ROMA – Il plenum del CSM con 18
voti a favore e 3 contrari (Palumbo, Zanon, Romano) ha adottato, il 7 settembre, una risoluzione relativa al
c.d. “processo lungo”. Il
parere del Consiglio è, ovviamente, molto critico per “ l’evidente
capacità di rallentare a dismisura la durata di tutti processi
penali attualmente in corso, fatta eccezione solo per quelli per i
quali sia stato già chiuso il dibattimento di primo grado”.
In
particolare la critica riguarda, oltre alla facoltà, per l’imputato,
di “interrogare o fare
interrogare, a mezzo del
difensore le persone che rendono
dichiarazioni a suo carico”:
–
la limitazione della valutazione del giudice in ordine alla
ammissibilità delle prove alla sola “manifesta non pertinenza”
con le intuibili conseguenze in ordine alla dilatazione dei tempi del
procedimento, alla disincenentivazione nell’uso dei riti
alternativi, alla violazione del principio costituzionale della
ragionevole durata del processo;
–
la necessità di ripetere, a semplice richiesta dell’imputato,
l’istruttoria dibattimentale anche su fatti già accertati con
sentenze irrevocabili.
La
risoluzione evidenzia come l’intervento legislativo sia finalizzato
ad agevolare l’abuso del processo e legittimare le più varie
tattiche dilatorie ed opera una ulteriore e forse decisivo
stravolgimento del modello processuale vigente con l’obiettivo
(ormai quasi enunciato) di perseguire la paralisi, l’implosione del
processo penale.
Vittorio
Borraccetti, Paolo Carfì, Franco Cassano, Nello Nappi, Roberto
Rossi, Francesco Vigorito
LA RISOLUZIONE: