Editoriale
L'onda di luglio
La nomina di un direttivo a Firenze, la non conferma di un semidirettivo a Catanzaro: non sono episodi singoli da discutere nell’immediatezza e poi archiviare.
Perché ce ne potrebbero essere altri, è il levarsi di un’onda, in cui l’uso delle parole e le modalità di comunicazione dei fatti avranno un ruolo rilevante.
Fatti e parole usate recano con sé una visione desiderata, in cui i magistrati “bravi” – che meritano di vivere tranquilli, di percorrere una “carriera” e di coltivare i loro “sogni modesti” (diceva Gianfranco Bertoli degli ossequienti ai padroni) – prevarranno sui magistrati “cattivi”, ostinati nel credere che fare il “mestiere della Costituzione e dei diritti” significhi anche alzare la testa dalle carte e dedicare tempo, energie, intelligenza al mondo intorno a sé.
Chi non dà fastidio e non si fa dare fastidio, chi sbriga le faccende, chi ha i numeri – formalmente – “a posto” sarà ben valutato e accolto nei campi elisi in cui il prestigio della funzione “neutralissimamente” esercitata accomuna agli (altri) potenti, al loro prestigio, ai loro privilegi.
Ma perché questa visione elitaria si possa attuare è necessaria una progressiva ricomposizione politica (neocentrista?) – di cui il voto del vicepresidente del CSM su Firenze e le astensioni in plenum su Catanzaro sono il complemento – nella quale le “persone perbene” si uniscono nel far ritenere roba vecchia e pericolosa un certo tipo di impegno nella giurisdizione e fuori della giurisdizione.
Ma ora, paradossalmente, potrebbe accadere in concreto che prossime vicende al CSM siano l’occasione per comunicare un “se … allora”: se Firenze era tanto rilevante da indurre a una deroga della prassi consiliare, allora motivi analoghi potranno essere invocati per altre deroghe, di altro tipo, in campi imprevisti; se conversazioni private sono state ritenute ostative a una conferma, allora le conversazioni private dei magistrati possono diventare materia di valutazione (accanto ai provvedimenti a campione saranno richieste chat a campione?)
L’onda si alza, spiana decenni di conquiste di dignità e libertà: i neocentristi la osservano.
Una rilettura, nelle pagine di Dante Troisi e Romano Canosa, della vita dei magistrati quando le “persone perbene” e gli alti magistrati la regolavano, è vivamente consigliata.
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