ROMA – I fatti che emergono dagli atti d’indagine della d.d.a. della Procura della Repubblica di Milano nei confronti anche di magistrati in servizio in uffici giudiziari calabresi appaiono oggettivamente gravi e suscitano sconcerto e indignazione.
Al di là di ogni valutazione sul merito delle accuse, non si può ignorare l’inquietante rete di relazioni tra appartenenti all’ordine giudiziario, pubblici amministratori ed esponenti della criminalità organizzata che emerge dalle indagini, con evidente compromissione della funzione giudiziaria e dell’immagine della magistratura.
Ribadiamo ancora una volta che la magistratura è un corpo sano, capace di trovare al proprio interno i rimedi necessari ad individuare i comportamenti dei singoli contrari alla legge. Proprio per questo ha il dovere, come sempre ha fatto, di accertare con massimo rigore al proprio interno comportamenti quali quelli qui ipotizzati.
L’Associazione nazionale magistrati chiederà al collegio dei probiviri di valutare con la massima urgenza la compatibilità dei fatti contestati con l’appartenenza all’associazione.
La Giunta esecutiva centrale