Venne ucciso perché per primo iniziò a indagare in modo sistematico sulla galassia del terrorismo nero, cercando di comprenderne i legami, le strategie e i meccanismi e di elaborare un metodo.
Venne ucciso perché il suo ripetuto grido di dolore non venne mai ascoltato.
Chiese più risorse per fare quelle indagini e più sicurezza, e nessuno si attivò.
Non i dirigenti del suo ufficio, non il Consiglio superiore della magistratura, l’ultima audizione davanti al quale, a leggerla oggi, sembra un estremo saluto e un durissimo atto d’accusa.
Mario Amato è un eroe che non avrebbe voluto essere tale.
Tenere vivo il suo ricordo anche nelle generazioni più giovani, di colleghi e non, è solo un piccolo e doveroso gesto per riconoscere e onorare il suo sacrificio.