Le riflessioni di Magistratura democratica
Manifestazioni degli studenti: non solo ordine pubblico
Magistratura democratica è un’associazione di magistrati che fa del suo interrogarsi su quale sia il modo migliore di dare difesa ai diritti la sua carta d’identità. In quest’ottica si propone di analizzare i fenomeni che accadono e di dare voce ai conflitti sociali, prima che si trasformino in processi, proprio al fine di evitare che il processo si traduca solo in luogo di distribuzione di colpe e di ragioni.
Ed allora, alla notizia degli scontri in piazza, tra giovani e giovanissimi e le forze dell’ordine, ci è sembrato giusto interrogarci in modo composito e non solo tra di noi.
Magistratura democratica è un’associazione di magistrati che fa del suo interrogarsi su quale sia il modo migliore di dare difesa ai diritti la sua carta d’identità. In quest’ottica si propone di analizzare i fenomeni che accadono e di dare voce ai conflitti sociali, prima che si trasformino in processi, proprio al fine di evitare che il processo si traduca solo in luogo di distribuzione di colpe e di ragioni.
Ed allora, alla notizia degli scontri in piazza, tra giovani e giovanissimi e le forze dell’ordine, ci è sembrato giusto interrogarci in modo composito e non solo tra di noi.
I valori in gioco, e non svendibili, perché costituzionalmente garantiti dagli art. 17 e 21 della Costituzione, sono, da un lato, il diritto di manifestare in pubblico dei cittadini, purché pacificamente e senza armi, con solo onere di preavviso all’Autorità di pubblica sicurezza, e dall’altro la necessità di evitare che il conflitto sociale, che sta alla base del dissenso, sia etichettato solo come un problema di ordine pubblico gravante sulle spalle del poliziotto di turno, magari all’ennesimo turno esterno e sottopagato.
D’altronde sulla stessa scelta costituzionale che tutela il diritto a manifestare si fonda il riconoscimento costituzionale del diritto di critica e di democratica opposizione al pensiero di maggioranza.
Per fare questo, tuttavia, se da un lato occorre fermamente ribellarsi all’uso della violenza, di fronte a folle non belligeranti, soprattutto da parte di chi indossa una divisa e le armi le reca con sé legittimamente, dall’altro occorre disinnescare la logica della contrapposizione tra le forze di polizia e le piazze, che da alcuni anni si sta innestando.
La violenza a “viso coperto”, al di là che la copertura provenga dall’essere folla o che derivi da un casco, ha come principale obiettivo, da contrastare, quello di deumanizzare l’avversario e ciascuno sente affievolirsi la responsabilità individuale per ciò che sceglie di fare.
Le risposte a questi meccanismi possono ospitare tante variegate opzioni: dal rafforzamento dei sistemi di individuazione delle responsabilità dei singoli valevoli per entrambi i fronti (videocamere, segni identificativi) al dialogo preventivo tra polizia e manifestanti, di certo Magistratura democratica non crede affatto in risposte che si illudano di risolvere la complessità del tema all’interno, per dirla in breve, del paradigma “più pena, meno reato”, ma investe le proprie energie nell’opzione data dalla comprensione di fenomeni così complessi attraverso la conoscenza dei differenti punti di vista che agitano questi temi.
Per un confronto con tutti gli attori di questa attualità, MD ha scelto di cominciare da una prima sintetica intervista con il segretario nazionale dei lavoratori di polizia SILP-CGIL, Daniele Tissone, che costituisce la prima di altre che ci interpelleranno sulle differenti prospettive da adottare nell’approccio al dibattito.
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