“Non sgomberiamo la
Costituzione” non è uno striscione issato nella manifestazione dei senza
casa sabato scorso a Roma. Ma il titolo di un documento scritto e diffuso da
Magistratura democratica, la corrente di sinistra della magistratura all’indomani
dello sgombero del palazzo di via Curtatone a Roma e del seguente sgombero, con
metodi decisi come tutti gli sgomberi, di Piazza Indipendenza dove si erano
accampate alcune delle famiglie che occupavano da tre anni l’immobile. Quelle
che una volta erano chiamate Toghe rosse, e di cui s’erano un po’ perse le
tracce ultimamente, hanno preso una posizione molto netta contro il metodo
degli sgomberi nel momento in cui “il diritto alla proprietà prende il
sopravvento sui diritti sociali e umani”. Il documento è stato scritto
dall’esecutivo di Magistratura democratica. Ne parliamo con Letizio Magliaro,
gip a Bologna e membro dello stesso esecutivo.
Dottor Magliaro, Md
si schiera contro la proprietà privata in favore dei diritti della persona?
Questa lettura è passata solo in certi ambienti. E non è
questo, ovviamente, il nostro punto di vista. Il documento nasce da una
riflessione che stiamo facendo da tempo all’interno di Magistratura
democratica. A maggio scorso abbiamo tenuto un seminario sulle occupazioni.
Dunque non è stato il
caso Roma il vostro suggeritore?
Non direi proprio, da qualche mese Md sta prendendo
posizione dicendo no all’uso dell’ordine pubblico al posto delle politiche
sociali. È una scorciatoia che la politica non dovrebbe mai prendere.
Una curiosità: Md sta
attraversando un periodo di crisi e ha dato vita con altre sigle della
magistratura associata al cartello Area. Avete discusso il documento con Area?
Non c’è stato tempo per farlo. Ma mi auguro che Area abbia
la nostra stessa sensibilità.
C’è un passaggio nel
documento che ha fatto discutere più di altri. Lo ripropongo testuale. “È
necessario tornare alla Costituzione e alle sue prescrizioni limpide in materia
di uso residuale del diritto penale, di prevalenza dei diritti sociali e umani
su quelli di proprietà, di partecipazione di tutti gli interessati alle
decisioni che riguardano la loro vita. Anche la vicenda delle occupazioni
abusive e degli sgomberi non si deve sottrarre a questo mutamento di
rotta”. Che significa?
Ogni punto di quel documento è importante. Spero lo si
voglia leggere nella sua interezza. A noi preme dire e ribadire che esistono
vari modi per declinare il concerto di legalità e che non tutto è riconducile
al diritto penale. La nostra Costituzione prevede quelli che sono i diritti
sociali, il diritto alla casa, alla salute, all’istruzione, i diritti che
promuovono la socialità e la dignità delle persone e come tali vanno tutelati.
Con quel documento noi vogliamo richiamare la politica al suo compito:
promuovere i diritti sociali che sono anche alla base del welfare. Anche questo
costituzionalmente garantito.
La nostra
Costituzione però tutela chiaramente la proprietà privata. Articolo 42: “La
proprietà è pubblica o privata. I beni economici appartengono allo Stato, ad
enti o a privati. La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla
legge”.
Quell’articolo prosegue dicendo che “la legge ne
determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne
la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”. Vede, i diritti
sociali sono una bestia strana, non è che uno va davanti ad un giudice per ottenere
la garanzia di una casa. Quello alla casa non è un diritto azionabile davanti
al giudice. I diritti sociali sfuggono per lo più ai codici ma sono la base
della nostra Carta che ne chiede di continuo l’applicazione per ogni soggetto
che ne sia titolare.
Il tema in oggetto
quindi non è se viene prima il diritto alla proprietà privata o ai diritti
sociali?
Messa così la questione è mal posta. Punto è che di fronte
agli sgomberi e alla gestione delle case sfitte va tutelato anche il diritto ad
una civile abitazione senza negare ovviamente la proprietà privata. Tutto
questo non può passare solo dal giudice, penale o civile che sia, ma deve
tenere presente il dettato della nostra Carta. Vede, la Costituzione americana
prevede il diritto alla ricerca della felicità. La nostra, forse più
prosaicamente, promuove quei diritti alla cui realizzazione è legato il
riconoscimento del valore della persona.
Muccino gli ha
dedicato un film, La ricerca della
felicità…
Diciamo che la Carta americana ha una diversa impostazione…
Nel caso di Roma gli
occupanti hanno detto no a soluzioni alternative, erano state loro proposte
alcune case a Rieti. In questo caso i diritti sono stati rispettati?
Non conosco questo dettaglio. Dico però che quando si è
davanti ad un fenomeno sociale –
parliamo in questo caso non solo di senza tetto ma anche di rifugiati, persone
scappate e per questo orfane di ogni vincolo sociale – la politica nelle sue azioni deve farsi carico anche di quel
minimo di rapporti e consuetudini che sono alla base di una convivenza e della
socialità. Non si possono spezzare o dividere vincoli familiari o di amicizia o
abitudini che fanno la qualità della vita. O meglio, lo si deve fare solo se
non c’è alternativa.
La circolare sugli
sgomberi del ministro Minniti – sgomberare solo se sono pronte le alternative e
le soluzioni – va nella direzione da voi auspicata?
È un buon segnale. Nell’affrontare questioni così delicate
servono fantasia e coraggio ancora più che i codici e le norme. Alla politica,
specie quella di sinistra, si chiede di ragionare in termini di diritti e non
di un astratto ripristino della legalità. Il sindaco La Pira a Firenze negli
anni cinquanta, non un pericoloso estremista, requisì abitazioni private per
fare fronte ad un’emergenza abitativa. Anche oggi mi pare che si parli di immobili
sequestrati alle mafie.
Che ne pensa Md delle
scelte fatte dal ministro Minniti? Ha un’impronta troppo legalitaria?
È un ministro che si occupa molto di una generica richiesta
di sicurezza ricollegandola però alla percezione dell’insicurezza e non ai dati
oggettivi. Preoccuparsi dell’insicurezza percepita è la negazione della
politica. Lasciamo cavalcare le paure agli imprenditori dell’insicurezza. Su
occupazioni e sgomberi ci pare che sia stata fatta una scelta diversa.