Riprende a circolare l’idea, a mio giudizio pessima, di
costruire nuove prigioni per far fronte all’attuale sovraffollamento (e, sia
detto per inciso, alla ulteriore marginalizzazione delle persone per una
ragione o per l’altra in condizioni di disagio sociale). Md deve respingere
questa prospettiva. E’ vero. Non è questa la stagione per le riforme ispirate
alla logica del diritto penale minimo.
In attesa che questa stagione si apra,
sperabilmente con la prossima legislatura, e preso atto della modesta efficacia
delle leggi “svuota carceri” del 2010 e del 2012 che hanno lasciato
praticamente irrisolto il problema, Md può rilanciare l’idea del “numero
chiuso” in carcere (ne ho scritto con Carlo Renoldi, qualche anno fa, su
Questione Giustizia).
In sintesi. Eccezion fatta per i reati particolarmente
gravi, per i quali sarà necessario procedere immediatamente all’esecuzione
della sentenza di condanna, per gli altri si programmano entrate scaglionate in
relazione alla disponibilità di posti, prevedendo per i condannati eccedenti il
decorso immediato della pena in detenzione domiciliare.
Su un’idea del genere si potrebbe costruire un convegno,
certamente insieme ai Giuristi Democratici, forse anche con l’Arci. Che ne
dite?