"L'Italia rischia di finire come la Polonia, a rischio l'indipendenza di giudici e pm"

da "Repubblica"

"L'Italia rischia di finire come la Polonia, a rischio l'indipendenza di giudici e pm"


“Il rischio dovunque è oggi la regressione dello stato di diritto”. Lo dice Mariarosaria Guglielmi, per tutti Maro, la presidente di Medel, la sigla dei Magistrats européens pour la démocratie et les libertés. Per anni pm a Roma, e adesso pm per Eppo, la procura europea, ex segretaria di Md, Guglielmi ha appena chiuso con i colleghi a Napoli il congresso di Magistratura democratica. Da cui arriva un allarme forte per il rischio che la nostra Costituzione sia stravolta e i rischi rappresentati da riforme che, come accaduto in Polonia e Ungheria, intervengono sull’assetto di indipendenza di giudici e pm.


DA DESTRA CONTINUANO A CHIAMARVI LE “TOGHE ROSSE”. EPPURE AL VOSTRO CONGRESSO A NAPOLI SI È PRESENTATO UN IGNAZIO LA RUSSA CONCILIANTE AL PUNTO DA DIRE CHE I MAGISTRATI POSSONO “DISAPPLICARE” LE LEGGI. IL CASO APOSTOLICO, CON I PESANTI ATTACCHI SUBITI DA QUESTA GIUDICE E NON SOLO DA LEI, SEMBRA DIMOSTRARE IL CONTRARIO.


“La sua partecipazione ha portato un momento di confronto istituzionale e un invito al dialogo. Tra i temi spinosi rimane aperto quello dell’imparzialità al quale, e non solo nel nostro Paese, oggi si legano accuse gravemente strumentali per i giudici e per le loro associazioni. Ma il confronto e l’invito al dialogo istituzionale hanno un valore positivo soprattutto quando - come ci dimostra anche l’esperienza in Europa in questo momento storico - l’attacco all’indipendenza della magistratura si manifesta anche con una “intolleranza istituzionale” verso il suo ruolo e la sua funzione”.


DA LA RUSSA A FABIO PINELLI, IL VICE PRESIDENTE DEL CSM. NON È VENUTO A NAPOLI, ANCHE SE LO SI È VISTO SPESSO A CONVEGNI DI ALTRE CORRENTI. E VI HA INVIATO UN MESSAGGIO CHE PARE QUASI UNA PROVOCAZIONE. VI RICORDA CHE I MAGISTRATI DEVONO ESSERE “FIGURE TERZE IN GRADO DI RISOLVERE IN MODO CREDIBILE I CONFLITTI”. NELLE SUE PAROLE VEDE UN POSSIBILE RIFERIMENTO AL CASO APOSTOLICO SU CUI IL CSM DOVRÀ VOTARE IN PLENUM UNA PRATICA A TUTELA?

“Ho interpretato il messaggio come un richiamo al ruolo costituzionale della magistratura e alla sua imparziale funzione di garanzia per i diritti, in un contesto nel quale i giudici si confrontano con una complessa domanda di giustizia. Un ruolo di cui Md è da sempre consapevole e un richiamo che Md condivide, rivendicando l’importanza e la necessità dell’impegno associativo e di partecipazione al dibattito pubblico in difesa dei diritti, della democrazia e dello stato di diritto”.

TRA I NOMI CHE SI FANNO PER IL VOSTRO FUTURO PRESIDENTE C’È QUELLO DI SILVIA ALBANO, GIUDICE CIVILE A ROMA, ESPERTA DI IMMIGRAZIONE E VITTIMA ANCHE LEI DI ATTACCHI E INTROMISSIONI NELLA SUA VITA PRIVATA A PARTIRE DALLA SUA PAGINA FB. QUESTA NOMINA SAREBBE UN SEGNALE CHE RIVENDICA LA PIENA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE DEI GIUDICI?

“Se dovesse essere eletta, Silvia Albano sarà una ottima presidente, di grande esperienza associativa e in grado di rappresentare tutte le sensibilità del gruppo”.

QUI A NAPOLI HANNO LASCIATO TESTIMONIANZE SCONVOLGENTI I SUOI COLLEGHI STRANIERI CHE ARRIVANO DA PAESI DOVE LA POSSIBILITÀ DI FARE IL MAGISTRATO NEL RISPETTO DELLA COSTITUZIONE È DIVENTATO IMPOSSIBILE PER LA REPRESSIONE DELLA POLITICA CHE AGISCE CAMBIANDO DA UN GIORNO ALL’ALTRO LE LEGGI E LIMITANDO IL POTERE DEI GIUDICI. PENSO ALLA POLONIA. L’ITALIA STA CORRENDO QUESTO PERICOLO? LEI VEDE DEI SEGNALI?

“L’esperienza di Medel di questi anni ci ha dimostrato che la regressione democratica è un processo contagioso, e che non possiamo considerare le conquiste dello stato di diritto – come l’esistenza di sistemi giudiziari indipendenti - come irreversibili. Medel ha vissuto la vicenda della Turchia, dove il processo di smantellamento dello stato di diritto ha subito una svolta drammatica, dopo il tentativo di colpo di stato nel luglio 2016, con la destituzione, gli arresti di massa di magistrati e avvocati, difensori dei diritti umani, avversari politici, giornalisti”.

QUELLO CHE È ACCADUTO LÌ PENSA POSSA ACCADERE ANCHE NEGLI STATI DELLA UE?

“Noi abbiamo visto, proprio all’interno dell’Unione, riforme portate avanti in nome del consenso ricevuto nelle urne, che hanno alterato definitivamente gli equilibri a favore del potere esecutivo, e persino rimesso in discussione la separazione dei poteri. I casi dell’Ungheria e della Polonia ci dimostrano che questi processi vanno avanti con interventi che “catturano” o svuotano di funzioni le Corti costituzionali e i Consigli di giustizia (il nostro Csm, ndr.) e assicurano all’esecutivo un controllo sul pubblico ministero. In Polonia, dopo la riforma che ha portato alla nomina dei magistrati componenti del Consiglio da parte del Parlamento, il Consiglio di giustizia non solo ha perso la sua funzione di garanzia dell’indipendenza della magistratura, ma ha avuto un ruolo attivo nel suo processo di smantellamento, e la “controriforma” del pm ha portato di nuovo all’unificazione nella stessa persona delle posizioni del ministro della Giustizia e del Procuratore generale, accrescendo i suoi poteri anche sui giudici”.

E LEI, DAL VERTICE DI MEDEL, TEME CHE TUTTO QUESTO, CON IL GOVERNO MELONI, POSSA ACCADERE ANCHE DA NOI? DEL RESTO I RAPPORTI TRA LA NOSTRA PREMIER E ORBAN SONO NOTI…

“Lo scenario europeo ci ha dimostrato cosa significhi “mettere mano” a riforme strutturali su istituzioni chiave della democrazia e sugli assetti costituzionali. Ci allarma per questo il fatto che oggi in Italia si parli di riformare proprio la figura del pm, per cambiare in maniera strutturale l’assetto costituzionale che ne garantisce l’indipendenza dal potere esecutivo. Anche per il Csm parliamo di riforme per mutare la sua composizione e la struttura che nella Costituzione invece è stata ritenuta essenziale per la sua funzione di tutela dell’indipedenza della magistratura”.

QUALI SONO I FATTI CONCRETI CHE PORTATO LEI E LE TOGHE DI MD A IPOTIZZARE CHE CI STIMANO AVVICINANDO A UNO STRAVOLGIMENTO DELLA COSTITUZIONE?

“L’attacco portato ai giudici che si occupano della protezione internazionale per il contenuto delle decisioni è un grave segnale di allarme. Siamo di fronte a una diversa forma di attacco all’indipendenza della magistratura, che prescinde dalle riforme strutturali ma che può “prepararle”: si passa dalla critica alle decisioni dei magistrati, che è essenziale al dibattito democratico, alla rappresentazione di giudici e di pm che agiscono per scopi e finalità di parte, da “oppositori” politici. Con l’accusa di un uso strumentale di decisioni, indagini e processi si delegittima la magistratura e si incrementa la sfiducia dei cittadini verso giudici e pm”.

QUESTO VI SPAVENTA?

“Tutto ciò è particolarmente allarmante se consideriamo che le ultime vicende riguardano decisioni di giudici che richiamano nei loro provvedimenti le fonti sovranazionali. Questo evoca ancora una volta scenari preoccupanti come la Polonia, con la previsione della punizione disciplinare per i giudici di quel Paese che hanno fatto valere il primato del diritto dell’Unione Europea”.

IL GUARDASIGILLI CARLO NORDIO HA APPENA ALLONTANATO NEL TEMPO IL RISCHIO DELLA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE PERCHÉ MELONI NON VUOLE INTERFERENZE CON IL SUO PREMIERATO. È UNA BUONA NOTIZIA?

“La considero una scelta tattica. Non di ripensamento rispetto alla separazione delle carriere, ma di scelta di un percorso di riforma verso il premierato senza rallentamenti e intralci, e con un pieno consenso popolare”.

IN UNA TAVOLA ROTONDA PROPRIO SUL PREMIERATO UN COSTITUZIONALISTA COME GAETANO AZZARITI E UNA TOGA IN PENSIONE COME NELLO ROSSI HANNO CRITICATO DURAMENTE LA RIFORMA. LEI CI VEDE DEI PERICOLI? QUALE SAREBBE PER LEI QUELLO MAGGIORE?

“Oggi il rischio è dovunque la regressione democratica. E come dimostra l’esperienza di questi anni in Europa, il cambiamento degli equilibri fra i poteri, a vantaggio di quello dell’Esecutivo, ha segnato l’avvio di questi processi”.


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13/11/2023

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