dal Cdc dell'11 settembre 2023
La restaurazione mascherata, l'ANM, Magistratura democratica
L’ANM ha mosso i primi passi contro la riforma costituzionale all’esame del parlamento - più una restaurazione che una riforma - venti giorni fa, quando MD ha chiesto agli altri gruppi di discutere al CDC del 9 settembre le iniziative dell’ANM sul punto.
Le iniziative, appunto, perché un documento di contrarietà al contenuto dei testi in discussione era già stato approvato mesi prima all’unanimità.
Sono arrivati due documenti (MD ed MI) in cui la differenza principale era l’indicazione di proposte operative specifiche e articolate solo nel documento di MD: un gruppo di lavoro che coordinasse gli interventi; che curasse la raccolta di materiali di supporto al dibattito; che li ordinasse in maniera da consentirne il rapido reperimento (a secondo del tema da trattare); infine un forte investimento sulla “comunicazione efficace”.
Il nostro gruppo, avendo registrato contrarietà più o meno decise al percorso proposto nel documento, ha tentato di pervenire comunque a un documento unitario, riducendo di molto le proposte e chiedendo che perlomeno fossero indicate alcune persone che predisponessero un programma di lavoro da sottoporre al prossimo CDC.
È prevalsa la risposta negativa, e il CDC ha licenziato un testo in cui si invitano i magistrati a partecipare ai dibattiti, le GES a organizzarli, mentre le commissioni dovrebbero predisporre schede informative.
Un mandato talmente generico da risultare superfluo e inefficace, anche alla luce dello scarso frutto che ha avuto il mandato dell’ultima assemblea generale, i cui contenuti sono ampiamente sovrapponibili a quelli deliberati sabato scorso.
Ecco perché non abbiamo votato quel documento: volevamo evidenziarne la totale genericità e nello stesso tempo stimolare gli altri gruppi a rivedere le proprie posizioni, convergendo sulla previsione di azioni incisive ed efficaci da parte dell’ANM.
Questa la cronaca breve. Chi volesse approfondire può proseguire la lettura.
Qualche dettaglio in più
MD, venti giorni fa, ha chiesto agli altri gruppi (da sola non ha i numeri sufficienti per chiedere l’inserimento di un punto all’o.d.g.) di discutere le iniziative dell’ANM a proposito delle riforme costituzionali presentate in parlamento; ha preparato un documento in cui:
1. a)Venivano evidenziate le criticità esprimendo la propria totale contrarietà ai disegni di legge.
2. b)Si proponevano alcune iniziative in vista della discussione parlamentare (e non solo), nonché dell’auspicabile passaggio referendario.
Le proposte, sinteticamente, erano:
1) Raccogliere i materiali già esistenti relativi ai principi costituzionali vigenti, alla loro portata, alle loro implicazioni;
2) Indicizzare i materiali e inserirli in un sistema che ne consenta agile individuazione e accesso, mettendoli poi a disposizione su una piattaforma accessibile agli associati e al pubblico;
3) Individuare per ciascun distretto uno o più referenti, per facilitare il collegamento fra la base degli associati e la commissione;
4) Costituire il supporto tecnico della GEC e del CDC in vista della partecipazione al dibattito pubblico;
5) Individuare modelli di comunicazione, anche tramite messaggi brevi ed efficaci, che possano illustrare efficacemente le critiche svolte ai disegni di modifica costituzionale.
È chiara la posizione del gruppo sulla riforma, ma siccome circolano letture non propriamente corrette e soprattutto non propriamente complete, vale la pena precisare alcuni passaggi.
Anche MI, che pure non aveva sottoscritto la richiesta di trattare il punto, ha presentato un documento, in cui si esprimevano chiare critiche sulla riforma.
Area ha quindi chiesto di aggiungere una parte “propositiva” che tuttavia ci è sembrata generica e poco incisiva. L’invito a partecipare al dibattito, a organizzare iniziative sul territorio, la promozione di “ogni forma di comunicazione”, sono ovviamente iniziative positive, ma, appunto, si tratta di inviti generici, che non spostano la sostanza politica. La nostra idea era di fornire a tutti i magistrati, alle GES e anche ai cittadini gli strumenti concreti per comprendere le criticità e soprattutto saperle comunicare efficacemente.
Abbiamo provato a trovare un punto di incontro, presentando un semplice emendamento aggiuntivo al documento di MI, con la parte propositiva ridotta a due punti:
1) individuazione di un nucleo di persone che predisponessero un programma delle iniziative concrete (una banca dati ordinata, in primo luogo, per poter attingere facilmente ai documenti, agli interventi, ai materiali audiovisivi);
2) impegno concreto sulla strategia comunicativa.
Visti i tentennamenti abbiamo ulteriormente ridotto. Anziché un gruppo di lavoro ex novo, abbiamo proposto di investire le due commissioni competenti (“ordinamento giudiziario” e “diritto e procedura penale”) nella persona dei presidenti e coordinatori.
Abbiamo anche rinunciato al punto 2), viste le assicurazioni, pur informali, della GEC che la questione sarebbe stata affrontata comunque a breve.
Il nostro concreto timore era (ed è) che senza l’indicazione di un programma, senza l’individuazione di un nome, anzi dei nomi che si sarebbero occupati di preparare i materiali, di individuare le strategie, tutto sarebbe rimasto affidato all’iniziativa dei singoli. Nulla di male, ma allora qual è il compito dell’ANM? Se basta l’iniziativa dei singoli, non è neppure necessario criticare la riforma, tanto su questo i magistrati sono tutti d’accordo.
Nonostante le precedenti assicurazioni da parte dei rappresentanti di altri gruppi del voto a favore dell’emendamento da noi proposto, proprio per arrivare a un documento unitario (che però i 101 non avrebbero votato perché conteneva una esplicita contrarietà al sorteggio per l’elezione dei componenti togati), è stato bocciato.
Ci siamo trovati quindi con un documento con affermazioni in massima parte condivisibili, ma praticamente insignificante sul piano operativo, perché generico e lasciato all’iniziativa di singoli e della GES.
E questo nonostante la tensione all’unità ci avesse indotto a rinunciare ai quattro quinti del nostro documento.
La decisione di non votare il documento è dunque frutto da un lato del giudizio di insufficienza, dall’altro dalla necessità di stimolare l’ANM, per il futuro, a non accontentarsi di deliberati generici. Anche perché la nostra posizione non si contrapponeva alle altre, la modalità da noi indicata non aveva assolutamente la pretesa dell’esclusività, tanto che il nostro emendamento si aggiungeva a quello di Area e avremmo accolto volentieri proposte concrete alternative o aggiuntive alla nostra.
Si è parlato di schede da predisporre ma non si è capito chi se ne farà carico; si è parlato di convegni, ma in maniera estremamente generica.
Ovvio che non si poteva in un deliberato scendere troppo nel particolare, ma è proprio questo il motivo per il quale avevamo pensato a un gruppo di lavoro autonomo (prima ipotesi), o a utilizzare le due commissioni esistenti (seconda ipotesi), per investire persone con un nome e un cognome del compito, intanto, di predisporre un programma del lavoro da fare.
Lavoro che sarà lungo, sarà complicato, presuppone impegno, risorse anche finanziarie. Tutte cose di cui non si parla nel deliberato. E alla obiezione sul punto è stato risposto qualcosa come “chiunque può venire qui e proporre”. Beh, ci mancherebbe altro! Solo che noi siamo andati lì e abbiamo proposto: e la risposta è stata “no”.
La lettura dei documenti renderà tutto più chiaro: soprattutto nessuno potrà sostenere che il gruppo al CDC condivida una virgola della riforma. Il testo del nostro documento era anche stato pensato per poter arrivare a una votazione unanime anche da parte degli eletti nella Lista 101, tanto più importante dopo le dichiarazioni del consigliere Mirenda di non contrarietà ai disegni di legge costituzionale.
Tuttavia, pensiamo che a fronte di un attacco al cuore della giurisdizione oltre a dire “non sono d’accordo”, occorra anche rispondere alla domanda fondamentale e cioè “che fare?”; non è possibile limitarsi ad approvare un documento che si fermi alla critica della riforma, come del resto avevamo già fatto approvando un documento all’unanimità alcuni mesi fa.
Speriamo di esserci sbagliati e che 100 iniziative fioriranno.
Vedremo, per fortuna abbiamo ancora un po’ di tempo.
Silvia Albano, Stefano Celli, Domenico Santoro
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