Sui rapporti tra attività d’indagine e inchieste parlamentari

Comunicati

Sui rapporti tra attività d’indagine e inchieste parlamentari


Abbiamo appreso, da organi di stampa, che la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie ha richiesto, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Genova, gli atti del procedimento che ha condotto, tra l’altro, all’applicazione di una misura custodiale domiciliare nei confronti del Presidente della Giunta della Regione Liguria. 


Abbiamo appreso, inoltre, che la stessa Commissione parlamentare antimafia ha convocato il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Genova, affinché riferisca su fatti relativi a quella stessa, delicata, indagine giudiziaria che risulta essere tuttora in corso.


Certi che il rispetto reciproco tra le istituzioni coinvolte sarà la cifra che caratterizzerà lo scambio di informazioni, non è inutile rammentare che il compito delle Commissioni parlamentari di inchiesta non è quello di “giudicare”, né di sostituirsi alla magistratura, nell’attività di accertamento dei fatti.


Il potere d’inchiesta parlamentare, per sua fisionomia, ha infatti natura squisitamente politica, attraverso cui le Camere procedono all’acquisizione di informazioni, notizie e altri dati utili all’esercizio delle funzioni proprie del Parlamento, quali sono quella legislativa e di controllo sull’attività del Governo. Tuttavia, il potere di inchiesta parlamentare, in ragione della composizione delle Commissioni parlamentari di inchiesta, è anche esposto al rischio di essere potenzialmente interpretato come strumento “di parte” e “di maggioranza”. “L’esclusivo scopo della commissione d’inchiesta – secondo le parole offerte dalla Corte costituzionale, con la sentenza n. 231/1975 – è quello di mettere a disposizione del Parlamento elementi utili affinché questo possa deliberare la propria linea di condotta sia promuovendo opportune misure legislative sia invitando il Governo ad adottare, per quanto di sua competenza, provvedimenti opportuni”. Sulla stessa linea di equilibrio costituzionale si mosse nel 2019 il Presidente della Repubblica nel promulgare la legge istitutiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, allorché ricordò che «è precluso all’organo parlamentare l’accertamento delle modalità di esercizio della funzione giurisdizionale».


Siamo fiduciosi che tutti gli attori istituzionali, in uno spirito di leale collaborazione, sapranno contemperare le esigenze e le prerogative parlamentari con quelle di autonomia e indipendenza della magistratura.


È infatti indispensabile che si confermi in ogni passaggio istituzionale – ma anche nella comunicazione mass-mediatica – l’assenza di qualunque interferenza parlamentare nelle scelte esclusive del pubblico ministero. 


Ciò è tanto più necessario oggi, in una contingenza politica in cui alto è il rischio che gli effetti nefasti della annunciata separazione delle carriere, incomincino a fare breccia culturale in un’opinione pubblica persuasa che il pubblico ministero possa essere chiamato a rendere conto al Parlamento delle sue iniziative giudiziarie.

 

L’Esecutivo di Magistratura democratica

29/05/2024

Articoli Correlati

Intervento

Proviamo a fare bene

Da mailing list Anm - Intervento di Simone Silvestri all'assemblea distrettuale Anm Toscana del 9 dicembre 2024

Comunicati

La giustizia, le critiche, le persone. La necessaria tutela di un bene comune


Si ripetono con preoccupante frequenza e con crescente aggressività violente intimidazioni a chi - con diversi ruoli - assume su di sé il peso di vestire la toga.

Comunicati

Le dimissioni di Iolanda Apostolico turbano l’intera magistratura


Giustizia: Musolino (Md), dimissioni Apostolico turbano intera magistratura. (LaPresse) 

Comunicati

Plenum straordinario di martedì 3 dicembre 2024: nuovo TU sulla dirigenza giudiziaria


Ieri pomeriggio si è tenuto il secondo plenum straordinario per la discussione e votazione delle due proposte di modifica del TU sulla dirigenza giudiziaria

Comunicati

La riforma del Testo Unico Dirigenza giudiziaria: il Csm ha rinunciato a un radicale cambio di metodo


Oggi il Consiglio superiore della magistratura ha deliberato la revisione del Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria. La maggioranza ha scelto di non mutare metodo e di non ascoltare la domanda di cambiamento reale che proviene da tutta la magistratura.