Referendum
Md e il diritto di parola dei magistrati
Nell'intervista a "Il Messaggero" del 7 maggio 2016 il Consigliere del CSM Luca Palamara attribuisce all'adesione di Magistratura democratica al Comitato per il NO nel referendum costituzionale l'intenzione di appellarsi alla piazza, e con ciò di ricercare improprio consenso popolare su temi che non potrebbero richiederlo.
Sorprende che chi spende il nome della "Costituzione" come ragione del proprio impegno associativo, confonda l'impegno nella difesa dell'architettura costituzionale con la contingente contesa politica e assimili la leale enunciazione delle ragioni di una scelta ideale a una mera contrapposizione politica, del tutto estranea alle finalità dell'impegno.
Nel respingere ogni tentativo di strumentalizzazione di un'iniziativa referendaria che vede schierati maestri del diritto costituzionale e leali custodi del sistema repubblicano, rivendichiamo il pieno diritto come magistrati associati, di intervenire nel dibattito pubblico tutte le volte in cui sono in gioco principi fondamentali, senza che ciò inquini in alcun modo la nostra indipendenza, l'autonomia e la terzietà nell'esercizio della giurisdizione. E' ovvio che ciò vale per noi, come per i componenti del Consiglio Superiore della Magistratura.
Rassicuriamo il Consigliere Palamara che il nostro intervento pubblico, al pari della sua intervista, non ha finalità di schieramento politico e saprà mantenersi nei binari di un ragionato confronto pubblico.
Il Comitato Esecutivo di Magistratura democratica
(8 maggio 2016)
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