Le ragioni del mio sconcerto

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Le ragioni del mio sconcerto


Molte agenzie di stampa riportano un comunicato con cui la gec dell'ANM "si unisce ai sentimenti di cordoglio per la scomparsa del presidente e senatore Silvio Berlusconi, indiscusso protagonista, per un lungo e importante periodo, della vita politica del paese".


Molti giovani colleghi non hanno attraversato gli anni del berlusconismo, io appartengo a quanti, per ragioni di anagrafe, li hanno vissuti pienamente. Per questo rimango sconcertato da questo comunicato.


Le ragioni del mio sconcerto dovrebbero essere evidenti o almeno io pensavo che dovessero essere evidenti.


Un grande Maestro come Franco Cordero ha fatto del contrasto alla (sub) cultura da Berlusconi imposta a questo paese -grazie al dominio mediatico garantitogli dall'impero televisivo a lui concesso in dono da un presidente del consiglio che travolse le sentenze dei giudici con le prime leggi ad personam  (le altre se le fece in seguito da solo) e che poi ricevette da quello stesso ticoon finanziamenti miliardari- la ragione di impegno civile degli ultimi trent'anni della propria vita, spiegandoci come l'ormai defunto, proprio grazie alle TV, aveva potuto plasmare un intero paese secondo l'idea che egli aveva da sempre degli italiani: gente con il cervello di un undicenne. 
Impero mediatico che poi accrebbe con la conquista della principale azienda editoriale del paese, realizzata attraverso uno dei più gravi episodi di corruzione di giudici che la storia repubblicana ricordi.


Un'incessante e scientifica opera di modellamento del sentire comune di cui, peraltro, un tassello centrale è stato (ed è ancora) la mercificazione del corpo femminile. I quasi vecchi come me ricordano bene l'irrompere della trasmissione "drive-in" con le sue iper maggiorate a mostrare, a volte su pattini, la mercanzia. Come ben ricordano il rosario di donne distribuite nei palazzi del potere solo in virtù della loro esibita avvenenza. Per compiacere i desideri del "drago", come pubblicamente ricordato dalla donna che era allora sua moglie.
Questo in un paese in cui dilagano, al ritmo di tre al giorno, i femminicidi.


E poi ci sono gli sfregi inferti alle istituzioni ed alla legalità, che sono davvero troppi per potervi anche sono accennare e rispetto ai quali mi illudevo fosse ancora ben viva la vigile resistenza civile ed etica dell'ANM, ripetutamente attivatasi in questi decenni per farvi da argine.


Mi accorgo, con profondo dolore, che non è così. Mi accorgo, con profondo dolore, che quelle decine di assemblee, quelle proteste alle inaugurazioni degli anni giudiziari con le costituzioni in mano, quel metterci la parola, il nome ed il volto, uno ad uno, tutti noi o quanto meno la maggior parte di noi, sono cose ormai passate. "Come lacrime nella pioggia", per citare un film magnifico che debuttò nelle sale pochi anni prima della inarrestabile marcia del nostro.


Sono cose oramai passate per molti, evidentemente, ma voglio illudermi non per tutti.


Chiedo, dunque, a quanti non le considerano affatto passate, a chi non è per niente disposto ad accodarsi a queste soffocanti ipocrisia ed amnesia collettive di fare sentire la propria voce. Ché diventa un insulto commemorare i nostri morti ed affiggerne le foto dietro le nostre scrivanie se non si è più capaci di dire la verità e di resistere ancora.


Se non vi fosse stata una minuscola minoranza di italiani che rifiutò di accodarsi, osannante, sotto quel balcone, non avremmo avuto la pace, la libertà e "la Costituzione più bella del mondo".

13/06/2023

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