L'appello
Chiusura Opg
Si sta ufficializzando una ulteriore proroga, la seconda, dei termini per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG): le Regioni hanno presentato, e il Ministero della Salute accolto e finanziato, progetti di strutture alternative all’opg che non rispettano programmaticamente i termini di scadenza previsti dalle normative vigenti, ipotizzando nuove strutture neo manicomiali, invece di rilanciare la centralità delle strutture pubbliche di Salute Mentali territoriali.
Psichiatria Democratica (PD) nel ribadire la sua contrarietà ad ogni ulteriore proroga, tanto più senza garanzie per il suo rispetto, chiede con forza:
•Al Ministero della Salute di pretendere dalle Regioni la riformulazione dei loro progetti in termini di necessità e fattibilità nel rispetto dei termini di legge, considerando che, per valutazione condivisa di magistrati e psichiatri, non più del 10% degli attuali (e presumibilmente anche dei futuri) internati necessita di strutture dedicate con vigilanza rafforzata, mentre per tutti gli altri si possono e debbono trovare, sistemazioni nel territorio conseguenti alla loro presa in carico da parte dei Dipartimenti di Salute Mentale competenti; non sono per nulla necessari i “nuovi” 1000 p.l. su tutto il territorio nazionale.
•Che le Regioni individuino, affidandone la responsabilità della gestione (diretta o tramite il privato sociale) ai Dipartimenti di Salute Mentale, quelli che esponenti di lunga esperienza della magistratura di sorveglianza indicano come “luoghi che tutelino la salute mentale nella sicurezza dei cittadini”, quella rete, cioè, di strutture sul territorio che svolgano una funzione vicaria all’opg, già oggi identificabili o facilmente realizzabili che vanno dagli appartamenti protetti alle piccole strutture di accoglienza, non necessariamente destinate unicamente a soggetti autori di reato; a questo fine le Regioni e le ASL utilizzino da subito i finanziamenti di parte corrente per potenziare gli organici dei servizi di salute mentale che gestiranno i progetti individuali di dimissione/alternativa all’opg.
•Che il problema della chiusura degli opg cessi di essere un problema tecnico (strutture, posti letto, progetti architettonici) e recuperi la sua dimensione culturale, di civiltà e politica generale: solo così si potrà effettuare un coordinamento nazionale del processo di chiusura, passaggio indispensabile questo, che Psichiatria Democratica propose oltre un anno fa anni, temendo che avvenisse quello che oggi, amaramente registriamo. Ci riferiamo al fatto che si sta configurando solo come una mera presa d’atto delle scelte regionali. Inoltre ribadiamo l’urgenza di affrontare i temi delle modifiche del codice penale e, in attesa di queste, dare concreta attuazione alle sentenze della suprema Corte (dalla 253/2003 in poi) sulle possibili alternative all’invio in opg.
•Psichiatria Democratica, auspica inoltre che l’eventuale proroga si accompagni comunque ad un sanzionamento delle Regioni inadempienti non solo attraverso la nomina di Commissari ad acta (per es. con decurtazione di una quota percentuale nel trasferimento del fondo sanitario nazionale) ma che venga chiaramente indicato anche un termine oltre il quale non sia più possibile l’invio di pazienti negli attuali opg. e così impedire, definitivamente, questa sorta di tela di Penelope che da una parte svuota le strutture attraverso le dimissioni e dall’altra ne impedisce la chiusura mediante nuovi invii.
•Auspichiamo che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario che si terrà il 24 gennaio, il Primo Presidente della Corte di Cassazione voglia rivolgere un “pressante invito” (come è stato fatto per il ricorso alla carcerazione preventiva) ai Magistrati affinché, nel rispetto della loro autonomia, considerino l’invio in opg e nelle future strutture sostitutive come residuale una volte esperite tutte le possibilità alternative come previsto dalla nota sentenza della Corte Costituzionale n° 253/2003.
(13 gennaio 2014)