MEDEL accoglie con favore la decisione della Commissione Europea, annunciata il 14 gennaio 2020, di richiedere alla Corte di Giustizia dell’UE l’adozione di provvedimenti provvisori nella procedura di infrazione concernente il nuovo sistema disciplinare applicabile ai giudici polacchi.
La situazione si è notevolmente aggravata negli ultimi mesi, con nuove leggi volte a indebolire ulteriormente l’indipendenza del sistema giudiziario e a impedire che in Polonia si dia seguito alle pronunce della Corte di Giustizia.
Con la pronuncia del 24 giugno 2019 (C-619/18) la Corte ha stabilito che gli Stati Membri devono osservare gli obblighi che derivano dal diritto dell’Unione (…) e prevedere un sistema di rimedi volti a garantire una tutela giurisdizionale effettiva come riconosciuto nella Carta dei diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
Successivamente, pronunciandosi nella serie di decisioni in tema di “rule of law” del 19 novembre relative ai procedimenti C-585/18, C-624/18, C-625/18, la Corte di Giustizia ha indicato un insieme di elementi che, considerati in modo combinato, potrebbero portare a ritenere la non conformità al valore dello stato di diritto di molte importanti articolazioni del sistema giudiziario polacco, rimettendo alla Corte Suprema la verifica della presenza di garanzie di indipendenza e imparzialità.
La risposta del governo polacco a questa pronuncia è stata una proposta di legge volta a un ulteriore giro di vite sui giudici, con disposizioni che introducono una responsabilità disciplinare nel caso di attuazione della pronuncia della Corte di Giustizia del 19 novembre 2019 e permettono, insieme a altri interventi, l’estensione alla Corte Suprema di un pervasivo controllo da parte dell’esecutivo.
Il governo polacco ha ignorato le richieste della Commissione Europea, dell’OSCE, dell’ENCJ volte alla cessazione dell’azione di ulteriore smantellamento dello stato di diritto e ha parimenti ignorato la delegazione speciale inviata dalla Commissione di Venezia.
Inoltre, più giudici che hanno tentato di dare applicazione diretta alla pronuncia della Corte di Giustizia sono stati vittime di azioni persecutorie condotte da autorità statali, con sanzioni comprendenti la sospensione, l’avvio di procedimenti disciplinari basati sull’accusa della commissione di reati, la regressione in carriera o la sospensione volta alla rimozione dalla carica.
Queste decisioni hanno innescato un’immediata risposta da parte dell’opinione pubblica e dei membri delle professioni giuridiche in Polonia.
Più di 30.000 persone, fra cui migliaia di giudici, avvocati, consulenti giuridici e pubblici ministeri si sono riuniti a Varsavia l’11 gennaio 2020 per protestare, attraverso una “Marcia Silenziosa”, contro la distruzione dello stato di diritto.
La protesta ha visto la partecipazione anche di 55 giudici di 22 diversi Stati europei, in rappresentanza di organi giudiziari e di associazioni nazionali e internazionali di magistrati, ed è stata sostenuta dalla maggior parte delle associazioni forensi degli stati membri dell’UE.
La richiesta della Commissione Europea di provvedimenti provvisori volti a impedire l’operatività della sezione disciplinare della Corte Suprema, oggetto del conflitto e palesemente in conflitto con i Trattati e con la Costituzione polacca (in quanto strumento di intimidazione dei giudici), è un passo importante verso la ricostruzione dello stato di diritto in Polonia e la tutela dell’ordinamento eurounitario.
Considerata la determinazione e la velocità con le quali il governo polacco procede a estendere ulteriormente il suo controllo sul sistema giudiziario, MEDEL ritiene che una richiesta di trattazione con procedimento accelerato possa in questo caso permettere una più efficace risposta contro ulteriori iniziative volte a tal fine.