di LIANA MILELLA (DA REPUBBLICA DEL 14/01/2013)
La legge sulle liste pulite? «Un’occasione mancata». Gli inquisiti candidati? Un pugno alla questione morale. Anna Canepa vice presidente dell’Anm e pm della procura nazionale antimafia, non ha dubbi e spiega perché non dovrebbe correre alle elezioni chi è nei guai con la giustizia per reati gravi.
Il Pdl sta per rimettere in lista gli inquisiti. Che ne pensa?
«È una scelta che da un lato rispetta la legge sull’incandidabilità,dall’altro non rispetta i cittadini. La politica,per ridiventare credibile, deve farsi necessariannente carico della questione morale, che è cosa ben diversa dalle condanne penali. In una comunità fondata su determinati va lori non si sarebbe neppure dovuto discutere di una legge per escludere i condannati per reati gravi».
Costoro dovrebbero tenersi fuori dalla competizione?
«La presunzione di innocenza valeper tre gradi di giudizio, ma l’opportunità politica agisce su altri piani. Candidare inquisiti per reati gravi è una scelta che rientra nella discrezionalità politica, ma in un momentodi crisi della credibilità stessa della politica non aiutacerto a farle risalire la china».
Chi fa le liste sfrutta la legge appena approvata. È stato un grave errore licenziarla così?
«Sicuramente la legge sulle liste pulite non ha risolto il problema di garantire un Parlamento composto dapersone che non hanno avuto a che fare con la giustizia».
A chi dice che è anti-costituzionale stoppare la candidatura di chi non ha condanne definitive lei da magistrato cosa risponde?
«Più da cittadino che da pm dico che non è un problema di certificato penale, ma di qualità etica e moraledelle persone da cui vorrei essere rappresentata».
Perché un politico inquisito cerca disperatamente un posto?
«Mi auguro che chi entra in Parlamento non lo faccia solo per difendersi dai processi, ma per il bene del Paese».
E il caso di Berlusconi dove lo mette?
«Appunto».