Le conseguenze della “gogna mediatica”:  Silvia Albano denuncia le minacce ricevute alla Procura di Roma

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Le conseguenze della “gogna mediatica”: Silvia Albano denuncia le minacce ricevute alla Procura di Roma


Silvia Albano, giudice esperta in materia di immigrazione, ha da sempre rilasciato interviste di taglio divulgativo sul tema della sua specializzazione, ha partecipato a convegni e occasioni di approfondimento insieme ad altri magistrati, ad avvocati e professori universitari.


In una democrazia, compito dei magistrati è anche quello di discutere con spirito critico, insieme alla comunità dei giuristi, delle norme, del loro significato in rapporto ai principi e delle loro possibili difficoltà applicative. 


Sui trattenimenti in Albania la Sezione specializzata sui Diritti della Persona ed Immigrazione del Tribunale di Roma ha elaborato un orientamento unitario, sintetizzato in un comunicato stampa diffuso dalla Presidente di Sezione. In base a tale orientamento ben sei magistrati della sezione hanno emesso provvedimenti di non convalida. 


I provvedimenti possono essere impugnati, l’orientamento può essere criticato, ma con il doveroso limite del rispetto per la magistratura e, prima ancora, per le persone.


Contro una dei magistrati romani, Silvia Albano, si è scatenata una vera e propria “macchina del fango”, una “gogna mediatica” volta a rappresentarla come la regista occulta di un’operazione politica, solo perché ha nel corso del tempo espresso opinioni tecniche nel dibattito pubblico sulla materia che pratica e a causa del suo impegno associativo in magistratura democratica, di cui è oggi la Presidente, in virtù del quale si è quotidianamente spesa per una giurisdizione aperta, leggibile e sempre animata da spirito critico, non per questo meno imparziale. 


La campagna di discredito che è stata scatenata contro i magistrati romani e in particolare contro Silvia Albano ha contribuito a costruire un clima di contrapposizione, di odio, trasceso infine in gravi minacce alla sua incolumità e alla sua vita.


Con questa nota denunciamo la campagna d’odio in corso e le terribili conseguenze che può produrre nei confronti dei magistrati, nei confronti delle persone. Oggi, nei confronti di Silvia Albano, che ha denunciato le minacce ricevute alla procura di Roma.


Non è il primo caso: sappiamo che i pubblici ministeri del processo Open Arms, attualmente in fase di discussione finale, sono sotto scorta a causa delle minacce ricevute. 


La stessa Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), organo di monitoraggio del Consiglio d’Europa, ha denunciato l’efferatezza verbale e i contenuti sfrenatamente ostili ormai all’ordine del giorno per le agenzie che, a diverso titolo, trattano la materia dell’immigrazione. Ha fatto notare come il  discorso pubblico italiano stia diventando sempre più xenofobo e la piramide dell’odio stia investendo, con un’aggressività sempre più incontenibile,  chi (nella politica, nel terzo settore o nella magistratura) è additato quale “colpevole” di tutelare i diritti umani della popolazione migrante. 


Di fronte al clima di questa fase, di vera e propria intimidazione di magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, riteniamo di straordinaria gravità che i Consiglieri di magistratura indipendente si siano sottratti alla sottoscrizione della richiesta di apertura di una pratica a tutela nei confronti dei magistrati del Tribunale di Roma, spaccando la magistratura nella difesa della propria autonomia.


Saldi nella nostra funzione istituzionale e nel nostro impegno di magistrati e cittadini, richiamando alle proprie responsabilità chi alimenta il discredito e l’odio nei confronti delle istituzioni democratiche e delle persone, esprimiamo la nostra vicinanza ai magistrati romani.  

   L’Esecutivo di Magistratura democratica

24/10/2024

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