Proviamo a fare bene

Intervento

Proviamo a fare bene

Da mailing list Anm - Intervento di Simone Silvestri all'assemblea distrettuale Anm Toscana del 9 dicembre 2024


Da tempo stiamo vivendo un vasto tentativo di riassetto degli equilibri tra poteri dello Stato che spinge verso un allargamento della capacità del potere esecutivo di incidere sui beni della vita e verso una limitazione dello spazio costituzionale riservato al potere legislativo (nella genesi delle norme) e al potere giurisdizionale (nel controllo del rispetto dei diritti).

I disegni di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, sulla composizione dei CSM e sull’istituzione dell’Alta Corte e quello sul Premierato fanno parte di questo disegno, ma non ne rappresentano che l’epifania, perché già oggi possiamo affermare che la costituzione materiale è stata modificata da quelle spinte.

La legge elettorale che prevede la presentazione di liste disancorate dal territorio e dalla base e un forte premio di maggioranza, lo scadimento inarrestabile del dibattito pubblico fino allo slogan sui social, l’aumento dell’astensionismo fin oltre il 50% degli aventi diritto, il ricorso permanente alla decretazione d’urgenza e al voto di fiducia hanno, di fatto, svuotato gran parte delle prerogative del Parlamento e delle minoranze, che in esso non trovano più il naturale spazio dialettico.

Il frequente ricorso del ministro della Giustizia all’ispezione e all’azione disciplinare con motivazioni che, di fatto, si esauriscono nel non gradimento della decisione adottata dal magistrato, la critica incontinente, nei modi e nelle funzioni, esercitata da rappresentanti dell’esecutivo, spinta fino all’attacco personale allo stile di vita del magistrato sgradito, malamente camuffata dal richiamo al rispetto dell’imparzialità o al rispetto di un’inesistente dovere di collaborazione, il tentativo di allargare il campo dell’illecito disciplinare alla mancata astensione per la precedente espressione finanche delle proprie idee giuridiche, sono tutte azioni che, per quanto fortemente criticate, fallite o ritirate, hanno raggiunto l’obiettivo di intimorirci, colpendo la nostra serenità, nel lavoro e nella vita, e con essa minacciando l’indipendenza della magistratura.

A queste forme di ingerenza più aggressive e mirate vanno, poi, aggiunte le modifiche sistemiche introdotte da una riforma dell’ordinamento giudiziario, che favorisce le carriere a discapito della orizzontalità delle funzioni, e dalla rivoluzione digitale, che in nome della velocità, dell’efficienza e della produttività, in assenza di controllo e vaglio critico, tende a favorire l’omogeneizzazione delle decisioni guardando alla performance, piuttosto che alla qualità della risposta alla domanda di giustizia, e scambiando la performatività per la certezza del diritto. Anche in questo caso è attraverso il timore, di una valutazione di professionalità non positiva o di un provvedimento disciplinare, che si agisce sulla serenità e quindi sull’indipendenza della magistratura.

In vista della Assemblea del 15 dicembre un documento, circolato in questi giorni, ci invita a fare presto e a predisporre presidi nazionali e locali per contrastare il percorso di riforma costituzionale avviato dal governo.

Penso che questa occasione che ci unisce sia da cogliere, non solo per fare presto, ma anche per provare a fare bene, ponendo da oggi le basi perché le prossime elezioni per il rinnovo del CDC dell’ANM esprimano una convergenza dei gruppi. Perché non è questione di essere moderati o progressisti, per pretendere che tra le componenti elettive togate del CSM vi sia unità nella difesa dei colleghi attaccati solo per aver adottato decisioni sgradite al potere esecutivo o per pretendere che tra gli stessi componenti del CSM vi sia unità nell’esercitare un controllo effettivo e stringente sull’innovazione e sulla formazione delle banche dati o per pretendere che nessuno ceda alle iniziative punitive della politica.

Oggi, purtroppo sappiamo bene che tutto questo non accade e che in più di una occasione, nel CSM e nell’ANM, la normalizzazione voluta dalla politica ha trovato una sponda in chi si dice moderato e apolitico.

Penso, infine, che sia l’occasione (cruciale) per molti di noi per capire che l’impegno dell’ANM, che tante volte si chiede con lo slancio di una firma, sarà tanto più forte, quanto sarà impegno concreto di tutte e di tutti, quanto prima cominceremo a rinunciare alla delega e saremo attivi, nei gruppi e con le giunte locali, e non ci accontenteremo delle rituali promesse del bravo collega.

Quel timore che ci sbattono addosso è estraneo al nostro lavoro quanto la speranza in un beneficio, e se vogliamo un vero rinnovamento, dobbiamo prendere coscienza che timore e speranza sono erbacce coltivate anche tra noi, da chi si costruisce una carriera o ce la fa sognare, da chi progetta svolte basate solo sulla forza dei numeri e non delle idee, da chi non è capace di cedere alla trasparenza parte del margine di discrezionalità che risiede nelle scelte e preferisce avere le mani libere per raccogliere il frutto di quei numeri e aumentare le proprie quotazioni.

Altri numeri dicono, invece, che la magistratura di domani sarà prevalentemente donna e giovane. Non c’è nessuno di meglio per modi nuovi di essere ANM.

09/12/2024

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