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Plenum straordinario di martedì 3 dicembre 2024: nuovo TU sulla dirigenza giudiziaria
Ieri pomeriggio si è tenuto il secondo plenum straordinario per la discussione e votazione delle due proposte di modifica del TU sulla dirigenza giudiziaria
Preliminarmente si è discusso della riapertura dei termini per la presentazione degli emendamenti (che, di regola, a norma dell’art 81 reg. int. del CSM vanno depositati e illustrati preliminarmente alla discussione delle proposte): la ratio è chiaramente intuibile: tutti i consiglieri vanno messi in condizione di conoscere di cosa si sta parlando. Nel caso di specie il termine era stato indicato nel corso della precedente seduta straordinaria di mercoledì scorso, 28 novembre, in cui era stata fissata la scadenza per la presentazione degli emendamenti alle 12:30 di quella seduta (quindi dopo che già gli interventi e la discussione era stata avviata). Votata la riapertura dei termini (per la quale io ho votato contro, stante il disposto regolamentare, che sul punto non prevede la votazione del consiglio, ma riserva la decisione al presidente della seduta), nel corso della discussione su tale tema, rispondendo ad un intervento con il quale ci si doleva della circostanza che tutti gli emendamenti presentati afferivano alla proposta 1 (senza punteggi) -quasi che noi (sostenitori della proposta punteggi) più che illustrare la nostra, indugiassimo a criticare l’altra- ho evidenziato che gli emendamenti sono stati presentati perché noi ci siamo rapportati a queste proposte di modifica del testo unico in maniera davvero laica, scevra da pregiudizi, e, dunque, con l’unico obiettivo di rendere migliori i testi presentati. Questo è lo spirito che ci ha animato da sempre : in quinta commissione ci siamo confrontati sinergicamente, lo abbiamo fatto anche con l’intero plenum -anche se informalmente, in una seduta "allargata" di quinta- ci siamo confrontati con tutti i consiglieri. È proprio in questo spirito, io ritengo, che siano stati presentati gli emendamenti da 1 a 16, che io ho condiviso e poi votato.
Ci siamo sempre mossi in un’ottica di leale collaborazione, perché qui è in gioco l’interesse dell’istituzione, non l’interesse dei gruppi, non l’interesse del far passare una proposta anziché l’altra per posizione preconcetta. E, nell’ipotesi in cui potesse essere approvata la proposta 1 anziché la nostra proposta 2, abbiamo ritenuto - ho ritenuto - di aderire a questi emendamenti, perchè li ritengo migliorativi. Ho poi sottolineato la mia meraviglia per la circostanza che la stessa posizione non sia stata assunta anche dai proponenti o dai sostenitori della proposta 1, che, proprio in un’ottica di leale collaborazione e di laicità nell’approccio alle questioni, ben potevano proporre emendamenti che noi – sono intervenuta anche a nome di Michele Forziati - come relatori, come sostenitori, della proposta 2 ben avremmo accolto, proprio in un’ottica di costante confronto e di continua dialettica, che serve a crescere, non a scontrarsi. Il confronto serve a crescere, a migliorare le nostre posizioni a comprendere dove si è sbagliato per cercare di andare avanti ed emendare.
Non ho votato, e con rammarico, l’emendamento proposto dal Procuratore Generale, pur condividendone lo spirito per le ragioni che già prima di me avevano esposto rispettivamente consiglieri D’Auria e Forziati: quell’emendamento avrebbe comportato la necessità di un sub-emendamento in maniera da superarne le disarmonie dell'inserimento nel testo della proposta 1 (si superano, invero, le criticità per la legittimità, ma non quelle per il merito, ingenerando da un lato una disparità di trattamento, d’altro una disarmonia di sistema). Non ho votato neanche l’emendamento numero 33 (del consigliere Maurizio Carbone) che opera una interpretazione autentica dell’articolato della proposta 1 senza punteggi; non ne condivido l’approccio, a mio parere non si doveva operare con un’interpretazione autentica, peraltro inserita nella relazione illustrativa, ma si sarebbe dovuto intervenire sulla norma, precisandola in maniera chiara. Nel merito, poi, non ne ho condiviso neanche lo spirito, posto che lascia immutata la separazione funzionale per l’accesso ai direttivi di legittimità.
Esito votazioni emendamenti: gli emendamenti da 1 a 16, proposti dai consiglieri D'Auria, Bisogni, Laganà, Fontana e Mirenda non sono passati, avendo ricevuto a favore i soli voti dei cinque proponenti, oltre il mio, quello di Forziati e di Papa.
È passato invece il gruppo di emendamenti proposti dal PG ( cd “emendamenti Salvato”) -votato dai due Capi Corte, da MI e da una parte dei laici, con l'astensione dei consiglieri di AreaDG- emendamenti che hanno eliminato di fatto la fascia di settore e funzioni per la legittimità. Emendamenti in teoria condivisibili, ma nei fatti non votabili, perché, a quel punto, non aveva ragione d’essere la fascia per i direttivi/ semidirettivi di merito. Sarebbe stato necessario un emendamento dell’emendamento per renderlo non contraddittorio con l’impianto complessivo.
E’ passato anche un altro emendamento (il 33) proposto dal consigliere di AreaDG, con il voto dei consiglieri di Area DG, di MI e dei Capi Corte, emendamento che, come accennavo, con un intervento di interpretazione autentica sulla relazione introduttiva, eliminava la fascia di settore per la legittimità, ma non quella di funzioni.
Ragione per la quale ho concluso il mio previsto intervento di replica, come relatrice della proposta 2 -intervento che incollo in calce- affermando che i problemi applicativi saranno di non poco momento, atteso che nella proposta 1 senza punteggi approvata così come emendata, nella relazione introduttiva si dice una cosa (emendamento 33) e nell’articolato un’altra (emendamenti PG).
L’esito della votazione finale è stato di 16 a 14: 16 voti per la proposta 1 senza punteggi (votata dai consiglieri di MI di AreaDG dai Capi Corte e dal lacio Ernesto Carbone); 14 voti per la proposta 2 con i punteggi, votata dai consiglieri di MD, Unicost, dagli indipendenti Mirenda e Fontana, e da tutti gli altri laici (cons. Romboli, Papa, Bianchini, Bertolini, Eccher, Giuffrè, Aimi).
Si è persa mio parere una occasione formidabile per dare un segno concreto e tangibile di voltare pagina, di dare all’esterno un forte segnale della capacità di autoriformarsi, in una parola di rendere il Consiglio davvero una casa di vetro. Spero solo che la storia futura non ci riservi eventi nefasti a cagione di questa incapacità dimostrata.
Perché, è del tutto evidente, che, quando non si è capaci di auto-innovarsi, facendo tesoro degli errori passati, il rischio concreto è che le riforme vengano imposte dall’esterno.
Amari saluti circolari
Mimma Miele, eletta in consiglio con Magistratura Democratica
Ed ecco l’intervento conclusivo da me svolto:
“Nel corso del dibattito del precedente plenum molti sono stati gli interventi e provo sinteticamente a rispondere a quelli maggiormente significativi:
-Il problema delle fonti di conoscenza: più volte ed in varie occasioni è stato evidenziato come questo rappresenti la “madre di tutti i problemi” in ogni ambito valutativo. Fintanto che i rapporti informativi saranno tutti “appiattiti” su “quanto siamo tutti bravi”, e fintanto che non saranno evidenziate le effettive capacità e peculiarità di ognuno, il problema rimane difficilmente risolvibile. Occorre, a mio parere, una maggiore pregnanza nella redazione dei medesimi, in uno all’assunzione di un esercizio responsabile delle funzioni direttive/semidirettive; occorre avere consapevolezza che rappresentare la propensione di un aspetto della professionalità di un collega (maggiore propensione all’aspetto scientifico/maggiore propensione al profilo organizzativo) non è una deminutio per il valutando, ma è un servizio (doveroso) che si rende alla collettività giudiziaria, perché solo così si offre, alla valutazione di chi dovrà operare delle scelte, l’effettiva percezione delle attitudini e/o propensioni dell’aspirante
-I valori che sottendono alla nostra proposta. Forse a qualche consigliere sarà sfuggito il mio breve intervento di presentazione della proposta 2, ove ho illustrato gli aspetti valoriali sottesi alla nostra proposta. E oggi non voglio ripetermi. Voglio andare invece ad esaminare quello che si è detto con riferimento al dato valoriale della proposta l: si è evidenziato che, in buona sostanza, le due proposte partono dai medesimi valori ed hanno gli stessi obiettivi: trasparenza e leggibilità e prevedibilità delle scelte consiliari. Si è detto che è un problema di grammatica, di forma nel tradurre i medesimi dati valorali. Ebbene, cons. Cosentino non è affatto così: qui non è un problema di grammatica, di forma nella trasposizione dei valori nella norma secondaria. È un problema di sostanza, non di forma. Il problema è COME queste affermazioni di principio vengono poi tradotte nella pratica. Perché se nella normazione secondaria entrano previsioni che di fatto tradiscono il principio, sono i valori stessi ad essere traditi. È un problema di semantica, e non di grammatica; è un problema di rapporto tra il significante e il significato di ciascun elemento e di come le relazioni reciproche tra i vari significati vengono poste. Dalla lettura organica dell’articolato della proposta 1 emerge in maniera lampante come i valori sottesi alla due proposte siano PROFONDAMENTE diversi: in primis, la scelta valoriale è a monte e non valle. Quello che residua a valle, in forza dei cd “punteggi variabili” è una scelta di attribuzione vincolata a parametri espressamente e chiaramente indicati nella nostra proposta, rispetto ai quali ciascun candidato può prefigurarsi e prevedere, in linea di massima, il potenziale punteggio -all’interno del range- che gli potrà essere attribuito. Del tutto falsa ed inaccettabile, poi, è la narrazione secondo la quale lo scarto dei punteggi variali (intorno ai 25 punti) è così alto, tanto da far rientrare dalla finestra quello che è uscito dalla porta: innanzi tutto, 25 punti rappresentano il massimo della differenza potenziale. Ma vi è di più: tale calcolo presuppone che ad un candidato venga attribuito il massimo del punteggio “discrezionale”, ed all’altro ZERO.
Certo, ciò in astratto ben potrebbe avvenire: ma, è evidente, se ciò avverrà, sarà perché il candidato “recessivo” evidentemente non ha alcuna esperienza “spendibile” nei segmenti di valutazione di quei parametri. Ed agevolmente, già ex ante, potrà fare le proprie previsioni in merito.
Ho sentito, poi, forti critiche alla scelta dei “punteggi secchi” assegnati per ogni valutazione: si è sostenuto che questo rappresenterebbe un modo surrettizio per reintrodurre l’anzianità. Ebbene, non è assolutamente vero: innanzi tutto vi è espressa previsione della normativa primaria sul punto; in secondo luogo, nella nostra proposta affianco ai punteggi positivi, sono previste decurtazioni per le valutazioni non positive e per quelle negative. È, dunque, valutazione del merito della carriera professione, non è valutazione dell’anzianità.
Il valore dell’orizzontalità della magistratura è un valore forte della nostra proposta, che fonda la capacità di fare il dirigente sulla capacità di fare il giudice, diversamente dalla proposta 1, ove il sistema della fascia solo in apparenza rende l’idea che devi aver fatto giurisdizione prima di dirigere. Con la fascia non si favorisce una partecipazione dal basso, non si dà l’idea di dirigenza partecipata.
Ed ancora: il valore attribuito dalla proposta 1 all’ottennio di fatto consolida l’idea che la funzione direttiva o semidirettiva non è quattro anni, ma otto. Quindi non solo contra legem (perché da quattro -rinnovabili- si lancia il messaggio che è preferibile farne otto), ma contro lo stesso principio di temporaneità delle funzioni direttive/semidirettive, che è alla base del valore dell’orizzontalità della magistratura. La fascia valorizza in modo eccessivo l’esperienza settoriale funzionale aprendo, in via di fatto, una autostrada verso la separazione delle carriere.
Inoltre, l’esperienza ci insegna che può essere facilmente strumentalizzata, esisteva ed è stata eliminata. Come ho detto, questa previsione della proposta 1 mi appare, in tutta onestà, una previsione contra legem. E peraltro, non sfugge, che la presenza della fascia è una delle maggiori criticità evidenziate nella nota invita dai colleghi della Procura Generale della Cassazione. Ed, a mio parere, proprio per i requirenti di legittimità, apre una via verso una riconfigurazione dell’ufficio della Procura Generale, che da ufficio di legittimità rischia di trasformarsi in una “superprocura”, posto che, applicando la proposta 1, chi ha già funzioni direttive/semidirettive di merito scavalca a piè pari chi ha una lunga esperienza di legittimità. Ed invero, di ulteriori superprocure, non credo proprio che se ne avverta il bisogno. Con gli emendamenti proposti dal PG ed oggi approvati questo pericolo oggi forse sarà sventato. Rimane, tuttavia la criticità della lettura che deriva, che in uno ad esso, è stato approvato un altro, il 33, che va in direzione parzialmente diversa.
Peraltro, segnata la fascia e superato questo limite di accesso alla valutazione, nella proposta 1 si va a dei parametri non gerarchizzati, generici nella formulazione, rischiando di passare dalla discrezionalità all’arbitrio.
La proposta 1 restituisce una visione aziendalistica della magistratura, non una visione democratica e partecipata.
Al contrario, con la nostra proposta la nomina sarà frutto della sinergia e della somma delle varie esperienze professionali del magistrato, frutto della somma dei punteggi. Tant’è che non si verificherebbero quelle storture denunciate nella nota dei sPG, e che già in Michele Forziati nel suo intervento di apertura di mercoledì scorso aveva messo bene in evidenza, citando proprio i profili della attuale Prima Presidente e dell’attuale Procuratore Generale, che mai sarebbero stati nominati se fosse stata in vigore la proposta 1 -diversamente da quanto sarebbe avvenuto con la vigenza della proposta 2.
E non ho dubbi, signora Prima Presidente che, qualora non fosse stata nominata, come ci ha ricordato nel Suo intervento di mercoledì scorso, Lei avrebbe certamente continuato a svolgere le pregresse funzioni con serenità e con la elevata professionalità che La contraddistingue; ma, converrà, la magistratura avrebbe perso tanto, tantissimo, non potendo giovarsi delle Sue eccellenti doti per organizzare e dirigere uffici così delicati e di così alta pregnanza.
Infine, alcune considerazioni: la nostra proposta “punteggi” dà un segnale forte in questo peculiare momento storico, dimostra la nostra capacità di autoregolarci, facendo tesoro delle esperienze passate. Dimostra che la magistratura non è arroccata su posizione di retroguardia a difesa del passato, ma è capace di autoriformarsi di fare autocritica, di prendere atto dei propri errori o del cattivo uso che si è fatto di strumenti che in astratto potevano essere anche buoni e condivisibili, ma che nella pratica spesso sono stati male applicati. Certo, in un modo ideale forse non ci sarebbero stato nemmeno bisogno di modificare il TU, se non in piccoli punti per adeguarlo alla mutata normativa primaria. Tuttavia, noi non viviamo in un mondo ideale, ma nel mondo reale, che ci restituisce, che ci ha restituito, un’applicazione distorta delle regole di normazione secondaria, in quanto non vi è stata solo la valorizzazione di un parametro o dell’altro, ma vi è stata soprattutto un DIFETTO ENORME di coerenza delle scelte. E va bene che nell’attuale TU non c’è una gerarchia tra gli indicatori, ma ALTRO è dire che oggi va bene una determinata esperienza e subito dopo, in situazione identica e sovrapponibile, ne va bene un’altra.
Da ultimo: quanto alle richiamate pratiche di legittimità di terza commissione, il giudizio è vincolato solo in parte, in quanto solo il punteggio attribuito per la valutazione della CT è, come dire “vincolato”, (la commissione può discostarsi dalla valutazione della CT solo in casi eccezionali); ma esso, nella valutazione finale, va integrato con ulteriori due punti, che vengono assegnati dalla commissione sulla scorta dell’intero percorso giurisdizionale del candidato, quindi anche lì abbiamo una quota fissa e una variabile.
Infine, quanto alla sollecitazione del PG sull’eccessiva forbice dei punteggi: evidenzio che non è vero che i range sono larghi: di regola sono da uno a due, o di uno a tre. Aumentano da uno a cinque solo per uffici ad alta specializzazione (sorveglianza, minori, gip) dove viene valorizzata la specifica esperienza in linea con tutte le circolari consiliari. Solo in relazione ai direttivi apicali degli uffici di legittimità la forbice aumenta, è vero: ma qui abbiamo raccolto le sensibilità diffuse che hanno evidenziano proprio le peculiarità di questi unici posti e la necessità di un maggior spazio di valutazione a valle, che possa consentire la migliore scelta per posti così rappresentativi.
Concludo davvero rappresentando da ultimo l’enorme vantaggio che presenta la proposta 2, da noi sostenuta, rispetto alla proposta 1: qualora nella applicazione dovessero evidenziarsi “storture”, emendarla sarebbe davvero cosa di poco momento, in quanto basterebbe cambiare il valore, il punteggio, dato a quella esperienza, ovvero a quello specifico paramento. Diversamente da quanto, invece, sarebbe necessario per poter intervenire sulle eventuali criticità applicative della proposta 1, imponendosi lì interventi strutturali dell’articolato. Ancor di più, dopo che sono stati approvati gli emendamenti del PG in uno all’emendamento n.33 (di interpretazione autentica): la proposta 1 mi appare ancor più di oscura lettura, posto che l’emendamento 33 (che mantiene la separazione delle funzioni) va in direzione del tutto opposta a quanto previsto dagli emendamenti, pure essi approvati da questo plenum.
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