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Nomine, interrogativi, perplessità
In occasione della recente nomina del Procuratore della Repubblica di Firenze, sono emersi alcuni fatti che sembrano mettere in discussione il declamato abbandono delle logiche di appartenenza, l’abbandono dei tatticismi e la stessa impermeabilità del governo autonomo della magistratura a ragioni di opportunità politica.
Al netto dell’eccellenza professionale di tutti i profili dei candidati alla posizione di Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze e al netto della certezza che la persona infine designata a ricoprire quella responsabilità saprà esercitare il ruolo con le doti di competenza, capacità e autonomia che tutti gli riconoscono, registriamo – come elementi di riflessione – alcuni dati:
(i) a fronte di una prassi piuttosto radicata – per cui il vicepresidente è uso astenersi dal partecipare al voto su nomine che vedono le componenti consiliari frammentate – nel caso della Procura della Repubblica di Firenze, il Vice Presidente del Consiglio superiore della magistratura ha scelto di partecipare al voto, orientando in modo determinante il risultato della delibera consiliare; non è in discussione il potere di esprimere il voto – trattandosi di evenienza prevista dalla normativa – quanto piuttosto il non motivato scostamento dalla prassi e, soprattutto, la mancata esplicitazione delle ragioni per cui il Vice Presidente ha espresso la preferenza per quello specifico candidato;
(ii) anche l’astensione di una componente di diritto del Consiglio superiore della magistratura appare singolare, soprattutto ove quella astensione sia accompagnata da un esplicito elogio rivolto al valore di uno dei candidati (quello destinato a soccombere) e motivata con un richiamo a una pregressa consuetudine di rapporti professionali; ci aspettiamo che la Presidente della Corte di cassazione – come ogni altro componente del CSM – sappia esprimere il proprio voto in modo coerente alla valutazione che dà dei candidati, a prescindere da pregresse relazioni umane e professionali;
(iii) altrettante perplessità suscita poi la composizione della maggioranza che ha espresso il Procuratore della Repubblica, posto che essa fa intravedere una saldatura tra una precisa componente consiliare e la componente laica espressa da una matrice politica che ha esplicitamente rivendicato la necessità di una soluzione di continuità nell’azione della Procura della Repubblica di Firenze;
(iv) né si può trascurare che la nomina di cui ora si discute è stata preceduta e seguita da altre scelte che – messe in fila – lasciano intravedere un tatticismo che non fa ben sperare per la trasparenza dell’azione consiliare: chi ha votato per il dr. Spiezia per il posto di Procuratore generale a Bologna poi non lo ha votato per il posto di Procuratore della Repubblica di Firenze; chi non ha votato per il dr. Spiezia per il posto di procuratore generale a Bologna, poi lo ha proposto e votato per Procuratore della Repubblica di Firenze; chi non ha votato per il dr. Squillace Greco per il posto di Procuratore della Repubblica di Firenze, ha poi sostenuto (in commissione) quello stesso candidato per il posto di Procuratore generale a Firenze. Il tutto trascurando di considerare che il lungo periodo trascorso fuori ruolo dal dr. Spiezia suggeriva di privilegiare altri profili per una procura della Repubblica di primo grado e, eventualmente, di valorizzare per le competenze maturate dal dr. Spiezia nell’ambito della cooperazione internazionale per una Procura generale, più spesso coinvolta in percorsi di cooperazione internazionale.
Auspichiamo che l’attività del Consiglio superiore della magistratura, in futuro, non susciti analoghi interrogativi e perplessità.
L'Esecutivo di Magistratura democratica
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