Processo Civile Telematico
Una proposta di metodo
Le recenti, gravi disfunzioni nei servizi informatici legati al PCT rendono evidente la necessità di un cambio di paradigma nella programmazione e verifica degli aggiornamenti di sistema, da perseguire mediante una gestione più partecipata dal basso e tramite un maggiore coinvolgimento degli Uffici da parte della DGSIA.
La proposta di apertura di una pratica presso la VII Commissione CSM per un confronto urgente con la DGSIA, sollecitata dai consiglieri di AreaDG, stigmatizza – condivisibilmente – una disfunzione che sta creando seri problemi ad una gestione efficiente degli affari civili.
Ieri, infatti, la DGSIA ha comunicato una nuova sospensione dei servizi informatici dalle 18.00 sino alle 9.00 di lunedì 19 luglio.
La gravità dei problemi che si sono verificati in questa settimana in tutti i settori del civile (compresi fallimenti ed esecuzioni) è ben descritta nella predetta proposta di apertura di una pratica presso la VII Commissione consiliare.
Il timore che analoghi disservizi si possano ripetere da lunedì è fortissimo e contribuisce a rendere ancora più gravose e insicure le condizioni di lavoro dei giudici e delle cancellerie civili, in questi giorni che precedono l’avvio del periodo feriale, abitualmente contraddistinto da un forte incremento di depositi dei provvedimenti da parte dei giudici e di istanze da parte degli avvocati.
Da un lato è comprensibile la scelta della maggior parte dei giudici civili, che come si legge nella proposta di apertura pratica “… preferisce non aggiornare consolle temendo conseguenze nefaste…”, alla luce delle esperienze passate in occasione di tutte o quasi tutte le modifiche apportate a Consolle; dall’altro è necessario insistere nella richiesta di un netto miglioramento delle modalità – anche comunicative – con cui tali modifiche vengono introdotte, e nella domanda di cautele adeguate, che pure un tempo erano seguite (quali la prassi di avviare gli aggiornamenti in un solo distretto per svolgervi una fase sperimentale e preservare gli altri dai danni provocati da strumenti testati in modo insufficiente).
Da ultimo destano preoccupazione anche i primi riscontri circa l'avvio del PCT in Cassazione: la lentezza dell'applicativo (diverso da quello utilizzato dai giudici di merito) e le difficoltà nell'introduzione dell'obbligo di deposito telematico degli atti da parte degli avvocati, con la conseguente necessità di tornare a "scansionare" atti oramai tutti nativi digitali, sono solo alcune delle problematiche emerse, rispetto alle quali chiediamo celeri risposte e soluzioni, per permettere anche agli uffici di legittimità di beneficiare dei grandi vantaggi che l'informatica ha portato alla giurisdizione di primo grado, garantendo un armonico sviluppo informatico dell’intero comparto civile.
Il PCT è cresciuto e si è diffuso sulle gambe di tanti semplici colleghi armati solo di buona volontà, che hanno creduto nell’efficiente strumento della innovazione digitale, investendovi tempo ed energie.
Siamo convinti della necessità di una gestione più partecipata dal basso, e di un maggiore coinvolgimento degli uffici da parte della DGSIA, nel definire adeguate modalità, il più possibile concordate, nella programmazione e nella verifica degli aggiornamenti di sistema.
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