Noi e Medel
Ricorso associazioni giudici europei a Corte UE su PNRR Polonia: "chiediamo efficace tutela dell'indipendenza dei giudici"
Quattro organizzazioni europee di giudici citano in giudizio il Consiglio dell'UE per aver ignorato le sentenze del Tribunale dell'UE nella decisione di sbloccare i fondi alla Polonia.
Europa, 28 agosto 2022
Le quattro principali organizzazioni europee di giudici:
Association of European Administrative Judges (AEAJ)
European Association of Judges (EAJ, un gruppo regionale della International Association of Judges - IAJ)
Rechters voor Rechters (Judges for Judges)
Magistrats Européens pour la Democratie et les Libertés (MEDEL)
rappresentate da Carsten Zatschler SC, Emily Egan McGrath BL, Barristers, assistiti da Anne Bateman e Maeve Delargy, Solicitors, of Philip Lee LLP,
hanno presentato oggi alla Corte di giustizia dell'Unione europea (CGUE) un ricorso contro il Consiglio dell'UE per la sua decisione di sbloccare i fondi per la ripresa e la resilienza per la Polonia.
Il ricorso per annullamento ai sensi dell'articolo 263 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE) riguarda la decisione di esecuzione del Consiglio del 17 giugno 2022, indirizzata alla Repubblica di Polonia, adottata ai sensi del regolamento (UE) 2021/241 del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 febbraio 2021, che istituisce lo strumento di ripresa e resilienza.
Ciascuna delle quattro organizzazioni di giudici ha la missione di difendere l'indipendenza e l'imparzialità dei giudici in tutta l'UE; tre di esse hanno come membri (associazioni di) giudici polacchi. Esse sostengono quanto segue:
Il Consiglio dell'UE ha deciso di sbloccare i fondi europei per la Polonia una volta raggiunte tre "pietre miliari": (1) la Camera disciplinare della Corte Suprema dovrà essere sciolta e sostituita da un tribunale indipendente; (2) il regime disciplinare dovrà essere riformato; (3) i giudici che sono stati colpiti dalle decisioni prese dalla Camera disciplinare avranno il diritto di far riesaminare i loro casi dalla nuova Camera.
Le quattro organizzazioni europee dei giudici sostengono che queste tappe non sono all'altezza di quanto richiesto per garantire un'efficace protezione dell'indipendenza dei giudici e della magistratura e non tengono conto delle sentenze della CGUE in materia.
La decisione danneggia la posizione dei giudici sospesi in Polonia: ad esempio, la CGUE ha stabilito che i giudici polacchi colpiti da procedure disciplinari illegittime devono essere reintegrati subito, senza ritardi o procedure, mentre una delle “pietre miliari” introdurrebbe una procedura di oltre un anno, dall'esito incerto.
Questa decisione danneggia anche il sistema giudiziario europeo nel suo complesso e la posizione di ogni singolo giudice europeo. Tutti i giudici di ogni singolo Stato membro sono anche giudici europei e devono applicare il diritto dell'UE, in un sistema basato sulla fiducia reciproca. Se il sistema giudiziario di uno o più Stati membri non offre più garanzie di indipendenza e di rispetto dei principi fondamentali dello Stato di diritto, l'intero sistema giudiziario europeo ne risente innegabilmente (il cosiddetto "effetto di ricaduta").
Il motivo per cui si chiede l'annullamento della decisione del Consiglio dell'UE è quello di rendere esplicito il principio secondo cui le sentenze della CGUE sul tema dell'indipendenza delle magistrature devono essere eseguite senza indugio e integralmente, e le istituzioni dell'UE non possono nemmeno in parte agire in modo incoerente con esse. La decisione del Consiglio dell'UE viola questo principio, in quanto non è prevista l'esecuzione integrale - cioè incondizionata - delle sentenze della CGUE.
L'obiettivo dell'azione legale è stabilire il principio sopra menzionato e impedire che la Commissione decida di sbloccare i fondi UE per la Polonia fino a quando le sentenze della CGUE non saranno pienamente e completamente applicate.
Si ringrazia The Good Lobby Profs per il supporto fornito.
Articoli Correlati
Elezioni per il rinnovo del Comitato direttivo centrale dell'Anm
INSIEME possiamo fare dell’Anm il luogo dove difendere la dignità, il prestigio, la libertà di ciascun magistrato
Comunicati
La dichiarazione di Claudio Galoppi è condivisa?
In un articolo pubblicato il 18 gennaio e ripreso oggi da Il Giornale, viene riportata, tra virgolette, una dichiarazione di Claudio Galoppi, individuato come “leader della magistratura moderata”, che ha definito “una pagliacciata” l’iniziativa deliberata dall’Anm e svoltasi sabato alle inaugurazioni dell’Anno giudiziario.
Comunicati
Una manifestazione seria, partecipata, significativa
Le cerimonie di inaugurazione dell'Anno giudiziario svoltesi oggi hanno dimostrato come sia stata opportuna la scelta del comitato direttivo centrale dell'Associazione nazionale magistrati di far testimoniare ai magistrati italiani la contrarietà a una proposta di riforma della Costituzione, che, nel colpire la magistratura, sarebbe destinata ad alterare profondamente gli equilibri della nostra democrazia.
l’Associazione Nazionale Magistrati che verrà
Governare la transizione digitale, non esserne governati
Abbiamo scelto di essere magistrati per essere soggetti soltanto alla Costituzione e alla legge, non per diventare ossequienti e inchinati a qualche “alta magistratura” o a qualche altro potere
possiamo fare dell’Anm il luogo dove difendere la dignità, il prestigio, la libertà di ciascun magistrato
l’Associazione Nazionale Magistrati che verrà
INSIEME possiamo fare dell’Anm il luogo dove difendere la dignità, il prestigio, la libertà di ciascun magistrato
Abbiamo scelto di essere magistrati per essere soggetti soltanto alla Costituzione e alla legge, non per diventare ossequienti e inchinati a qualche “alta magistratura” o a qualche altro potere
possiamo fare dell’Anm il luogo dove difendere la dignità, il prestigio, la libertà di ciascun magistrato