Pillole
Numero chiuso in carcere
Riprende a circolare l’idea, a mio giudizio pessima, di costruire nuove prigioni per far fronte all’attuale sovraffollamento (e, sia detto per inciso, alla ulteriore marginalizzazione delle persone per una ragione o per l’altra in condizioni di disagio sociale). Md deve respingere questa prospettiva. E’ vero. Non è questa la stagione per le riforme ispirate alla logica del diritto penale minimo.
In attesa che questa stagione si apra, sperabilmente con la prossima legislatura, e preso atto della modesta efficacia delle leggi “svuota carceri” del 2010 e del 2012 che hanno lasciato praticamente irrisolto il problema, Md può rilanciare l’idea del “numero chiuso” in carcere (ne ho scritto con Carlo Renoldi, qualche anno fa, su Questione Giustizia).
In sintesi. Eccezion fatta per i reati particolarmente gravi, per i quali sarà necessario procedere immediatamente all’esecuzione della sentenza di condanna, per gli altri si programmano entrate scaglionate in relazione alla disponibilità di posti, prevedendo per i condannati eccedenti il decorso immediato della pena in detenzione domiciliare.
Su un’idea del genere si potrebbe costruire un convegno, certamente insieme ai Giuristi Democratici, forse anche con l’Arci. Che ne dite?
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Articolo comparso su "Il Manifesto" del 15 agosto 2023
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Editoriale
Ordine pubblico democratico
In questi giorni le notizie di cronaca hanno riportato una serie di episodi che richiamano la nostra attenzione sull’uso legittimo della forza pubblica e sul concetto di ordine pubblico.
“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni”(Dostoevskij)
La Casa Circondariale di Napoli Poggioreale “Giuseppe Salvia”
Il luogo di detenzione non è solo quello dove un individuo deve scontare la sua pena, ma un luogo dove, come ci insegna la Costituzione, bisogna predisporre tutti gli strumenti idonei per offrire, a chi ha sbagliato, nuove possibilità di reinserimento sociale, al fine di scongiurare che ritorni a delinquere e per tutelarne sempre la dignità e la salute psicofisica.
Carcere
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Il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria è una realtà estremamente complessa, senza eguali rispetto alle altre articolazioni del Ministero della Giustizia: sia per il suo enorme budget, pari a oltre 3 miliardi e 200 milioni di euro, pari a circa metà dell’intero bilancio ministeriale; sia per l’elevato numero di unità di personale, oltre 45.000, cui si aggiungono le circa 56.000 persone oggi detenute; sia per il numero di strutture penitenziarie, poco meno di 200, alcune delle quali, per dimensioni, sono vere e proprie piccole città; sia per la varietà delle interrelazioni con altre amministrazioni, centrali e locali, su temi cruciali per gli equilibri del sistema penitenziario (salute, lavoro, formazione, assistenza sociale); sia per le implicazioni politiche che riguardano il discorso pubblico sulla pena e sul carcere e per un’attenzione mediatica in genere rivolta a cogliere i segnali di pericolo che provengono da una realtà avvertita come minacciosa, quasi mai a tentare un’analisi razionale dei problemi e delle possibili soluzioni, rispetto a cui vi è una coazione a ripetere slogan ideologici e spesso privi di qualunque aggancio con il mondo reale.
Chi è cosa. Chi pensa cosa
La conversione in legge del decreto no vax/ergastolo/rave
L’interpretazione della legge passa anche attraverso l’esame, quando è necessario, dei lavori preparatori. Non è quello che intendiamo fare qui, proponendo brevi estratti degli interventi per dichiarazione di voto alla Camera dei Deputati sulla fiducia posta dal Governo sul “decreto No vax/rave/ergastolo”. Ma crediamo che la lettura, sia pure per sintetico estratto, di ciò che i rappresentanti dei diversi partiti hanno detto, consenta a tutti di vedere “chi è cosa” e “chi pensa cosa”.