europeo e internazionale, nonostante il grande sforzo del nostro paese volto al salvataggio e all’accoglienza dei migranti e al contrasto dello sfruttamento illegale delle migrazioni, ha drammatizzato il fenomeno epocale delle migrazioni stesse, che non solo amplifica l'area dell'esclusione ma ormai determina vistose regressioni all'interno di consolidati sistemi democratici.
Nel contempo è cresciuta nella società, talora in forme inedite, la richiesta di tutela giurisdizionale dei nuovi diritti che devono essere rispettati ed affermati in ogni momento ed in qualsiasi luogo - nella famiglia, in ogni forma di unione, nei corpi sociali, nelle attività professionali, nelle istituzioni “totali - e di quelli collettivi, che attengono alla gestione delle risorse, alla tutela dell'ambiente, agli spazi e ai beni comuni, al diritto della conoscenza.
La strada per la tutela dei diritti è ancora molto lunga e resta centrale il ruolo della giurisdizione, sorretta da una visione capace di ispirare quei magistrati che, nell'attività quotidiana, nell'interpretazione delle norme, nella capacità critica ed autocritica delle potenzialità e dei limiti della funzione giudiziaria esprimono il punto di vista di chi intende affermare ancora oggi, sempre di più, i valori della Costituzione e della democrazia.
In ciò è imprescindibile il riferimento alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea ed il ricorso a tutti gli strumenti sovranazionali ed internazionali di attuazione dei diritti.
Questa stessa capacità di analisi e di critica deve investire, di necessità, il terreno della giustizia penale e il suo impatto sulla società. È sufficiente analizzare la composizione sociale della popolazione detenuta per rendersi conto di quanto la penalità, nel suo funzionamento oggettivo, sia ancora distante dalle premesse costituzionali e di come gli strumenti di protezione e di compensazione sociale abbiano lasciato il campo a processi di criminalizzazione e di imprigionamento delle “povertà colpevoli” mentre resta ancora insufficiente la complessiva risposta del sistema ai fenomeni sistemici di criminalità organizzata e di corruzione.
Crediamo che MD debba rilanciare, assieme agli altri attori sociali, il suo ruolo di difesa dei valori costituzionali e di critica a politiche, culture e prassi di ordine pubblico e giudiziarie che, più o meno consapevolmente, tornano ad essere imperniate su scelte simboliche e sul conflitto tra sicurezze e diritti. È un impegno imprescindibile in questa fase storica, nella quale lo sfondo della necessaria azione di contrasto al terrorismo rischia di inquinare il ruolo della giurisdizione e di far tramontare, insieme a ogni alternativa a una giustizia basata sul dualismo delitto/pena, tutti i progetti di realizzazione di un garantismo effettivo e di un carcere ispirato al principio costituzionale di riabilitazione, nello spirito degli Stati generali dell’esecuzione penale.
Una giurisdizione che incarni questi valori necessita di un autogoverno trasparente ed efficace che ispiri la propria azione al principio di indipendenza. Sono poi necessarie risorse umane e materiali adeguate ed interventi di riorganizzazione del sistema che emancipino i magistrati dalle attuali condizioni di lavoro che ostacolano il pieno svolgimento del loro ruolo costituzionale e favoriscono ripiegamenti e chiusure corporative. In questo contesto l’autogoverno è chiamato a garantire un efficace sistema di selezione dei dirigenti e di valutazione di professionalità sulla base di criteri obiettivi e verificabili – lontani da logiche spartitorie e sudditanza alla politica - che privilegino le capacità e scoraggino il carrierismo.
In questa prospettiva il gruppo intende fornire un’elaborazione culturale e programmatica finalizzata a promuovere un modello di magistrato impegnato nell’esercizio della giurisdizione costituzionalmente orientata e promotore di forme di organizzazione democratica degli uffici.
Per consentire un corretto esercizio della discrezionalità nelle nomine e restituire ai magistrati fiducia nel buon funzionamento dell’autogoverno, appare opportuno valorizzare la durata della concreta esperienza giudiziaria e l’efficacia dei risultati raggiunti quali affidabili indici di maturità professionale e capacità organizzative
Nella valutazione dell’idoneità ad assumere funzioni dirigenziali, lo svolgimento di attività giudiziaria non può soccombere all’attività extragiudiziaria e, tanto meno, all’attività fuori ruolo; il Consiglio Superiore deve introdurre precisi parametri di valutazione in tal senso.
A tutela dell’immagine di indipendenza della magistratura, chi ha svolto a lungo attività fuori ruolo non deve assumere incarichi dirigenziali se non dopo essere tornato per un congruo periodo a svolgere attività giudiziaria ordinaria .
È doveroso che il dirigente non confermato (o decaduto per decorso del tempo) sia pienamente reintegrato nel lavoro ordinario. È necessario adoperarsi affinché questa materia sia disciplinata e assoggettata a controllo da parte del CSM, come avviene per i casi di ultradecennalità.
Il CSM deve promuovere metodi collegiali e democratici di gestione degli uffici e garantire che il conferimento di deleghe su singole materie venga esteso attraverso modalità trasparenti e partecipate anche ai magistrati che non abbiano funzioni dirigenziali, così che ciascuno possa essere coinvolto nell’organizzazione del servizio e possa concretamente formarsi a dirigere, secondo una concezione della dirigenza “frazionata” e “diffusa”.
Anche l’Associazione Nazionale Magistrati si deve fare promotrice di progetti di riforma che sfidino la politica sul piano della qualità e della efficienza della giustizia mettendo al bando logiche neocorporative ed operando per una giurisdizione fondata sui valori di eguaglianza sanciti dall’art. 3 Cost..
Magistratura democratica, nel difendere l’indipendenza della magistratura, rifiuta – nei fatti e nei comportamenti – ogni forma di interferenza dei poteri politici ed economici nella libera espressione dell’associazionismo e del governo autonomo.
Magistratura Democratica è stata anche fin dalla sua nascita un punto di riferimento in un contesto di democrazie deboli e di autoritarismi striscianti, per le magistrature e le associazioni di magistrati la cui indipendenza ed il cui diritto perfino di esistere sono conculcati. Decisivo è stato nel 1985 il suo ruolo nella costituzione di MEDEL, una federazione di associazioni di magistrati democratici cresciuta negli anni ad arricchita dall'apporto delle nuove associazioni via via nate nelle nuove democrazie.
L'interconnessione istituzionale tra gli Stati in Europa e nel mondo (EU, UN, CoE, ...), il liberismo selvaggio della globalizzazione economica, la difficoltà nell'affermazione dello stato di diritto, il regresso delle garanzie e l'erosione della giurisdizione anche all'interno dell'Unione hanno bisogno di una magistratura culturalmente attrezzata, determinata nel prendere iniziative quando necessario, aperta, non ripiegata su se stessa e incapace di viversi come servizio per la società e la giustizia. Esempio vivo di quanto detto sta nel ruolo di MEDEL nelle drammatiche vicende accadute, anche in queste ore, in Turchia.
Gli obiettivi di MEDEL (affermazione e difesa dei diritti e delle minoranze e delle differenze, dei diritti degli immigrati e dei più svantaggiati in una prospettiva di emancipazione sociale dei più deboli, difesa dell'indipendenza, democratizzazione del sistema giudiziario, contrasto alla gerarchizzazione, trasparenza, accountability, libertà di espressione, giustizia come servizio) sono gli stessi di MD, e bisogna continuare a perseguirli.
Siamo consapevoli che ci troviamo in un momento storico avverso alla realizzazione di questo disegno, in cui il potere politico non è in grado di governare il sistema economico che impone le sue logiche, completamente indifferente ai valori in cui noi crediamo.
MD ha un indiscutibile ruolo di riferimento per l’affermazione nell’esercizio della giurisdizione di questi valori e di un modello di magistrato attento ai principi costituzionali e capace di costituire un punto di riferimento per coloro che guardano a noi come interlocutori.
Questo ruolo deve essere mantenuto ed anzi rilanciato senza limitazioni dello spazio di riflessione, di critica e di intervento nell'ambito politico, istituzionale e associativo.
Questo obiettivo Magistratura Democratica intende realizzarlo auspicando che i propri iscritti aderiscano ad AREA rafforzandola e portando al suo interno le idee, i valori e i progetti di Magistratura democratica.
Questa è la strada indicata dal XXI congresso per tenere alti i valori per i quali ci siamo impegnati dalla nostra nascita, per confermare l’attualità e la necessità del progetto di Magistratura Democratica nella giurisdizione e della società italiana.
(6 novembre 2016)
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