Un grave episodio

Comunicati

Un grave episodio


Siamo rimasti sgomenti nell’apprendere che, nel corso di un incontro di formazione dedicato ai magistrati ordinari in tirocinio organizzato dalla Scuola superiore della Magistratura, un docente ha indirizzato, a margine dello svolgimento della propria relazione, messaggi sgradevoli ad un altro relatore, abbandonandosi, tra l’altro, a commenti sessisti sull’avvenenza delle colleghe che assistevano, in presenza, alla lezione.


Ancora più sgomenti ci ha lasciati il fatto che il relatore – quando gli è stata contestata da una collega tale grave scorrettezza, emersa per un banale infortunio telematico (la condivisione dello schermo con la platea telematica) – ha provato a giustificarsi in modo del tutto inappropriato, dopo avere rivolto le doverose scuse ai magistrati in tirocinio: da un lato, evocando impropriamente un preteso registro ironico da lui utilizzato e, dall’altro lato, provando a trovare giustificazione delle sue “comunicazioni” nel disappunto che aveva coltivato a seguito della scarsa attenzione dell’uditorio.


Rispetto a tale episodio – che per l’ennesima volta rappresenta quanto sia difficile emanciparsi da un linguaggio e una cultura improntata a greve sessismo – esprimiamo la più ferma condanna, ricordando al contempo che la lotta contro il sessismo e i comportamenti sessisti costituisce, secondo la Raccomandazione CM/Rec(2019)1 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla prevenzione e la lotta contro il sessismo, uno strumento essenziale per garantire la parità di genere e la tutela dei diritti, oltre che per prevenire le discriminazioni basate sul sesso e/o sul genere.


Un grave episodio, per giunta, che per l’ennesima volta fa emergere l’istintiva formulazione di “difese” che mirano a colpevolizzare le persone offese.


Siamo consapevoli che non si può ascrivere alla Scuola superiore della Magistratura la responsabilità di comportamenti individuali. Ci sono sempre, purtroppo, persone che dimenticano che essere chiamati a collaborare alla formazione di magistrati è – prima ancora che un onore – una responsabilità enorme.


Ma siamo altrettanto certi che la Scuola superiore della Magistratura farà quanto nelle sue possibilità per rimediare a questo grave infortunio.


Emerge però un dato che, forse, merita una riflessione per il futuro. Il grave episodio è avvenuto in un incontro di formazione a distanza, per via telematica. Questa modalità formativa, talora, è una necessità. 


Ma è una modalità formativa che ha costi evidenti. Essa determina una distanza non solo geografica, ma anche “emotiva” tra formatori e discenti. E questo episodio lo disvela in tutta la sua drammatica evidenza.


In un’epoca storica in cui sempre più le persone faticano a “vedere” le persone, ad incontrarne l’umanità, a riconoscerne il valore, crediamo che questa modalità formativa – soprattutto negli incontri di formazione iniziale – debba essere oggetto di profonda rimeditazione.


L’Esecutivo di Magistratura democratica

10/06/2023

Articoli Correlati

Nota della Presidente di Magistratura democratica

Gli effetti dell’allargamento dell’elenco dei “Paesi sicuri”


La Presidente di Magistratura democratica, Silvia Albano, ha diffuso una nota in cui si spiegano gli effetti pratici del decreto ministeriale 7 maggio 2024 con il quale è stato allargato l’elenco dei Paesi sicuri a ulteriori Paesi (indicati all’inizio del testo), includendo così i Paesi di origine da cui proviene la maggioranza dei migranti.

Comunicati

Il carcere: tra dignità umana e rieducazione


Il tasso di sovraffollamento, il numero di suicidi, le criticità nell’assistenza sanitaria espongono le persone detenute e quelle che in carcere lavorano a una quotidianità che rischia di porre in discussione i diritti fondamentali della persona e compromettere la funzione di reinserimento sociale che la Costituzione indica come coessenziale all’esecuzione delle pene.  

Comunicati

25 Aprile, Costituzione, giurisdizione


Il fascismo fu anche giurisdizione.


Fu il Tribunale speciale per la difesa dello Stato istituito nel 1926 (e ricostituito nella Repubblica sociale italiana) che inflisse agli antifascisti decine di migliaia di anni di reclusione, confino, sorveglianza speciale di polizia.


Fu il “servile e osannante conformismo” (parole di Umberto Terracini, presidente dell’Assemblea Costituente) condiviso da una parte della magistratura e da buona parte delle “alte magistrature” immortalate nella cronaca dell’apertura dell’anno giudiziario del 1940 mentre acclamano il duce che riceve i capi degli uffici giudiziari a Palazzo Venezia.


La democrazia costituzionale esige che il quadro normativo che regola lo svolgimento della funzione giusrisdizionale non diventi lesione del ruolo costituzionale della giurisdizione; e che, nell’intera loro attività, i magistrati riescano a “essere la Costituzione” rifiutando il conformismo, non nelle sue ultime e drammatiche esternazioni ma sin dalle sue prime manifestazioni.

Comunicati

La riforma del Testo unico sulla dirigenza giudiziaria: un’opportunità da cogliere senza esitazioni


Magistratura democratica, ad esito di una elaborazione collettiva del gruppo, maturata nel tempo, offre alla riflessione delle istituzioni, della magistratura associata e di tutti i magistrati e i giuristi, una riflessione sull’attuazione del decreto legislativo n. 44 del 2024.


I compiti che il CSM dovrà svolgere per attuare la riforma della dirigenza giudiziaria consentono, se lo si vorrà, di dare strumenti per la trasparenza e la leggibilità delle scelte, che valorizzando la scelta di criteri generali piuttosto che di criteri sulla singola nomina, può consentire di combattere l’indispensabile battaglia contro il carrierismo e il clientelismo da troppo tempo rimandata.