La Liberazione dal nazifascismo, accompagnata da uno spirito di rinascita, preparò un futuro che poteva essere migliore.
La consapevolezza è che, a 76 anni di distanza e nonostante lo slancio della Resistenza, il tempo non abbia guarito, ma semmai riaperto, antiche ferite. Lo dimostrano le troppe vicende che mettono in discussione le conquiste di democrazia e libertà, in Italia legate ad una data simbolo: il 25 aprile.
Nel panorama globale, fatto di diseguaglianze crescenti, libertà limitate dal bisogno economico, focolai di guerra e politiche che minano la solidarietà e fomentano le tensioni internazionali, si è innestata la gravissima emergenza sanitaria che ha portato ulteriori sofferenze per intere categorie sociali.
I disagi sono evidenti, anche nel nostro Paese.
Servono nuove energie per una ricostruzione etica ed economica, e gli anticorpi ad una diffusa accettazione della “banalità” del male e all’indifferenza, di fronte alle quotidiane tragedie che si consumano nei nostri mari come nei confini dell’Europa.
In periodi come questo appare sempre più necessaria una “quotidianità del bene”, più che l’azione isolata di portatori di “verità”. Ogni cittadino dovrebbe ritrovarsi in quel senso comune, fatto di umanità, libertà e partecipazione, che è necessario ribadire ogni anno in un rito collettivo, a tutela e conferma di valori condivisi.
Per questo la celebrazione del 25 aprile è preziosa e ci è indispensabile: proprio come la democrazia.