27 gennaio, Giornata internazionale della Memoria
Md, il ricordo del passato per capire il presente
Come ogni anno, da quando fu indetta dall’Assemblea Generale dell’Onu il 1° novembre del 2005, si tiene il 27 gennaio la giornata internazionale della Memoria dedicata al ricordo dell’Olocausto.
Un’occasione importante per riflettere sulla peggiore pagina del novecento europeo, sul più grande genocidio dell’umanità. La ricorrenza non è affatto rituale, vista la crescita di movimenti e partiti apertamente neonazisti e neofascisti, razzisti e xenofobi in tutta Europa, che cercano collegamenti e intese tra loro, da cui non è certo esente il nostro paese. Il furto delle “pietre di inciampo” a Roma poste in memoria degli ebrei deportati è solo una delle più gravi e odiose manifestazione di antisemitismo che si sono manifestate.
L’anno scorso abbiamo ricordato l’80° anniversario dell’approvazione delle leggi razziali fasciste. Ma il risveglio e la mobilitazione di tante coscienze, come la partecipazione attiva dei giovani, non sono riusciti ancora a eliminare quei veleni denunciati dal bellissimo discorso della senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti. La senatrice non ha solo voluto lasciarci una indispensabile testimonianza, ma ha saputo legare il ricordo di quel doloroso passato alle terribili ingiustizie del presente. “Anch’io sono stata clandestina” ci ha detto. Eppure continuiamo a registrare l’assenza di umanità persino da parte di chi rappresenta le istituzioni di una Repubblica nata dalla lotta al nazifascismo. Le cronache che quasi quotidianamente ci parlano di morti in mare, ormai diventate migliaia, di respingimenti verso paesi nei quali i diritti umani sono calpestati sistematicamente in strutture concentrazionarie che ci ricordano i terribili lager nazisti, di sgomberi di centri per l’accoglienza, di immigrati gettati così su una strada, di violente interruzioni dei processi di integrazione, ci fanno capire che bisogna continuare a ricordare per evitare il ritorno del passato in qualunque forma si presenti.
Come scriveva Primo Levi, al termine della sua celebre trilogia di Auschwitz: “E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire”.
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