L'appello

Psichiatria Democratica: “Carceri e Opg”

di Esecutivo di Magistratura Democratica

Due ferite aperte

 PSICHIATRIA
DEMOCRATICA

CARCERI
E OPG: DUE FERITE APERTE

La drammatica
condizione delle carceri italiane nelle quali sono “ospitate”circa
67.000 persone a fronte di una capienza massima di 45.000, rischia di
diventare – secondo i Dirigenti di Psichiatria Democratica, Emilio
Lupo e Cesare Bondioli -un luogo comune.

Una periodica quanto
asfittica denuncia che – in un rituale sempre più macabro – fa la
conta del grande disastro di questo pianeta separato.
A contrastare il dolore lacerante, ed a squarciare questo velo di
rimozione collettiva, soltanto gruppi di testarde associazioni,
giornalisti, singoli deputati, intellettuali, operatori del sociale e
della giustizia, ed il Presidente Napolitano.

Il Capo dello Stato ha,
nei giorni scorsi, levato la sua voce sulla drammatica situazione
carceraria italiana che, ha detto: “non fa onore al nostro Paese
e anzi ne ferisce la credibilità internazionale”, auspicando, poi,
che “si acceleri sulle proposte, già in avanzato stato di
esame, per rafforzare l’uso delle pene alternative”, aprendo
anche a un possibile speciale ricorso a misure di clemenza.

Psichiatria Democratica
ricorda che al 14 ottobre sono già 127 i morti e ben 47 i suicidi,
per il 2012, nelle carceri italiane ( l’ultimo nell’inferno di
Poggioreale ), e che per fermare queste stragi, occorrono
provvedimenti urgenti e concreti da parte del Governo e del
Parlamento. Le condizioni di legalità e la praticabilità del
diritto, necessitano di risposte concrete ed estremamente diffuse
nelle diverse realtà italiane (dalla messa alla prova, alla
depenalizzazione dei reati minori, al lavoro sociale esterno ed alle
misure alternative) soluzioni che condividiamo, e che erano,
peraltro, già state avanzate, all’indomani del terremoto in Emilia.

Al tempo stesso Psichiatria Democratica ( PD) vuole
denunciare, con forza, che un’altra ferita non solo non verrà
rimarginata ma si estenderà, incancrenendosi ancor più. Ci
riferiamo agli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG), alla
disapplicazione della legge 9/2012 ed al pericolo – ormai fin troppo
evidente – di uno slittamento della loro chiusura, a dopo il marzo
2013!

P D, aveva già evidenziato – a chiare lettere – lo
scorso 3 aprile u.s. nell’audizione presso la Commissione Marino al
Senato, il pericolo dell’affossamento della legge, criticando anche
le proposte avanzate circa le dimensioni delle strutture dove
ospitare gli utenti e rimarcando, altresì,
il timore che il vuoto del Servizio pubblico potesse favorire derive
privatistiche.

Saltava agli occhi, che gran parte di AASSLL e Regioni
erano (e sono) del tutto ferme, non avendo posto mano
all’elaborazione condivisa,tra tutti gli attori in campo, di
programmi personalizzati per ciascun internato. Per sconfiggere
definitivamente questi mostri, occorre uno scatto ed uno sforzo
immediato e collettivo ma, prioritariamente, interventi operativi
determinati ed urgenti da parte del Governo nei confronti delle
Aziende Sanitarie e delle Regioni acchè entro il 31 marzo 2013 –
così come previsto dalla legge- gli OPG chiudano i battenti.

Per evitare l’onta del rinvio della chiusura a
dopo il termine indicato nella legge, Psichiatria Democratica propone
un percorso chiaro e semplice:istituire, da parte dei Ministeri della
Salute e della Giustizia, un Ufficio
di dismissione, una
task-force operativa, che possa avvalersi – per il solo tempo
necessario- dell’esperienza di alcuni funzionari. Questo organismo –
che proponiamo, a tempo e a costo zero – dovrebbe affiancare Regioni
ed AASSLL, concordando la migliore allocazione delle risorse umane ed
economiche e monitorando, altresì, lo sviluppo dei singoli progetti,
sia dal punto di vista abitativo che progettuale, per singolo utente.

Lanciamo un pressante appello a raccogliere
questa nostra proposta ai Ministri Severino e Balduzzi, e, ci
auguriamo, sostenuta da quei Deputati e Senatori che più si sono
impegnati, in questi anni, a fianco delle fasce più diseredate, gli
stessi che non si sono risparmiati e – come si dice – che
ci hanno messo la faccia,
ed a quella parte del Paese che non vuole rassegnarsi a questa
malattia .

L’ingiustizia è di per sè una malattia.

(19 Ottobre 2012)

19/10/2012

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